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BCE: il meccanismo di trasmissione monetaria dell’eurozona non funziona

lunedì 20 maggio 2013, di Nadia Fusar Poli

I nuovi dati sullo stato di salute economica dell’Europa rivelano che sia il PIL che l’inflazione della zona euro sono in calo, mentre la disoccupazione è in costante aumento. Uno scenario piuttosto sconfortante e motivo di forte preoccupazione, da cui originano gli appelli (sempre più frequenti) per un allentamento monetario. Proprio nella sua ultima riunione, la Banca centrale europea ha annunciato il taglio del tasso d’interesse principale, che oggi si attesta allo 0,75%, un record negativo per Eurolandia. Ma la misura adottata da Draghi e dal suo board, pare non stia producendo l’effetto desiderato. I paesi più indebitati dell’eurozona continuano a lottare, schiacciati dal peso della crisi, tra misure di rigore e interventi d’emergenza.

Nel 2008, mentre l’economia della zona euro iniziava a contrarsi, la BCE ha tagliato il suo tasso principale di oltre 3 punti percentuali, portandolo dal 4,25% all‘1%. Ma dal momento che gli investitori erano preoccupati per le condizioni in cui versavano le banche, i rendimenti sui titoli obbligazionari degli stessi istituti di credito aumentavano sensibilmente. Questo meccanismo ha di fatto annullato la misura di allentamento della BCE e i tassi debitori delle imprese sono diminuiti meno di quanto sperato.

Nel momento in cui la crisi dell’euro sembrava aver raggiunto l’apice (nel 2010), l’influenza della BCE sui tassi di interesse in Spagna e in Italia è diminuita ulteriormente. I rendimenti obbligazionari delle banche sono cresciuti proporzionalmente al costo del denaro dei rispettivi governi e la concessione di prestiti si è contratta. Uno studio del 2011 condotta dalla BCE, suggeriva che le condizioni di credito restrittive avrebbero ridotto di due punti percentuali la crescita su base annua nell’eurozona. Studi recenti da parte del FMI e della Banca d’Italia sembrano avallare la tesi: l’offerta di credito è una questione di enorme portata e dalle ripercussioni significative in termini di crescita.

Il credit crunch sta soffocando la crescita del settore privato. Per combattere questo problema, la BCE potrebbe prendere spunto dalla Gran Bretagna, che ha usato uno schema per il "finanziamento dei prestiti" al fine di migliorare il flusso di credito alle imprese. Le banche che aumentano i prestiti alle piccole e medie imprese possono recarsi alla Banca d’Inghilterra e scambiare assets relativamente rischiosi con titoli di Stato ultra-sicuri. Quelli convertiti, possono essere utilizzati come garanzia per ottenere finanziamenti bancari a basso costo. Ma funzionerebbe? E quali altre soluzioni potrebbero risollevare la zona euro, alle prese con notevoli difficoltà monetarie?

Vi è è una forte evidenza statistica che le banche della periferia discriminino le piccole e medie imprese (PMI), imponendo tassi di interesse più elevati o semplicemente negando le domande di prestito in una percentuale superiore a quella concessa alle imprese più grandi. Questo è il segno più evidente di una politica di trasmissione monetaria compromessa, che crea una pericolosa frammentazione in seno alla zona euro.

Fonte: www.economist.com

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