Non si tratta di rifiuti, ma di energia: ecco il rivoluzionario progetto StEnSea, che mira a trasformare le profondità oceaniche in gigantesche batterie sostenibili.
È nato un progetto che prevede di scaricare nelle profondità dell’oceano sfere di cemento da 400 tonnellate.
A differenza di quello che si potrebbe pensare, non si sta parlando di smaltimento inappropriato di rifiuti, ma di un progetto innovativo che mira ad aumentare la fornitura di energia elettrica.L’idea alla base è tanto sorprendente quanto affascinante: sfruttare la pressione dell’acqua nelle profondità marine per immagazzinare energia in modo sicuro, duraturo e sostenibile.
Le acque profonde della California, negli Stati Uniti, potrebbero diventare il teatro di una vera rivoluzione energetica grazie al progetto StEnSea, sviluppato dal Fraunhofer Institute for Energy Economics and Energy Systems Technology (Fraunhofer IEE) in Germania. Le protagoniste di questa iniziativa sono enormi sfere di cemento, ciascuna dal peso di circa 400 tonnellate, destinate a diventare parte integrante di un sistema di accumulo energetico subacqueo.
Invece di dipendere esclusivamente dalle batterie chimiche, il progetto punta a una soluzione fisica, più duratura e con minore impatto ambientale. Una visione ambiziosa che guarda al futuro, con l’obiettivo di rendere l’approvvigionamento energetico più pulito, efficiente e resiliente su scala globale. Ecco cosa prevede il progetto, come funziona e i suoi benefici.
Cosa prevede il progetto StEnSea: come funzionerà?
Il progetto StEnSea (acronimo di Stored Energy in the Sea) si basa su un concetto ingegnoso: utilizzare la pressione dell’acqua nelle profondità oceaniche per creare un sistema di accumulo di energia meccanica trasformabile in elettricità. Le sfere di cemento, cave e robuste, saranno posizionate a una profondità compresa tra i 500 e i 600 metri sotto il livello del mare. Ogni sfera avrà un diametro di circa 9 metri e una capacità energetica di 0,4 megawattora. Ma la vera innovazione risiede nel funzionamento.
Il principio è simile a quello di una batteria idraulica: durante i momenti in cui c’è un surplus di produzione energetica — ad esempio nelle ore di picco dell’energia eolica — l’elettricità verrà utilizzata per svuotare d’acqua le sfere mediante pompe. Quando invece c’è richiesta di energia, si aprirà una valvola che consentirà all’acqua ad alta pressione di rientrare nella sfera, attivando una turbina collegata a un generatore. In questo modo, l’energia potenziale dell’acqua si trasforma in energia elettrica da immettere nella rete.
Decine, o persino centinaia, di queste sfere potranno essere collegate tra loro, formando un impianto modulare in grado di rispondere alle fluttuazioni della domanda energetica. Secondo i ricercatori del Fraunhofer IEE, si prevede che le prime installazioni operative siano completate entro il 2026. La vita utile di ciascuna sfera è stimata in 50-60 anni, mentre la turbina e il generatore necessiteranno di sostituzione ogni 20 anni, rendendo il sistema anche facilmente manutenzionabile nel lungo periodo.
StEnSea è un progetto sostenibile? Quali sono le potenzialità e i benefici
Oltre alla componente tecnologica, il progetto StEnSea si distingue per il suo potenziale sostenibile, in quanto mira a ridurre la dipendenza da sistemi di accumulo basati su batterie chimiche, che comportano estrazione di materiali rari e smaltimento complesso. Le sfere in cemento, una volta installate, non rilasciano sostanze nocive nell’ambiente marino e hanno un ciclo di vita molto più lungo rispetto alle batterie tradizionali. Inoltre, il cemento è un materiale ampiamente disponibile e riciclabile, e il sistema può essere adattato a diversi fondali marini profondi, rendendolo flessibile in termini di collocazione geografica.
Secondo le stime del Fraunhofer IEE, il potenziale di accumulo globale di questa tecnologia è immenso: si parla di 820.000 gigawattora, equivalenti a una capacità quattro volte superiore a quella di tutte le centrali termoelettriche a pompaggio attualmente operative in Germania. Solo le prime dieci località sottomarine europee identificate potrebbero coprire un quinto di questa capacità. Questo significherebbe avere a disposizione una riserva energetica in grado di alimentare oltre 200.000 famiglie numerose per un anno intero con una sola carica.
Dal punto di vista energetico, StEnSea potrebbe rappresentare una svolta decisiva per integrare in modo stabile fonti rinnovabili intermittenti, come solare ed eolico, nella rete elettrica. A differenza delle centrali a combustibili fossili, che emettono gas serra, le sfere di cemento lavorano in modo silenzioso, pulito e prevedibile. Inoltre, i ricercatori sperano che, con l’avanzare della tecnologia, si possa integrare questo sistema anche con centrali a fusione, amplificando ancora di più la portata del progetto.
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