Home > Altro > Archivio > Non solo USA: tutti i casi di hackeraggio russo in Europa e Eurasia
Non solo USA: tutti i casi di hackeraggio russo in Europa e Eurasia
martedì 10 gennaio 2017, di
Si fa un gran parlare negli ultimi tempi della presunta intromissione degli hacker russi nel corso dell’ultima campagna per le elezioni presidenziali degli Stati Uniti.
Nelle ultime settimane un clima da guerra fredda è tornato a imperversare tra le due grandi potenze mondiali, con l’amministrazione dell’ormai ex presidente Barack Obama che oltre ad accusare la Russia di Vladimir Putin di aver “pilotato” il corso delle ultime elezioni ha ordinato l’espulsione di 35 diplomatici del Cremlino dal territorio americano.
I capi dell’intelligence americana dopo aver accusato il presidente russo Putin di aver dato il mandato ai “propri” hacker di fare di tutto per favorire l’elezione di Donald Trump, hanno rivelato che la Russia più di una volta negli ultimi anni avrebbe “utilizzato tattiche e tecniche informatiche per tentare di influenzare l’opinione pubblica in tutta Europa ed Eurasia”.
L’intrusione informatica da parte di hacker russi nelle elezioni statunitensi non è quindi un caso isolato. A riportarlo è stato il sito USA Today che in un articolo ha raccolto tutti i casi di intromissione da parte degli hacker russi nei sistemi informatici di Ucraina, Bulgaria, Estonia, Germania, Francia e Austria volti a influenzare i risultati delle elezioni o ad alterare l’opinione pubblica dei paesi in questione.
Di seguito vediamo quali sono stati i principali casi di intromissione da parte degli hacker russi nei sistemi informatici dei paesi dell’Europa e dell’Eurasia.
I casi di hackeraggio russo in Europa e Eurasia: Estonia
Nel 2007, l’Estonia accusò gli hacker russi di aver utilizzato indirizzi IP per cercare di mettere fuori servizio Internet all’interno dei confini dell’ex repubblica Sovietica.
Secondo l’allora governo estone l’attacco informatico sarebbe stato una risposta alla decisione delle autorità estoni di rimuovere un monumento sovietico risalente alla seconda guerra mondiale conosciuto come “il Soldato di bronzo” dalla piazza di Tallinn. La Russia negò ogni tipo di accusa.
I casi di hackeraggio russo in Europa e Eurasia: Ucraina
A ridosso delle elezioni parlamentari ucraine del 2014, cui seguì la cacciata del presidente pro-russo Viktor Yanukovich, gli hacker russi avrebbero mosso un attacco sul sito della Commissione elettorale centrale dell’Ucraina, con il tentantivo di falsare i voti delle elezioni. Gli investigatori ucraini accusarono dell’attacco un gruppo di hacker chiamato CyberBerkut.
Nel dicembre del 2015, inoltre, la Russia sarebbe stata l’artefice del taglio della rete elettrica nell’Ucraina occidentale che lasciò al “buio” più di 80mila ucraini.
I casi di hackeraggio russo in Europa e Eurasia: Germania
I servizi segreti tedeschi nel 2015 accusarono la Russia di aver violato i sistemi informatici di alcuni funzionari del parlamento federale tedesco, il Bundestag, con l’obiettivo di rubare dati sensibili.
L’ufficio federale tedesco per la Protezione della Costituzione (Bundesamt für Verfassungsschutz, noto come BfV) attribuì l’attacco ad un gruppo di hacker chiamato Sofacy, legato allo Stato russo.
Lo scorso novembre, inoltre, il capo della BfV Hans-Georg Maassen ha riferito all’agenzia Reuters che Mosca avrebbe cercato di manipolare i media e l’opinione pubblica tedesca attraverso vari mezzi, tra cui la diffusione di false notizie.
L’attuale cancelliere tedesco Angela Merkel non ha escluso una possibile interferenza russa nel corso delle elezioni federali tedesche che si terranno nel settembre 2017.
I casi di hackeraggio russo in Europa e Eurasia: il caso della Bulgaria
Lo scorso novembre il presidente bulgaro Rosen Plevneliev ha accusato la Russia di essersi intromessa nei sistemi informatici della commissione elettorale centrale bulgare nel corso del referendum e delle elezioni locali tenutesi nel 2015.
Plenveliev in particolare aveva accusato la russia di cercare di “indebolire e dividere l’Europa rendendoci dipendenti da essa”.
I casi di hackeraggio russo in Europa e Eurasia: OCSE
Non solo gli Stati sarebbero finiti nel mirino degli hacker russi. Anche l’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico con sede a Vienna, i cui compiti comprendono il monitoraggio delle elezioni nei paesi europei e del conflitto nell’Ucraina orientale, lo scorso novembre ha comunicato di essere stato vittima di “un grave incidente che ha minato la sicurezza delle informazioni” e che avrebbe compromesso la riservatezza delle reti informatiche.
Il quotidiano Le Monde, tra i primi a riportare la notizia dell’incidente informatico, citando un’agenzia di intelligence occidentale ha attribuito l’attacco al gruppo filo-russo APT28. La Russia, membro dell’OCSE, ha negato con fermezza le accuse.
I casi di hackeraggio russo in Europa e Eurasia: Francia
In Francia gli hacker russi sono stati sospettati di aver attaccato nel 2014 il canale televisivo TV5Monde, causando ingenti danni ai sistemi informatici aziendali. La rete francese venne oscurata da un gruppo di hacker che si richiamava allo Stato Islamico, ma dietro all’attacco pare vi fossero i server utilizzati dal gruppo russo APT28.
FireEye, azienda statunitense di sicurezza di reti informatiche, ha fatto sapere che “APT28 si concentra sulla raccolta di informazioni utili al governo russo. In particolare, dal 2007 APT28 ha cercato l’accesso a informazioni sensibili relative a governi, apparati militari e organizzazioni di sicurezza che avrebbero giovato al governo russo”.
Nelle ultime settimane il capo della sicurezza del Partito Socialista francese ha avvertito che le prossime elezioni presidenziali, fissate ad aprile 2017, potrebbero essere a rischio di intromissione da parte di hacker.
I casi di hackeraggio russo in Europa e Eurasia: Polonia
Nel 2014 gli hacker russi di CyberBerkut, gli stessi che nel corso dello stesso anno avrebbero preso di mira l’Ucraina, attaccarono due istituzioni della Polonia, accusa di essere “uno degli sponsor del fascismo in Ucraina”. CyberBerkut prese di mira il sito della Presidenza Polacca e quello della Borsa di Varsavia, messi offline per un breve periodo di tempo, chiedendo il “ritiro dei mercenari polacchi dal territorio ucraino”.