Terza guerra mondiale, la Nato non è pronta: poche armi per combattere la Cina

Alessandro Cipolla

2 Dicembre 2022 - 08:30

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Se dovesse scoppiare una terza guerra mondiale, la Nato visti i continui rifornimenti all’Ucraina non avrebbe armi e munizioni per fronteggiare un conflitto contro Cina e Russia.

Terza guerra mondiale, la Nato non è pronta: poche armi per combattere la Cina

La Nato in questo momento sarebbe pronta a una terza guerra mondiale? Ad ascoltare i ragionamenti che arrivano da Oltreoceano sembrerebbe proprio di no, visto che a Occidente gli arsenali sembrerebbero essere sguarniti.

Bill LaPlante è sottosegretario del Pentagono e, qualche giorno fa, parlando in una università americana, ha lanciato un inquietante interrogativo: “Che succede se qualcosa accade sul fronte dell’indo-pacifico? Non fra cinque anni o dieci, ma ora?”.

Il riferimento di LaPlante è alla situazione a Taiwan e nel Mar di Corea, con l’estremo oriente che da tempo è una sorta di osservato speciale quando si parla di una possibile terza guerra mondiale senza contare - ca va sans dire - un possibile allargamento del conflitto in corso in Ucraina.

Tornando al ragionamento che stanno facendo al Pentagono, da quanto si apprende più della metà dei Paesi della Nato, Stati Uniti compresi, sarebbe al momento a corto di armi e munizioni a causa dei continui rifornimenti a Kiev che avrebbero svuotato i magazzini.

L’Occidente di conseguenza in questo momento sarebbe impreparato a una terza guerra mondiale, tanto che Washington da mesi si sta muovendo per cercare di rimediare a questa situazione.

Nato: poche armi per una terza guerra mondiale

L’episodio del missile caduto in Polonia o le esercitazioni militari della Cina dopo la visita a Taipei di Nancy Pelosi, sono la chiara spia di come in questo momento possa bastare un nulla per provocare la scintilla capace di generare una terza guerra mondiale.

Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, la Nato ha fornito aiuti militari a Kiev per un valore di 40 miliardi di dollari, di cui 21 miliardi a carico solo degli Stati Uniti; per quanto riguarda l’Italia, secondo una stima di Milex il conto sarebbe di 450 milioni di euro.

C’è da dire che l’Occidente ha inviato in Ucraina le armi più datate, che ora però devono essere sostituite: le commesse per le varie aziende del settore delle armi si susseguono, ma per smaltire tutti gli ordini potrebbero volerci anche anni.

Quello che sta accadendo in Ucraina però, con i russi che stanno scavando trincee e hanno la capacita di sparare 40.000 colpi al giorno, anche se pure Mosca sta avendo la necessità di rifornirsi dai Paesi amici, ha fatto capire alla Nato che una drammatica terza guerra mondiale verrebbe combattuta in una maniera più “tradizionale” e simile alle due precedenti.

Oltre alla tecnologia servono anche munizioni e mezzi di terra di cui, al momento, a Occidente ci sarebbe penuria. Ecco perché la Casa Bianca già la scorsa primavera ha riunito il gotha dell’industria bellica americana per chiedere uno sforzo produttivo per rimpinguare i magazzini che si stanno svuotando.

Al tempo stesso, Joe Biden si è opposto finora all’invio in Ucraina delle armi più letali proprio per non dare alla Russia un pretesto per far scoppiare una terza guerra mondiale, anche se il miglior modo per evitare una tragedia simile sarebbe quello di cercare con maggiore convinzione di arrivare a un cessate il fuoco.

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