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Riforma pensioni: no della BCE all’eliminazione della Legge Fornero
giovedì 22 marzo 2018, di
Arriva il primo stop della Banca Centrale Europea ad una riforma delle pensioni che prevede la cancellazione della Legge Fornero.
Come noto sia il Movimento 5 Stelle che la Lega (e l’intero Centrodestra) in campagna elettorale hanno presentato diverse proposte di riforma delle pensioni, e in entrambi i casi si prevede la cancellazione, o comunque una totale revisione, della Legge Fornero.
E adesso che Centrodestra e M5S sembra si stiano accordando per un’alleanza di Governo questa ipotesi si potrebbe concretizzare; in un programma condiviso, infatti, non potrebbe mancare la revisione della Legge Fornero, promessa da entrambi gli schieramenti politici.
Una riforma delle pensioni attuata da un Governo Centrodestra-M5S potrebbe vedere la reintroduzione di un sistema a quote, con una Quota 41 e Quota 100 per tutti oltre alla stabilizzazione dell’Opzione Donna. In questo modo si potrà andare prima in pensione rispetto a quanto previsto dai restrittivi requisiti introdotti dalla riforma Fornero.
Come anticipato però questo progetto non è stato accolto in maniera positiva dall’Eurotower; il primo monito all’Italia è arrivato infatti dalla BCE, con Mario Draghi che ha dichiarato:
Molti paesi hanno già applicato delle riforme dei sistemi pensionistici dopo la crisi del debito sovrano, sebbene il passo delle riforme abbia fatto registrare un rallentamento di recente. Ulteriori riforme in questo settore sono essenziali e non devono essere ritardate, anche alla luce di considerazioni di politica economica.
Queste parole confermano che un passo indietro da parte dell’Italia non sarebbe ben visto dalla BCE, che in tal caso prevede delle conseguenze finanziarie negative per l’Italia nel lungo periodo. Infatti, secondo un recente studio del FMI (Fondo Monetario Internazionale) la spesa pensionistica dell’Italia è già tra le più alte d’Europa.
L’Italia spende troppo per le pensioni
Secondo lo studio di FMI (condotto dai tre economisti Michal Andrle, Shafik Hebous, Alvar Kangur e Mehdi Raissi) intitolato “Italy: Toward a Growth-Friendly Fiscal Reform”, nonostante la riforma Fornero in Italia la spesa per le pensioni equivale ancora al 16% del PIL. Tant’è che ad oggi la spesa pensionistica in Italia è la seconda più alta dell’Eurozona, dietro solamente alla Grecia. Questo adesso, figuriamoci a cosa succederebbe eliminando la Legge Fornero.
Il nostro Paese inoltre deve fare i conti con un altro grande problema che impedisce, almeno sulla carta, il ritorno ad un sistema a quote: l’invecchiamento della popolazione.
L’Italia sta invecchiando
Secondo le previsioni Eurostat tra circa 50 anni in Italia la percentuale di Over 65 sarà superiore a quella di chi lavora. Ad oggi nel nostro Paese gli Over 65 rispetto al totale dei lavoratori sono poco più del 30%, mentre nel 2070 saranno oltre il 52%.
In generale gli over 65 nel 2070 rappresenteranno il 60% della popolazione e ciò avrà delle implicazioni macro-economiche non di poco conto: ci sarà un declino della disponibilità di forza lavoro, e di conseguenza ci saranno effetti negativi sulla produttività.
Secondo la BCE solo aumentando l’età pensionistica (e non riducendola come vorrebbero Lega e M5S) si potranno ridurre gli effetti negativi dell’invecchiamento della popolazione; al contrario, con l’eliminazione della Legge Fornero, ci potrebbe essere l’effetto opposto.
Infatti non ci sarebbero le risorse per garantire un assegno pensionistico soddisfacente e di conseguenza:
- diminuiranno i consumi da parte dei pensionati, vista la poca liquidità a disposizione;
- diminuiranno i consumi da parte dei lavoratori che cominceranno a ridurre le spese per aumentare i risparmi, così da far fronte a quello che li attende una volta arrivati alla pensione.
Ecco perché dall’Eurotower ci tengono a sottolineare che dal momento che con il progressivo invecchiamento della popolazione il costo politico delle riforme pensionistiche è già destinato ad aumentare, non si possono introdurre dei requisiti che permettano ai lavoratori di andare prima in pensione rispetto a quanto accade oggi. Le conseguenze sul piano economico-finanziario sarebbero disastrose per l’intera Eurozona. Salvini e Di Maio sono avvisati.