Reddito di cittadinanza, abolizione più vicina grazie all’Ue? Cosa farà adesso il governo Meloni

Stefano Rizzuti

16 Febbraio 2023 - 10:03

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La procedura d’infrazione aperta dalla Commissione Ue sul Reddito di cittadinanza può essere un incentivo per riformare la misura e un aiuto al governo Meloni? Ecco cosa può succedere adesso.

Reddito di cittadinanza, abolizione più vicina grazie all’Ue? Cosa farà adesso il governo Meloni

Reddito di cittadinanza, la Commissione Ue ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia. La misura, così come è stata introdotta, discrimina i lavoratori dell’Unione europea, a giudizio dell’esecutivo di Bruxelles. Il Reddito di cittadinanza italiano, quindi, non sarebbe in linea con il diritto dell’Ue su libera circolazione dei lavoratori, diritti dei cittadini, residenti e protezione internazionale.

L’apertura della procedura d’infrazione - che per motivi simili riguarda anche l’assegno unico - può essere un assist per il governo Meloni che vuole abolire il sussidio? Partiamo da un presupposto: la procedura non è stata avviata contro un provvedimento del governo attuale, ma contro la misura così come è stata pensata dal primo governo Conte.

Ora, però, l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni potrebbe utilizzare anche l’Ue come argomento a proprio vantaggio per una riforma sostanziale del Reddito. Può davvero essere una buona motivazione per intervenire sulla misura? C’è un nesso tra ciò che chiede l’Ue e quello che vuole fare il governo? Entriamo nel dettaglio.

La procedura d’infrazione Ue sul Reddito di cittadinanza

La Commissione europea ha spiegato che prestazioni come il Reddito di cittadinanza e l’assegno unico devono essere accessibili a tutti i cittadini Ue che siano lavoratori subordinati, autonomi o che hanno perso lavoro, indipendentemente dalla “loro storia di residenza”.

Secondo l’esecutivo Ue, quindi, la misura deve andare a chiunque risieda legalmente in Italia da più di tre mesi, abolendo il requisito della residenza da almeno dieci anni, considerato una “discriminazione indiretta”. In particolare nei confronti dei lavoratori Ue che non hanno 10 anni di residenza in Italia ma che dovrebbero, in quanto cittadini comunitari, potersi muovere liberamente su tutto il territorio dell’Unione.

Peraltro la Commissione sottolinea che il requisito di residenza può anche impedire ai cittadini italiani di trasferirsi all’estero per lavoro, magari per brevi periodi, perché al loro ritorno non avrebbero più diritto al Reddito di cittadinanza.

Cosa deve fare l’Italia: come funziona la procedura d’infrazione

Ora il governo ha due mesi di tempo per rispondere alle contestazioni dell’Ue. Se non dovesse farlo, la Commissione dovrebbe inviare un parere motivato, ovvero una richiesta formale di conformarsi al diritto comunitario. A quel punto, solitamente, vengono dati altri due mesi di tempo agli Stati membri.

Se, però, non si adattano alle richieste la Commissione può rivolgersi alla Corte di giustizia Ue. Solitamente, però, i contenziosi vengono chiusi prima di arrivare dinanzi alla Corte. Che può, nel caso in cui ciò non avvenga, infliggere sanzioni, obbligando lo Stato membro a conformarsi alle regole. Se il governo del caso non rispetta ancora la decisione della Corte, allora la Commissione può di nuovo deferire lo Stato membro alla Corte e costringerlo a pagare le sanzioni.

Reddito di cittadinanza, da Ue assist a Meloni?

Innanzitutto va però ricordato che la procedura d’infrazione non è stata aperta contro l’operato del governo Meloni, ma per quanto previsto dalla prima forma del Reddito di cittadinanza, introdotto dal governo Conte I. Quindi il messaggio della Commissione non è rivolto al governo Meloni, che non ha colpe sulla questione sollevata dall’Ue.

Va detto, però, che una richiesta di revisione da parte di Bruxelles del Reddito suona sicuramente come un assist al governo, che il Reddito vorrebbe proprio cancellarlo. È vero che le questioni sollevate dall’Ue non hanno nulla a che vedere con i punti su cui vuole intervenire il governo Meloni che, anzi, sembrerebbe favorevole a mantenere il criterio della residenza; ma è pur vero che, almeno a livello di propaganda, Roma può ora utilizzare la posizione di Bruxelles a proprio vantaggio.

Cosa farà il governo Meloni sul Reddito di cittadinanza

Non c’è dubbio che il governo vuole riformare il Reddito di cittadinanza. D’altronde la legge di Bilancio prevede che già da agosto i percettori della misura ritenuti occupabili perdano il sussidio, nonostante non manchino le difficoltà riguardanti i percorsi di formazione, non ancora avviati.

Sicuramente l’obiettivo del governo Meloni è quello di far diventare la misura più simile al Reddito d’inclusione, ovvero permettendo solo a chi non può lavorare di beneficiarne. In questo contesto, però, non sembra molto d’aiuto la procedura d’infrazione dell’Ue, che riguarda tutt’altro.

È probabile che il governo utilizzi la procedura d’infrazione, quantomeno a livello di dichiarazioni, per rivendicare la necessità di un’ulteriore riforma della misura. Probabilmente sfrutterà anche questo tema per cancellare il Reddito e formulare un nuovo sussidio, con un altro nome, a partire dal 2024. Tuttavia sembra probabile che ciò che verrà modificato non sarà tanto ciò che contesta l’Ue, quanto tutt’altro. Dall’Ue, in sostanza, è arrivato un assist più utile a livello propagandistico che nei fatti.

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