Pensioni minime, c’è poco da festeggiare: ecco la verità sull’aumento

Simone Micocci

26 Maggio 2023 - 10:40

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Aumento di pochi euro e per poche persone: ecco perché l’entusiasmo per l’incremento delle pensioni minime va ridimensionato.

Pensioni minime, c’è poco da festeggiare: ecco la verità sull’aumento

L’aumento delle pensioni minime - che arriverà finalmente nel mese di luglio - rischia di essere solamente uno “specchietto delle allodole”.

Tanto sbandierato dal governo Meloni, va detto che i destinatari dell’aumento di luglio, con tanto di arretrati per i mesi precedenti, rappresentano una minima parte dei pensionati italiani. Anche perché, e questa è la vera discriminante, l’aumento riguarderà solamente i trattamenti fiscalmente imponibili.

Molti dei pensionati “poveri”, saranno quindi esclusi da questo aumento che tra l’altro per coloro che hanno meno di 75 anni avrà un importo molto basso, quasi impercettibile.

A fare chiarezza sulle ragioni per cui l’entusiasmo per l’aumento delle pensioni minime va ridimensionato è il sindacato Fnp Veneto che nelle ultime ore ha svelato i numeri dei pensionati interessati dall’aumento tra quelli residenti in Regione, confermando quanto detto sopra ovvero che l’aumento riguarderà un numero esiguo di persone. Lo stesso ha fatto di recente Carmelo Barbagallo, segretario generale di Uil Pensioni, che pur confermando la bontà di ogni misura che punta a incrementare l’importo delle pensioni ha fatto presente che si tratta di cifre basse e di pochi pensionati interessati.

Aumento pensioni minime, una “beffa” secondo Fnp Veneto

L’aumento delle pensioni minime è stata una delle misure più sponsorizzate dal governo Meloni. Un incremento dell’1,5% per tutte quelle pensioni d’importo inferiore al minimo, pari a 563,74 euro nel 2023, che per coloro che hanno più di 75 anni sale al 6,4%.

Tuttavia, come specificato dall’Inps con la circolare n. 35 del 2023, dall’incremento sono esclusi i trattamenti non imponibili fiscalmente, quindi tutte quelle pensioni che hanno natura assistenziale.

Il che ne comporta una netta riduzione della platea dei beneficiari. Secondo i numeri svelati da Fnp Veneto, infatti, tra i pensionati della Regione che percepiscono meno di 500 euro al mese, solamente il 43,9% - circa 38.500 persone su 87.600 - avrà diritto all’aumento. E appena 12 mila persone, il 78% degli over 75 totali con una pensione più bassa dei suddetti 563,74 euro, riceveranno l’incremento per gli over 75.

In totale, appena il 3% dei pensionati della Regione Veneto attende l’aumento della pensione minima.

A tal proposito, Tina Cupani - segretaria generale di Fnp Veneto - ha sottolineato che è importante che gli anziani con pensione inferiore al minimo sappiano che “non tutti avranno diritto all’aumento” che tra l’altro “è di misura transitoria”. Infatti, la rivalutazione straordinaria per il momento è stata finanziata solamente per il 2023 e 2024 (quando salirà al 2,7%), mentre quella riservata agli over 75 durerà solamente nell’anno in corso.

Ragioni che, secondo Cupani, dovrebbero indurre il governo a riprendere il confronto su riforma fiscale e previdenziale, così da arrivare a un accordo “strutturato e parallelo” e fare in modo di tutelare il potere d’acquisto dei pensionati.

E conclude: “Non ci stancheremo di ripetere che una seria ed efficace lotta all’evasione e all’elusione fiscale sia la vera ricetta per recuperare risorse da destinare al welfare, non una flat tax che rischia di favorire solo i redditi alti”.

Aumento “irrisorio” secondo Uil Pensioni

L’altro problema dell’aumento delle pensioni minime riguarda le cifre: per gli under 75, infatti, l’incremento massimo sarà pari a 8,46 euro al mese - ma ci sono pensionati che potrebbero prendere persino meno - mentre per gli over 75 si tratta di 36,08 euro.

Un aumento che Carmelo Barbagallo, segretario generale di Uil pensioni, ha definito “irrisorio”, oltre a concordare sul fatto che si rivolge a una platea abbastanza ristretta.

Se a questo si aggiunge che la norma è stata “scritta frettolosamente”, tanto da impedire all’Inps di applicare l’aumento prima del cedolino di luglio, nonché che le risorse necessarie sono state recuperate dal taglio della perequazione alle pensioni d’importo superiore a 4 volte il minimo (“si dà ai poveri togliendo ai meno poveri”) si capisce il motivo per cui l’entusiasmo per questo intervento, su cui il governo ha impostato buona parte della sua propaganda politica, va assolutamente ridimensionato.

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