Dove mettere i soldi per difenderli dal pignoramento

Ilena D’Errico

25 Novembre 2023 - 23:00

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Spostare i soldi per difenderli dal pignoramento? Ecco perché spesso è inutile e come difendersi.

Dove mettere i soldi per difenderli dal pignoramento

Spesso chi ha un debito e teme la procedura di riscossione da parte dei creditori cerca delle soluzioni per evitare o quanto meno limitare il pignoramento. In tanti si chiedono dove mettere i soldi per difenderli, ma molte soluzioni “amatoriali” sono più dannose che altro.

Tutti quei meccanismi volti ad aggirare i creditori, infatti, sono detti atti in frode ai creditori e come tali possono essere annullati da apposita sentenza. Se, con molta lungimiranza, si riesce a tutelare una parte dei propri soldi prima dell’insorgenza di un debito, ovviamente non c’è alcun problema di questo genere.

Ogni persona con un patrimonio può assicurarsi di preservarne una parte, ad esempio a beneficio della famiglia, per evitare che in situazioni di difficoltà e conseguenti debiti siano tolti dal soddisfacimento dei bisogni.

Di seguito, vediamo alcune possibilità dove mettere i soldi per difenderli dal pignoramento (ricordando che si tratta di un’azione efficace solo se volta prima dell’insorgenza del debito), ma prima una panoramica delle strategie più usate dai debitori.

Spostare i soldi per evitare il pignoramento

In molti, quando sanno che sta per arrivare un pignoramento si affrettano a cercare riparo, spesso invano. Una delle azioni più comuni è quella di svuotare il conto corrente, fallace perché:

  • Le eventuali nuove entrate sul conto restano pignorabili;
  • il creditore può chiedere il pignoramento anche su altri conti correnti;
  • anche il contante può essere pignorato e comunque ha ferrei limiti d’uso (oltretutto i prelievi sopra i 10.000 euro possono essere segnalati dalla banca all’Uif per contrastare alcuni gravi reati);
  • può essere chiesto un pignoramento anche delle cassette di sicurezza;
  • oltre al conto corrente, possono essere pignorati anche i conti online (come PayPal) e le carte prepagate (anche senza iban);
  • l’emissione di un assegno o una cambiale per fingere un debito possono essere contestati come atti in frode (al pari di vendite e donazioni).

Nonostante ciò, molto spesso queste soluzioni vengono messe in atto. Questo perché affinché i creditori possano tutelarsi è comunque necessario che scoprano l’esistenza dei soldi in questione; infatti, molto spesso accade che rinunciano o comunque impiegano diverso tempo.

Anche il passaggio alla separazione dei beni o la costituzione di un fondo patrimoniale familiare possono essere contestati come atti in frode ai creditori (se effettuati dopo l’insorgenza del debito).

Beni non pignorabili

Insomma, dopo l’insorgenza di un debito ci sono vari modi per provare a difendere i soldi dal pignoramento, ma nessuno assicura che funzionino. Anzi, i creditori hanno tutto il diritto di pretendere l’adempimento e l’annullamento delle azioni svolte come escamotage.

Il modo migliore per difendere il proprio patrimonio è dunque quello di cercare delle procedure per pagare il debito in modo compatibile con le proprie condizioni economiche, ad esempio accedendo alle procedure per il sovraindebitamento.

È però bene tenere a mente che ci sono alcuni beni impignorabili, che sono tutelati dall’aggressione dei creditori (sempre soltanto se non sono stati acquistati in frode agli stessi). Non sono pignorabili i beni di primaria necessità e quelli con particolare valore affettivo:

  • Fede nuziale;
  • vestiti e biancheria;
  • letti, tavoli e sedie, armadi, frigorifero, lavatrice, utensili da cucina (possono essere pignorati solo se di particolare valore, eccetto il letto che è sempre impignorabile);
  • beni commestibili e combustibili necessari al sostentamento del debitore e della sua famiglia per 1 mese;
  • oggetti sacri e necessari al culto, a meno che non abbiano eccezionale valore economico;
  • medaglie al valore, lettere e scritti di famiglia (a meno che non abbiano particolare valore storico o artistico);
  • armi e oggetti per lo svolgimento di un servizio pubblico;
  • animali domestici (senza finalità aggiuntive alla compagnia), animali impiegati a fini terapeutici o di assistenza del debitore o della sua famiglia;
  • beni in usufrutto legale.

Ci sono poi beni relativamente pignorabili, in particolare:

  • Gli strumenti da lavoro sono pignorabili solo se gli altri beni del debitore sono insufficienti a ripagare il debito e comunque per un massimo di un quinto. Questo limite non vale per le società e nei casi in cui per l’attività del lavoratore prevale il capitale;
  • gli strumenti per la coltivazione del terreno sono pignorabili solo in assenza di altri beni mobili, con particolari tutele per gli oggetti necessari alla coltura;
  • il Fisco non può iscrivere il fermo amministrativo sul veicolo necessario all’attività lavorativa iscritto nel libro dei cespiti ammortizzabili;
  • la prima casa non è pignorabile dal Fisco, ma solo se si tratta dell’unica abitazione disponibile per il debitore (che vi ha residenza), che sia adibita come dimora e che non sia un immobile di lusso, altrimenti è pignorabile a determinate condizioni ma solo al superamento di un debito di 120.000 euro (questi limiti non valgono per creditori diversi dall’Ader);
  • i soldi versati in assicurazioni sulla vita e i relativi premi non sono pignorabili;
  • i sussidi per i poveri non sono pignorabili, mentre sulla pensione di invalidità è il giudice a porre dei limiti in base alla situazione;
  • lo stipendio è pignorabile entro il limite di un quinto (non tenendo conto di cessioni volontarie), ma se il creditore è l’Ader il limite del pignoramento dipende dall’importo dello stipendio (un decimo per stipendi fino a 2.500 euro, un settimo per stipendi tra 2.500 e 5.000 euro, un quinto per stipendi oltre 5.000 euro;
  • la pensione può essere pignorata nel limite di un quinto, calcolato sul netto della pensione dopo aver sottratto il minimo vitale (se il creditore è il Fisco sono previsti limiti analoghi agli stipendi, sempre calcolati al netto del minimo vitale);
  • per la giacenza del conto corrente (compresi stipendio o pensione già accreditati) il pignoramento è possibile solo per la parte che eccede il triplo dell’assegno sociale, i successivi pignoramenti entro un quinto (senza tener conto del minimo vitale) e con i soliti limiti dell’Ader:
  • i crediti alimentari sono pignorabili, con specifica autorizzazione, solo per fini alimentari;
  • l’indennità di disoccupazione è pignorabile con gli stessi limiti della pensione.

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