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A quando il rimbalzo del dollaro?
mercoledì 19 luglio 2017, di
Quando saremo in grado di osservare un rimbalzo del dollaro statunitense?
Dall’inizio del 2017 ad oggi il biglietto verde non ha di certo potuto vantare performance degne di nota: da quota 103 di inizio gennaio, l’indice del dollaro è progressivamente crollato fino a raggiungere gli attuali 94 punti.
Sempre negli ultimi sei mesi, lo stesso biglietto verde si è deprezzato contro le principali valute internazionali: il cambio con la moneta unica è decollato dagli $1,04 di gennaio fino agli $1,15 attuali. Il cross con lo yen giapponese è invece passato da quota 117 a quota 112.
Per gli analisti, però, l’attuale debolezza del dollaro avrà vita breve e nei prossimi mesi saremo in grado di osservare un progressivo apprezzamento del biglietto verde.
Due motivi a supporto del dollaro
Secondo JP Morgan Asset Management, la debolezza del dollaro svanirà nella seconda metà del 2017 in virtù di due elementi che forniranno supporto al biglietto verde e saranno anche potenzialmente in grado di far crollare l’euro-dollaro: inflazione e tassi di interesse.
L’inflazione statunitense aumenterà e sarà più solida nei prossimi mesi, mentre il promesso rialzo dei tassi di interesse da parte della Fed aiuterà il dollaro a recuperare il terreno perduto nella prima parte del 2017.
“Siamo convinti che il dollaro rimbalzerà nella seconda metà dell’anno principalmente a causa del rialzo dei tassi di interesse. Siamo dell’idea che l’inflazione statunitense aumenterà e attualmente il mercato ha prezzato un solo rialzo dei tassi fino alla fine del 2018”,
ha affermarto Jasslyn Yeo, global market strategist di JP Morgan Asset Management.
Il dollaro è crollato ai minimi di 10 mesi dopo l’ennesimo fallito tentativo di Trump di sostituire l’Obamacare. Secondo gli esperti la debolezza del biglietto verde aiuterà gli utili delle società dell’S&P 500 e agirà anche come supporto e giustificazione per le loro alte valutazioni.
Tuttavia, ha affermato Yao, il deprezzamento del dollaro non riuscirà a rendere i mercati americani appetibili come quelli europei e giapponesi.