Cosa significa il termine NEET e, soprattutto, chi sono coloro che non studiano e non lavorano? Ecco cosa c’è da sapere su questo fenomeno generazionale.
Nell’ultimo periodo si sente usare sempre più spesso il termine NEET, il quale fa riferimento alle persone che non studiano e nemmeno lavorano. Un fenomeno preoccupante che riguarda i giovani europei, italiani inclusi.
Ma cosa significa il termine NEET e chi sono i giovani che rientrano in tale categoria? E, soprattutto, quanti sono cosa fanno i giovani esclusi dal mondo dello studio e del lavoro? Ecco tutto quello che c’è da sapere su questo spinoso problema dei nostri giorni.
Neet: significato dell’acronimo e definizione
Acronimo della frase inglese Not in Education, Employment or Training, con il termine NEET si fa riferimento ai giovani che al momento non sono impegnati né in un percorso di studi o formazione e né in alcun tipo di lavoro. Entrando nei dettagli, come spiegato dalla Treccani, questo inglesismo fa riferimento alla:
«quota di popolazione di età compresa tra 15 e 29 anni che non è né occupata, né inserita in un percorso di istruzione o di formazione. Il riferimento è a qualsiasi tipo di educazione scolastica o universitaria e a qualsiasi genere di processo formativo [...] Il fenomeno NEET include al suo interno diverse componenti, come i disoccupati veri e propri, cioè i giovani alla ricerca attiva di occupazione che non lavorano ancora, gli inattivi, cioè i giovani che non cercano e non sono disponibili a lavorare, gli scoraggiati, vale a dire i giovani che hanno definitivamente rinunciato a cercare un’occupazione e sono usciti dal mercato del lavoro».
Il termine NEET, quindi, indica i giovani che hanno perso il treno dell’istruzione, che restano ai margini del mercato occupazionale e che rischiano di non contribuire al sistema previdenziale. Sono quei ragazzi rimasti esclusi sia dal mondo della formazione che da quello del lavoro: non studiano, non frequentano corsi di formazione e non riescono a trovare un impiego.
Il fatto che ultimamente si senta parlare con una certa frequenza di tale questione non è di certo una buona notizia. Vuol dire, infatti, che sempre più giovani non sono ancora riusciti a trovare il percorso da seguire per la propria vita.
Come nasce il termine Neet?
Neologismo introdotto dagli studiosi John Bynner e Samantha Parsons in un’articolo scientifico dal titolo Social exclusion and the transition from school to work: the case of young people not in education, employment of training (NEET), tale acronimo è stato usato per la prima volta nel 2002. Secondo i due studiosi, tale fenomeno generazionale non è altro che una diretta conseguenza della mancata volontà dei soggetti interessati di responsabilizzarsi e delle difficoltà sociali riscontrate nel passaggio all’età adulta.
In particolare, a loro avviso, sono NEET i giovani che non compiono i seguenti cinque passi ritenuti fondamentali per diventare adulti:
- lasciare la casa dei genitori;
- completare il percorso scolastico e formativo;
- entrare nel mondo del lavoro;
- formare un nucleo familiare;
- assumere il senso di responsabilità verso i figli.
Nella realtà dei fatti si tratta di un fenomeno molto più complesso, risultato di motivi molto più profondi. Ovvero è la conseguenza delle difficoltà strutturali e sistemiche con cui i giovani devono fare i conti sia per quanto concerne i percorsi di studio e formazione che per il mercato del lavoro. Non è, inoltre, possibile definire un profilo a priori di un NEET. Questo perché si tratta di una categoria composta da persone provenienti da diversi contesti e situazioni.
Basti pensare ai giovani che hanno iniziato a lavorare a nero poco dopo aver terminato la scuola dell’obbligo. Ma non solo, rientrano in tale categoria anche molti giovani demotivati che hanno deciso di smettere di cercare un impiego a causa delle difficoltà riscontrate per l’ingresso nel mercato del lavoro, così come laureati che hanno appreso delle competenze che risultano obsolete per le richieste aziendali.
NEET: i dati Eurostat sulla situazione giovanile in Italia e in Europa
Il fatto che nel corso degli ultimi anni si sia posta sempre più l’attenzione su questo fenomeno generazionale sembra aver contribuito a ridurre, leggermente, il numero dei NEET. Stando ai dati diffusi dall’Eurostat, infatti, nel 2022 l’11,7 % dei giovani con un’età compresa tra i 15 e i 29 anni non lavorava e non studiava. A conti fatti, si è registrata una diminuzione pari a 1,4 punti percentuali rispetto al 2021.
Proprio la riduzione di tale tasso si rivela essere uno degli obiettivi del pilastro europeo dei diritti sociali. In particolare, lo scopo prefissato è di abbassare al 9% entro il 2030 il tasso di giovani NEET con età tra i 15 e i 29 anni. Un obiettivo, quest’ultimo, che nel 2023 è stato già raggiunto da un terzo dei membri dell’Unione Europea. Si tratta dei seguenti:
- Paesi Bassi al 4,2%
- Svezia al 5,7%
- Malta al 7,2%
- Lussemburgo al 7,4%
- Danimarca al 7,9%
- Portogallo all’8,4%
- Slovenia all’8,5%
- Germania all’8,6%
- Irlanda all’8,7%.
Nella maggior parte dei Paesi dell’UE, inoltre, sono state riscontrate delle differenze tra le percentuali di NEET a seconda che si trattasse di uomini piuttosto che donne. A tal proposito è stato stimato che:
I tassi di NEET più bassi per le giovani donne e i giovani uomini sono stati registrati nei Paesi Bassi: 3,8% per i giovani uomini e 4,6% per le giovani donne. Al contrario, il tasso più alto di NEET per gli uomini è stato registrato in Italia (17,7%), con il più alto per le donne registrato in Romania (25,4%). In quattro paesi dell’UE, le percentuali di giovani donne NEET erano inferiori alla quota associata di uomini: Lussemburgo (6,9% donne vs 7,9% uomini), Finlandia (8,8% vs 10,3%), Belgio (9,1% vs 9,3%) ed Estonia (9,2% vs 11,9%).
Soffermandosi sul nostro Paese, in base ai dati dell’Eurostat riferiti al 2022, i ragazzi Neet in Italia sono il 17,7%, davanti alla Romania a quota 14,5%. Il dato peggiora per quanto riguarda le ragazze, dove l’Italia registra quota 20,5%, dietro alla Romania che registra il 25,4%.
Nonostante la recente diminuzione, si tratta comunque di un fenomeno da non sottovalutare. Soltanto investendo in modo mirato sul percorso formativo e mettendo in campo misure volte a favorire l’accesso al mondo del lavoro è possibile contribuire ad arginare il fenomeno dei Neet. Dei piccoli rimedi che potrebbero contribuire a far grande l’economia del singolo lavoratore e dello stesso Paese.
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