Che fine ha fatto Alberto Stasi? Dopo anni si torna a parlare con forza del delitto di Garlasco, mentre l’unico condannato continua a proclamare la sua innocenza.
A 18 anni dal delitto di Chiara Poggi, il caso di Garlasco torna a far parlare di sé.
Le nuove indagini avviate dalla Procura di Pavia riaprono infatti uno dei capitoli più controversi della cronaca nera italiana, con la possibilità che emergano elementi in grado di cambiare il destino giudiziario di Alberto Stasi, condannato in via definitiva nel 2015 a 16 anni di reclusione per omicidio volontario.
Era il 13 agosto 2007 quando il corpo di Chiara Poggi, 26 anni, venne trovato senza vita nella sua abitazione. A dare l’allarme fu proprio Stasi, all’epoca suo fidanzato, che da quel momento divenne l’unico indiziato. Dopo otto anni di processi, due assoluzioni e una condanna definitiva, Stasi si trova oggi nel carcere di Bollate, dove vive in regime di semi-libertà: lavora come contabile esterno durante il giorno e rientra la sera in istituto.
Nonostante la condanna, Alberto Stasi non ha mai confessato il delitto. Al contrario, continua a proclamarsi innocente, sostenendo di essere stato vittima di un errore giudiziario e di indagini viziate da troppe ombre. E oggi, con il riemergere di nuovi sospetti e ulteriori prove biologiche che riguardano altre persone vicine alla famiglia Poggi, il suo caso torna d’attualità.
Stasi, che oggi ha 42 anni, ha già scontato oltre 10 anni di pena. Il fine pena è fissato al 2030, ma con i benefici di legge potrebbe uscire nel 2028. Le nuove indagini, però, potrebbero ribaltare tutto: se dovesse essere riconosciuto innocente, avrebbe diritto a un risarcimento milionario per l’ingiusta detenzione.
Cosa accadrà ora? È davvero possibile che il delitto di Garlasco abbia un nuovo colpevole, e che dopo quasi vent’anni Alberto Stasi possa tornare un uomo libero?
Chi è Alberto Stasi e perché è stato condannato
Alberto Stasi, nato il 6 luglio 1983 a Sesto San Giovanni, era uno studente modello e, come a un certo tipo di “giornalismo” - ancora non aggiornato sul fenomeno dei femminicidi e le linee guida sul rispetto delle vittime - piaceva dire: era apparentemente un “ragazzo tranquillo”.
La sua relazione con Chiara Poggi durava da circa due anni e sembrava serena. Tuttavia, il ritrovamento del corpo di Chiara e il comportamento di Stasi nei giorni successivi al delitto sollevarono dubbi. Durante gli interrogatori, Stasi si mostrò calmo e distaccato, un atteggiamento che insospettì gli inquirenti. Inoltre, venne evidenziata l’assenza sui suoi abiti e sulle sue scarpe di tracce di sangue, nonostante la scena del crimine ne fosse intrisa.
Il processo fu lungo e complesso, con cinque gradi di giudizio che portarono a un’alternanza tra assoluzioni e condanne. Le prime indagini, infatti, non riuscirono a raccogliere prove schiaccianti contro di lui: Stasi venne arrestato nel settembre 2007 ma fu rilasciato dopo pochi giorni per insufficienza di prove.
Nel 2014, una nuova perizia ribaltò la situazione, spostando l’orario del delitto e demolendo il suo alibi. A ciò si aggiunsero prove compromettenti, come la scoperta di materiale pedopornografico sul computer di Stasi, che danneggiarono ulteriormente la sua posizione.
Nel dicembre 2015, la Corte di Cassazione rese definitiva la condanna a 16 anni per omicidio volontario. Ancora oggi, Stasi si proclama innocente, sostenendo che le accuse si basino su ricostruzioni poco solide e che molti interrogativi — come il movente e l’arma del delitto — restano senza risposta.
Cosa fa oggi Alberto Stasi?
Alberto Stasi sta attualmente scontando la sua pena presso il carcere di Bollate, una struttura nota per i programmi di riabilitazione e reinserimento sociale. Secondo quanto emerso dalle ultime valutazioni del tribunale di Sorveglianza, il suo percorso è considerato positivo e segna un chiaro progresso nella risocializzazione del detenuto, con una condotta ritenuta corretta e collaborativa da parte degli operatori penitenziari.
Oggi quarantaduenne, Stasi vive in regime di semi-libertà, che gli consente di uscire dall’istituto durante il giorno per lavorare come contabile e di farvi ritorno la sera. Il permesso di lavoro esterno gli è stato concesso dopo aver scontato una parte significativa della pena e aver dimostrato buona condotta, pur permanendo - secondo i magistrati - alcune criticità di personalità, legate alla tendenza a difendere la propria immagine e a minimizzare le proprie responsabilità.
Della sua vita privata si conosce poco. Stasi mantiene un profilo riservato su presunte fidanzate indicate dai media, e parla raramente con la stampa (se non per ribadire la sua innocenza).
Quanto potrebbe chiedere di risarcimento Stasi se fosse innocente?
Se Alberto Stasi fosse innocente, il risarcimento per ingiusta detenzione potrebbe essere milionario. A oggi ha scontato quasi 10 anni di carcere, e la legge prevede un indennizzo giornaliero di 235,82 euro per ogni giorno trascorso in carcere.
Questo significherebbe un risarcimento potenziale superiore a 850.000 euro, solo considerando la detenzione. Ma c’è di più. Se la revisione del processo dovesse portare a un’assoluzione per errore giudiziario, non ci sarebbe un tetto massimo al risarcimento. In quel caso, Stasi potrebbe chiedere anche i danni morali, biologici, di immagine e professionali. Secondo l’avvocata cassazionista Irma Conti, il risarcimento potrebbe superare facilmente il milione di euro, ma il vero obiettivo sarebbe “il recupero della libertà e della dignità di una vita”.
Il fine pena, per ora, è fissato al 2030, ma con i benefici di legge Stasi potrebbe uscire già nel 2028. E se le nuove indagini confermassero la sua innocenza, il caso Garlasco cambierebbe volto per sempre.
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