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Trattativa Grecia - Europa, Tsipras domani a Roma: chi sono gli alleati e i nemici del nuovo governo greco

lunedì 2 febbraio 2015, di Simone Casavecchia

La trattativa tra Grecia e Unione Europea sulla rinegoziazione del debito pubblico, gli aiuti internazionali e i debiti in scadenza ormai non è più uno slogan da campagna elettorale o un punto del programma di un partito. Dopo gli incontri avvenuti la settimana scorsa tra Tsipras e Martin Schulz e tra il ministro delle Finanze greco Yannis Varoufalis e Jeroem Dijsselbloem, presidente dell’Eurogruppo, anche la prossima sarà una settimana densa di appuntamenti per il premier greco e per i suoi ministri, mentre entro la fine di Febbraio dovrebbero arrivare le prime azioni e decisioni concrete dell’Esecutivo Tsipras riguardo alle questioni aperte con l’UE.

Tsipras non deve solo presentare se stesso e il suo programma di Governo all’Europa, deve anche attuare una moral suasion convincente nei confronti di tutti quegli interlocutori - dalla Merkel, allo stesso Dijsselbloem fino al finlandese Liikanen - che, almeno fino ad ora, hanno opposto un serrato rifiuto alle proposte economiche su cui fa perno tutto il programma di governo di Syriza.

Un passo importante è avvenuto nella serata di ieri a Parigi, dove il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis ha incontrato il suo omologo francese Michel Sapin, un incontro, questo, che ha dato segnali più incoraggianti rispetto a quello avvenuto con Dijsselbloem la scorsa settimana: se non un sostegno convinto (la Francia non potrebbe neanche permetterselo, dal momento che è il secondo creditore internazionale di Atene) il governo greco incassa almeno un segnale di apertura, come ha dichiarato Sapin:

«Aiuteremo Atene a raggiungere un accordo con i partner europei e a restare nell’euro»

Sul fronte delle nazioni vicine alla Grecia si sono schierati anche gli Stati Uniti, Barack Obama ha, infatti preso posizione sulla questione greca affermando che

"Non si può continuare a spremere Paesi in piena recessione. A un certo punto serve una strategia di crescita perché possano pagare i loro debiti ed eliminare una parte del loro deficit. E’ molto difficile avviare questi cambiamenti se gli standard di vita cadono del 25%, alla lunga il sistema politico e la società non riescono a sostenerlo".

Barack Obama nel suo messaggio ha segnalato la necessità di compromessi da entrambe le parti in causa e ha segnalato nella ripresa della crescita la strada migliore per una riduzione del deficit.

Sembra essere questa anche la strada che intende perseguire il ministro delle finanze greco Varoufakis e l’intero governo Tsipras interrompere il programma di salvataggio della Troika, per mettere fine sia alle misure di austerità imposte finora, sia a nuovi aiuti a cui la Grecia si è assuefatta nel corso degli ultimi anni, per avviare un incisivo piano di riforme che riporti il Paese a crescere e faccia almeno intravedere la possibilità di ripagare i debiti contratti.

Certo è che la questione è molto complessa e le trattative di questa settimana serviranno a Tsipras a rassicurare la comunità internazionale, anche più di quanto non abbia fatto finora, circa le reali intenzioni del suo governo. Il leader di Syriza domani sarà a Roma e a Bruxelles poi, il giorno successivo, a Parigi. Le questioni principali che Tsipras dovrà chiarire sono fondamentalmente due.

La prima questione riguarda i debiti contratti dalla Grecia con l’FMI e la BCE. Si tratta di debiti di prossima scadenza (11 miliardi di dollari entro il 2015 con l’FMI e 6 miliardi di euro tra Luglio e Agosto con la BCE) che Tsipras si è già impegnato a ripagare anche se dovrà spiegare come e in che tempi. Si tratta anche di debiti che dovranno essere onorati necessariamente dal momento che se ciò non avvenisse, nel primo caso la Grecia perderebbe la fiducia di tutta la comunità finanziaria internazionale mentre, nel secondo caso, se non rimborsasse la BCE potrebbe rischiare il default e l’uscita dall’Euro.

Il rapporto con la BCE è ancor più fondamentale dal momento che la Grecia ha, mai come adesso, anche un disperato bisogno di liquidità, dal momento che molti dei sui correntisti stanno continuando a portare via soldi dalle banche greche. Se i debiti con la BCE non fossero onorati la Grecia potrebbe essere esclusa dal fondo Ela per l’erogazione della liquidità di energenza sebbene, il legame imprescindibile con la BCE si svolga anche su altri fronti. I cosiddetti falchi interni ed esterni al consiglio della BCE, hanno infatti fatto capire che qualora la Grecia interrompesse il piano di salvataggio con la Troika potrebbe essere tagliata fuori anche dal Quantitative Easing e dalle prossime aste TLtro, i prestiti a tasso agevolato che dovrebbero assegnare alle banche greche nuova liquidità da destinare al microcredito.

Sembra ormai quasi scontato che Atene non deciderà unilateralmente di fermare il rimborso del proprio debito, come Tsipras ha già affermato, tuttavia, occorrerrà ora comprendere quali saranno i margini della trattativa che l’esecutivo greco vuole mettere in campo non solo con FMI e BCE ma anche con gli altri Paesi dell’Eurozona che detengono la quota maggiore del debito greco.

Sarà con ogni probabilità la banca d’affari francese Lazard a interloquire con Atene riguardo al suo debito pubblico. Quel che, per ora, è più certo è che il Governo greco vorrebbe una cancellazione almeno parziale del proprio debito, similmente a quella già ottenuta, a carico dei creditori privati. Dal momento che, però, sarebbe molto più difficile ottenere un intervento di questo tipo sul debito pubblico, stante anche la secca opposizione tedesca, tra le ipotesi di maggiore praticabilità vi è un allungamento delle scadenze per il rimborso del debito contratto con l’Eurozona e una ulteriore riduzione del tasso d’interesse su questo debito.

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