Tari 2024, quando si paga, scadenze e calcolo

Patrizia Del Pidio

26 Aprile 2024 - 10:59

condividi

Entra nel vivo la Tari 2024, con le scadenze per i pagamenti e il calcolo dell’importo dovuto. Vediamo come e quando si paga la tassa sulla spazzatura.

Tari 2024, quando si paga, scadenze e calcolo

La Tari 2024 entra nel suo vivo con alcune realtà che hanno provveduto già a riscuotere la prima rata del pagamento e altre che ancora non hanno provveduto a notificare gli importi. Quali sono le regole in vigore per quest’anno e quali le novità principali? Chi è tenuto al versamento e all’effettuazione del calcolo per stabilire l’importo? La cosa da ricordare è che le scadenze della tassa rifiuti cambiano in base al luogo di residenza e l’unico punto fermo è che la tassa va versata interamente entro la fine del 2024.

Prima di entrare nel dettaglio delle novità 2024, va specificato cosa è la Tari: si tratta della tassa dovuta per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. Si parla di tassa e non di imposta perché il tributo richiesto ha una correlazione con il servizio offerto, ovvero quello di raccolta e smaltimento dei rifiuti da parte dell’ente locale.

Anche se, come detto, gli enti locali devono uniformarsi alle regole nazionali per i versamenti, hanno la facoltà di fissare i versamenti anche con più di due scadenze. Proprio per questo motivo non esistono scadenze uguali ovunque per il pagamento della Tari e per essere certi di quando versare la tassa è bene consultare sempre le istruzioni che fornisce il proprio Comune di residenza.

Nella maggior parte dei casi la prima scadenza è fissata il 16 giugno, ma ci sono Comuni che prevedono anche una prima scadenza ad aprile. Ci sono Comuni, poi, che prevedono il pagamento in due rate e altri che lo prevedono in quattro, ferma restando la possibilità per il contribuente di pagare la Tari in un’unica soluzione entro la prima scadenza.

Il calendario delle scadenze di pagamento per la Tari è fissato, quindi, dall’ente locale e proprio per questo per avere un calendario preciso dei termini entro cui versare la tassa è necessario fare riferimento alle istruzioni dettate dal proprio Comune di residenza. Quello che è valido a livello nazionale e che ogni Comune deve rispettare, in ogni caso è:

  • predisporre un pagamento anche rateale;
  • che l’ultima rata sia versata dopo il 30 novembre o, comunque, dopo la pubblicazione delle nuove tariffe (ottobre) per l’anno in corso.

Nel tempo la tassa si è evoluta sostituendo precedenti tasse che venivano imposte dai Comuni per l’erogazione di servizi di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Nel gennaio 2021 sono state introdotte delle novità nella definizione di rifiuti urbani ed è stata soppressa la categoria rifiuti speciali.

Al netto delle differenze previste su base locale, non cambiano le regole generali per individuare chi paga la Tari 2024 e quali sono esenzioni e riduzioni.

Ai fini del calcolo della tassa rifiuti dovuta, anche nel 2024 entrano in gioco due diverse componenti:

  • la Tari è calcolata secondo una quota fissa ed una quota variabile;
  • l’importo complessivamente dovuto è determinato in relazione sia alle caratteristiche dell’immobile che a quelle del nucleo familiare.

Scendiamo quindi nel dettaglio e analizziamo di seguito tutte le istruzioni utili a capire come funziona la Tari 2024.

Tari 2024: quando si paga?

Variano da due a quattro le scadenze per il pagamento della Tari 2024 e, come sopra anticipato, sono i singoli Comuni a stabilire quando pagare la tassa sui rifiuti.

Pur lasciando ampio margine di manovra agli enti locali, la normativa nazionale prevede in ogni caso che le scadenze per pagare la Tari debbano essere determinate stabilendo almeno due rate a scadenze semestrale, di cui una fissata dopo il 30 novembre.

Le scadenze per il versamento devono essere almeno due (acconto e saldo). Solitamente, l’acconto o gli acconti si pagano nel periodo compreso tra aprile e settembre, mentre per il saldo le scadenze vengono solitamente fissate tra novembre e fine anno.

In merito alle scadenze per la Tari 2024 bisogna verificare quanto previsto dal proprio Comune che può disporre termini di pagamento più dilatati o proroghe.

A tal proposito si segnala che, a decorrere dal 2022, i regolamenti relativi alla Tari devono essere approvati entro il 30 aprile di ogni anno, ma per quest’anno una proroga concede ai Comuni tempo fino al 31 maggio per la determinazione delle tariffe.

Scadenze Tari 2024 variabili

Come abbiamo anticipato in apertura non esistono scadenze a livello nazionale per il versamento della Tari visto che le stesse sono definite dal Comune che si occupa della gestione dei rifiuti. Solitamente, però, sono previste o due rate, una entro maggio/giugno e una entro fine anno, e, nella maggior parte dei casi tre con:

  • una prima scadenza entro aprile;
  • una seconda scadenza entro luglio;
  • il saldo finale entro la fine dell’anno, solitamente entro metà dicembre

Chi paga la Tari 2024

Quali sono i soggetti obbligati al versamento della Tari 2024?

Il presupposto per il pagamento della tassa rifiuti è il possesso o la detenzione a qualsiasi titolo di locali o aree scoperte operative, suscettibili di produrre rifiuti. A fissare le regole è il comma 641 della Legge di Stabilità 2014 la quale prevede che il pagamento sia dovuto per:

il possesso o la detenzione a qualsiasi titolo di locali o di aree scoperte, a qualsiasi uso adibiti, suscettibili di produrre rifiuti urbani. Sono escluse dalla TARI le aree scoperte pertinenziali o accessorie a locali tassabili, non operative, e le aree comuni condominiali di cui all’articolo 1117 del codice civile che non siano detenute o occupate in via esclusiva.

Il comma 642 della stessa legge chiarisce, poi, chi sono i soggetti passivi della Tari:

La TARI è dovuta da chiunque possieda o detenga a qualsiasi titolo locali o aree scoperte, a qualsiasi uso adibiti, suscettibili di produrre rifiuti urbani. In caso di pluralità di possessori o di detentori, essi sono tenuti in solido all’adempimento dell’unica obbligazione tributaria.

Paga la Tari 2024 chiunque possieda o detenga l’immobile o l’area. In sostanza, paga il tributo il soggetto utilizzatore dell’immobile.

Quanto sopra specificato è utile a capire chi paga la Tari in caso di affitto.

A differenza dell’IMU, la tassa sui rifiuti è dovuta da chi utilizza l’immobile, e non dal proprietario dello stesso. Soltanto in caso di affitto breve, di durata non superiore ai 6 mesi, l’importo dovuto resta in capo al possessore dell’immobile e non all’utilizzatore. In caso di più possessori o detentori il pagamento dovrà essere effettuato in solido.

Si ricorda inoltre che la Tari 2024 si paga anche sulle pertinenze, la cui superficie è sommata a quella dell’abitazione al fine del corretto calcolo della quota fissa della tassa rifiuti.

Si paga la Tari anche sulla casa disabitata

Un altro aspetto sul quale è necessario fare chiarezza riguarda gli obblighi in materia di pagamento della Tari in caso di mancato utilizzo dell’immobile.

La Tari, come abbiamo visto, si paga in relazione alla potenzialità del locale, o dell’area, di produrre rifiuti, e non sulla base dell’effettiva produzione. È questo uno degli aspetti da tenere a mente, e che aiuta a definire quando si paga la Tari sulla casa disabitata.

La Corte di Cassazione, a più riprese, ha evidenziato che il mancato utilizzo dell’immobile non esonera dal versamento della Tari.

Per evitare l’esborso, il contribuente deve dimostrare che il locale non è idoneo a produrre rifiuti, in quanto non utilizzabile. Come? Sono due i parametri presi in considerazione:

  • la mancanza di arredi;
  • la mancanza di utenze attive (luce, acqua e gas).

La presenza alternativa di arredi o anche solo di un’utenza di rete è sufficiente a far sorgere l’obbligo di pagamento della Tari, basato sulla presunzione che l’immobile venga utilizzato e quindi produca rifiuti.

Tari 2024: chi non paga? I soggetti esonerati

Dopo esserci soffermati sui casi in cui è dovuta la tassa rifiuti, soffermiamoci sui soggetti esonerati dal pagamento della Tari 2024.

Rientrano tra i casi di esonero e, quindi, nelle situazioni in cui non si paga la Tari, le seguenti fattispecie:

  • aree condominiali comuni e non utilizzate in via esclusiva (ad esempio per androne e scale del palazzo);
  • aree in cui non si producono rifiuti in modo autonomo, ovvero cantine, terrazze, balconi;
  • aree pertinenziali scoperte o accessorie di locali già soggetti a tributo;
  • locali che, a causa di situazioni particolari, non sono suscettibili di produrre rifiuti.

In questi casi è possibile richiedere al proprio Comune l’esenzione dal pagamento della Tari. In più, non è dovuto il pagamento della tassa sui rifiuti nel caso di immobile disabitato, nel rispetto del doppio requisito della mancanza di utenze e di arredi, come sopra analizzato.

Tari 2024: chi ha diritto allo sconto sulla tassa rifiuti

Alle esenzioni si affiancano le riduzioni, suddivise in due categorie, obbligatorie e facoltative.

Le riduzioni obbligatorie Tari 2024 sono le seguenti:

  • riduzioni della quota variabile proporzionali alle quantità di rifiuti speciali assimilati agli urbani che il produttore dimostra di aver avviato al riciclo, disciplinate dal comune con proprio regolamento;
  • riduzione per mancato svolgimento del servizio di gestione dei rifiuti/effettuazione del servizio in grave violazione della disciplina di riferimento/interruzione del servizio per motivi sindacali o per imprevedibili impedimenti organizzativi che abbiano determinato una situazione riconosciuta dall’autorità sanitaria di danno o pericolo di danno alle persone o all’ambiente: la TARI è dovuta nella misura massima del 20%;
  • riduzione per le zone in cui non è effettuata la raccolta: la TARI è dovuta nella misura massima del 40%, secondo quanto stabilito dal comune che può anche graduare la tariffa in relazione alla distanza dal più vicino punto di raccolta rientrante nella zona perimetrata o di fatto servita.

A quelle sopra riportate si affiancano le ulteriori possibilità di riduzione facoltativa, che è il singolo Comune a poter disporre:

  • esenzioni e riduzioni in favore delle specifiche fattispecie individuate dalla legge, che, in quanto connesse a una minore attitudine a produrre rifiuti danno luogo ad un minor gettito da inserire tra i costi del piano finanziario:
    - abitazioni con unico occupante;
    - abitazioni e locali per uso stagionale;
    - abitazioni occupate da soggetti che risiedano o abbiano la dimora, per più di sei mesi all’anno, all’estero;
    - fabbricati rurali a uso abitativo;
    - attività di prevenzione nella produzione di rifiuti (in particolare: utenze domestiche che abbiano avviato il compostaggio domestico), commisurando le riduzioni tariffarie alla quantità di rifiuti non prodotti.

Bonus Tari 2024

Alcuni contribuenti possono ottenere uno sconto automatico sulla Tari. Si tratta degli stessi beneficiari del bonus sociale introdotto dal decreto Fiscale 2020 e generalmente dedicato a luce, gas e acqua, dedicato ai nuclei familiari in condizione di disagio economico, quindi con ISEE basso.

Questi i requisiti:

  • nucleo familiare con reddito ISEE non superiore a 9.530 euro;
  • famiglie numerose, con almeno quattro figli a carico, con ISEE fino a 20.000 euro;

Si suggerisce di verificare i regolamenti comunali per eventuali variazioni dei requisiti. Si sottolinea, in questo caso, che il bonus Tari è solo una facoltà che il Comune può prevedere e non si tratta di un beneficio obbligatorio non essendo ancora stato ufficialmente disciplinato da Arera.

Mentre, quindi, i bonus sociali elettrico, gas e acqua per disagio economico sono riconosciuti in automatico sulla base dell’Isee, quello per la Tari, previsto dal Decreto Legge 124 del 2019 all’articolo 57/bis, comma 2, è lasciato, ancora, alla libertà degli enti locali per l’introduzione per l’agevolazione dei nuclei familiari in stato di disagio economico. I criteri per averne diritto sono quelli previsti da Arera per il bonus sociale, ma fino all’emanazione del D.P.C.M. che individua i criteri sulla base dei quali definire il bonus e al suo finanziamento ad Arera, l’agevolazione in oggetto rimane una facoltà per il singolo ente locale.

Calcolo Tari 2024: quota fissa e quota variabile

Dopo aver compreso chi è obbligato al pagamento della tassa sui rifiuti, cerchiamo di capire, invece, come si calcola la Tari. A determinare principalmente l’importo della tassa è la superficie dell’immobile.

Nello specifico la normativa di riferimento prevede che debbano essere considerate le superfici accertate ai fini del calcolo dei precedenti prelievi sui rifiuti. Il Comune, però, come procede all’accertamento per le unità immobiliari? Per quelle iscritte o iscrivibili al catasto deve essere considerata superficie assoggettabile a Tari quella pari all’80% della superficie catastale.

Il calcolo viene effettuato sulla base del tariffario previsto dal proprio Comune, prendendo in considerazione i seguenti elementi:

  • quota fissa: determinata sulla base dei metri quadrati dell’immobile e delle relative pertinenze moltiplicati per il numero degli occupanti. Se il proprietario dell’immobile non è residente, il numero degli occupanti è determinato in via presuntiva, in rapporto alla superficie dei locali, ovvero:
    • da mq 0 a mq 45: 1 componente convenzionale;
    • da mq 46 a mq 60: 2 componenti convenzionali;
    • da mq 61 a mq 75: 3 componenti convenzionali;
    • da mq 76 e oltre: 4 componenti convenzionali;
  • quota variabile: quantità di rifiuto residuo conferito e quantitativo minimo obbligatorio, decisi da ciascun Comune sulla base della delibera TARI comunale. La quota variabile della Tari è costituita da un valore assoluto, rapportato al numero degli occupanti dell’immobile.

Le regole di calcolo sono differenti per le utenze non domestiche. In tal caso, sia la quota fissa che la quota variabile devono essere moltiplicate per la superficie assoggettabile al versamento Tari.

Nuova Tari: le regole di ARERA

ARERA, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, ha approvato una delibera che fissa i nuovi criteri che i Comuni devono rispettare per emanare i regolamenti in tema rifiuti per il periodo 2022-2025 (delibera 3 agosto 2021, n. 363/2021/R/rif).

Questo documento entrato in vigore dal 1° gennaio 2023 e obbliga i Comuni a rateizzare le quote della Tari di importo minimo di 100 euro in alcuni casi specifici:

  • per soggetti beneficiari del bonus sociale per disagio economico per luce, gas e acqua;
  • per soggetti in condizioni economiche disagiate, secondo i parametri definiti dall’ente territoriale competente;
  • se l’importo addebitato supera del 30% il valore medio delle fatture emesse negli ultimi due anni.

Pagamento spazzatura, come si versa?

Le prime rate di Tari, versate a titolo di acconto, sono calcolate sulla base della tassa dovuta l’anno precedente. La percentuale da pagare in ogni versamento, poi, è stabilita dal Comune di residenza. Il saldo di dicembre, invece, è determinato sulla base delle tariffe stabilite per il 2024 a patto che la delibera del Comune sia stata pubblicata entro il 28 ottobre 2024.

Proprio per questo motivo il saldo della Tari va versato sempre dopo il 30 novembre per permettere di determinare il saldo sulla base delle nuove delibere (pubblicate entro la fine di ottobre).

Anche per il 2024 restano invariate le modalità di pagamento della Tari che può essere versata con:

  • modello F24;
  • con bollettino postale;
  • con pagamento Mav.

Va ricordato, infine, che nella compilazione del modello F24 è necessario utilizzare la sezione “Imu e altri tributi locali” indicando come codice tributo 3944. Sono stati introdotti anche i nuovi codici tributo per pagare la Tefa scorporata dalla Tari e sono:
I nuovi codici tributo istituiti sono:
Tefa: per versare la TEFA - tributo per l’esercizio delle funzioni di tutela, protezione e igiene dell’ambiente;
Tefn: per versare TEFA - tributo per l’esercizio delle funzioni di tutela, protezione e igiene dell’ambiente – interessi;
Tefz: per versare TEFA - tributo per l’esercizio delle funzioni di tutela, protezione e igiene dell’ambiente - sanzioni

Argomenti

# Tari
# MEF
# ARERA

Iscriviti a Money.it

SONDAGGIO