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Risparmio: dai titoli di Stato alle azioni, ecco come crescerà la pressione fiscale nel 2014

martedì 19 novembre 2013, di Vittoria Patanè

La Legge di Stabilità 2014, oltre alle ormai celeberrime misure relative al cuneo fiscale e alla tassazione sugli immobili, contiene importanti novità relative al mondo del risparmio.

Dall’aumento allo 0,2% della patrimoniale su investimenti e conti deposito all’innalzamento al 22% dell’aliquota sulle rendite finanziarie, ce n’è davvero per tutti i gusti.

Nessuna di queste misure, attualmente, ha assunto carattere definitivo, ma nel caso in cui la volontà del Governo di innalzare le tasse sul risparmio divenisse operativa, la pressione fiscale per gli investitori italiani diventerebbe ancora più pesante.

Negli ultimi anni infatti, le tasse sugli investimenti sono cresciute in maniera esponenziale e, a quanto pare, è stato solo l’inizio.

Le intenzioni

Facendo un rapido calcolo, e inserendo al suo interno anche gli aumenti della mini patrimoniale sugli investimenti e delle tasse sulle transazioni finanziarie, si arriva al 22%, il doppio rispetto a quel 12,5% che negli ultimi quattro anni, tra il 1998 e il 2012 pesava su chiunque decidesse di investire su titoli di Stato o azioni.

Nonostante ciò, bisognerebbe comunque sottolineare che questo 22% ci farebbe comunque restare nella parte bassa della classifica europea relativa alla tassazione sui guadagni derivanti dagli investimenti.

In Germania il peso sulle rendite finanziarie è pari al 26,3%, in Francia arriva addirittura al 39%. Il problema sta nel fatto che il minor peso fiscale presente in Italia sulle rendite finanziarie viene compensato da tutto il resto e ci fa schizzare in vetta alla classifica della pressione fiscale complessiva.

Le tasse sulle rendite finanziarie

Una breve panoramica per capire qual è attualmente la situazione sembra d’obbligo.
Dal primo gennaio 2012 l’aliquota su BTP e Titoli di Stato è pari al 12,5%, mentre tutti gli altri asset (azioni, fondi, bond societari) sono soggetti ad un’aliquota del 20%.Del 20% sono poi anche gli interessi sui conti correnti.

Secondo un calcolo effettuato da corriere.it:

Un investimento in azioni da 50.000 euro con un rendimento complessivo ipotetico del 3% annuo (quindi 1.500 euro) prima del 2012 pagava il 12,5% pari a 187,5 euro. Nel 2013, con l’aliquota al 20%, lo stesso rendimento sopporta una tassa di 300 euro a cui si è aggiunta la mini patrimoniale dello 0,15 per cento che vale altri 75 euro. Totale: 375 euro.

Se gli aumenti contenuti nell’attuale Legge di Stabilità venissero approvati, la pressione fiscale salirebbe ancora. Nel caso in cui passasse solo l’aumento allo 0,20% della minipatrimoniale, il rialzo sarebbe di ulteriori 25 euro e la tassa arriverebbe a 400 euro.

Se poi, nonostante le proteste, anche l’aliquota generale salisse al 22%, lo stesso investimento farebbe entrare nelle casse del fisco 430.
Conti fatti dunque, in due anni si passa da 187,5 a 430 euro, con un aumento di 242,5 euro.

Tutto ciò ovviamente, senza considerare gli effetti della Tobin Tax in vigore da marzo.

Europa

Di seguito vi mostriamo un grafico contenente le aliquote applicate sui redditi di capitale in Europa:

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