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Riforma pensioni: obiettivo superare la Fornero, quanto ci sono costati quegli errori?
mercoledì 20 settembre 2017, di
Riforma pensioni: proseguono sotto traccia le trattative tra governo e sindacati, con l’obiettivo comune che è quello di riuscire a porre rimedio alle diverse criticità che si sono venute a creare con l’introduzione della legge Fornero.
Una settimana dopo il vertice romano sulla riforma delle pensioni, l’atmosfera rimane più che tesa con la Cgil pronta a scendere in piazza mentre la Uil starebbe pensando a una raccolta firme per indire un Referendum.
La disponibilità del ministro Poletti a introdurre nella riforma pensioni sgravi per i giovani e a stabilizzare l’Ape Social non sembrerebbe infatti soddisfare i sindacati, visto che sul tema delle donne e dell’aspettativa di vita non ci sarebbero passi in avanti nelle trattative.
Il ritornare a parlare della Quota 100 poi evidenzia tutta la criticità della situazione italiana: la riforma Fornero ha scaturuto una serie di problematiche verso cui da tempo si sta cercando di rimediare, ma la coperta finanziaria al momento sembrerebbe essere corta per accontentare tutti.
Riforma pensioni: superare la Fornero
Il tema della riforma pensioni in Italia è d’attualità da anni, ovvero da quando l’allora governo tecnico presieduto da Mario Monti decise di mettere mano al sistema pensionistico, all’epoca regolato dalla legge Dini del 1996.
Chi ha buona memoria con ogni probabilità si ricorderà di questa data: 4 dicembre 2011. Quel giorno infatti ci fu la famosa conferenza stampa dove venne presentata la manovra Finanziaria del governo Monti, all’interno della quale era presente la riforma delle pensioni firmata da Elsa Fornero.
Difficile anche scordarsi delle lacrime dell’allora ministro del Lavoro, con la Fornero che non riuscì a trattenere la commozione quando dovette pronunciare la parola “sacrifici” che venivano chiesti agli italiani per superare quella difficile situazione economica.
In effetti il Bel Paese non passava di sicuro il suo momento migliore in quel periodo, con lo spread che cavalcava e il rischio di un default simile a quello della Grecia che sembrava essere tristemente imminente.
Con la caduta del poco brillante ultimo governo Berlusconi e la nascita di quello tecnico dei “professori” presieduto da Monti, si dette il via a quella stagione denominata poi di “lacrime e sangue” per i duri provvedimenti adottati per risanare le casse del paese.
I tagli draconiani verso la spesa pubblica non risparmiarono neanche le pensioni, con la le riforma Fornero che andò ad abolire il sistema delle quote, introdusse il contributivo per tutti, tolse le finestre mobili e innalzò l’età per ritirarsi dal mondo del lavoro.
La prima problematica che si venne a creare fu quella degli esodati, ma col tempo le nuove norme introdotte non dettero quella auspicata flessibilità pensionistica. Il successivo governo di centrosinistra, con il PD che comunque votò ai tempi la legge Fornero assieme all’allora Polo delle Libertà, dopo aver cercato di mettere più pezze possibili ora sta cercando di riformare il mondo delle pensioni.
Riforma delle pensioni: il problema dei fondi
Quando la Fornero scoppiò in lacrime presentando la sua riforma delle pensioni, a molti tornò in mente il vecchio detto “quando il dottore piange, per il malato non si mette bene”. In effetti per l’Italia la situazione non migliorò molto.
Negli ultimi tempi i tre governi di centrosinistra che si sono susseguiti in questa legislatura ormai agli sgoccioli hanno provato a rimediare agli errori commessi: oltre alla salvaguardia degli esodati, sono state varate misure come Opzione Donna, Quota 41 e l’Ape Social.
L’obiettivo comune del governo assieme ai sindacati è però quello di dare un’ulteriore forte sterzata per cercare di superare la legge Fornero, con una riforma delle pensioni che sarà presente nella Finanziaria che il governo presenterà in autunno.
Le trattative finora non hanno però portato a molti risultati: fino a quando non sarà approvato il Def, non è dato sapere quanti fondi saranno a disposizione per la riforma e quindi quali provvedimenti potranno essere presentati.
Quello che in molti si auspicano è la presenza nella riforma del Ddl Damiano, che in pratica con la Quota 100 torna a introdurre la possibilità di sommare età anagrafica e anni di contributi per andare in pensione.
Il problema però è che per la Quota 100 servirebbero 10 miliardi per avere una copertura finanziaria sufficiente, costi alti come quelli per il rinvio dell’innalzamento a partire dal 2019 dell’età pensionistica a 67 anni dovuto al miglioramento delle condizioni di vita.
Il pericolo quindi è che per i scarsi fondi a disposizione possano essere adottati buoni provvedimenti, vedi sgravi ai giovani e Ape Social, senza però riuscire a risolvere i problemi maggiori e più strutturali.
Gli italiani quindi rischiano di continuare a pagare per gli errori commessi nel passato, prodotti non solo dalla riforma Fornero ma anche da quella “finanza creativa” che ha caratterizzato i governi targati Silvio Berlusconi.
Con le elezioni alle porte, dove l’esito finale mai come in quest’occasione è così in bilico, è probabile che il governo possa provare a fare uno sforzo per cercare di venire più incontro possibile ai sindacati, ma risolvere tutte le problematiche sarà impossibile.