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Pensioni, novità: quali manovre saltano se non si trovano i fondi?
mercoledì 3 agosto 2016, di
Le richieste dei sindacati per la riforma delle pensioni sono chiare: servono almeno 2 miliari e mezzo per fare tutto e soprattutto farlo bene. Il Governo per la riforma del sistema pensionistico ha però a disposizione un miliardo in meno e al momento è alla ricerca di ulteriori finanziamenti. In caso però non riuscisse a trovare ulteriori fondi dovrà mettere da parte alcune delle manovre.
La riforma delle pensioni che a settembre entrerà nella Legge di Stabilità dovrà infatti destinare la maggior parte dei fondi all’Ape. Nel caso in cui saltino gli accordi tra Confindustria e sindacati e il Governo non riesca a reperire finanziamenti, alcune manovre dovranno essere messe da parte.
Confindustria ha infatti proposto di contribuire versando parte dei soldi necessari per il pensionamento anticipato, ma non sono chiare le modalità di restituzione. Il 1° settembre si terrà il tavolo di confronto con i sindacati e verranno chiariti tutti i lati oscuri.
Il Governo ha però promesso molte manovre e soprattutto ha coinvolto quasi tutte le categorie di lavoratori. Per alcuni lavoratori servono però molti finanziamenti e sarà lo Stato a farsi carico delle spese. Le penalizzazioni sull’anticipo della pensione potrebbero infatti essere azzerate per categorie come usuranti, precoci e altri settori da tutelare.
Nell’agenda sociale di Damiano la parola d’ordine è uguaglianza e tra le proposte accettate dallo staff del Governo sembrano esserci alcune delle sue idee, che mirano a diminuire il divario minime e pensioni d’oro.
Fin da oggi però si possono evidenziare le manovre che il Governo metterebbe da parte nel caso in cui non trovasse ulteriori fondi. Alcune proposte richiedono infatti un gettito maggiore, che lo Stato al momento non può permettersi, se non rinunciando ad altre manovre più urgenti per il Paese.
Un altro fattore che potrebbe entrare in gioco è il finanziamento per salvare le banche dal lento fallimento verso cui si dirigono. Se parte dei soldi dovesse essere destinata a manovre per la salvezza delle banche italiane, allora i fondi per la riforma delle pensioni non verrebbero incrementati.
Quali sono le manovre a rischio nella riforma? Cosa potrebbe saltare senza un aumento del capitale? Vediamo di seguito quelle che sembrano le proposte meno urgenti, secondo il Governo e sulle quali lo staff di Renzi sembra aver puntato meno.
Pensioni, novità: quali sono le manovre a rischio?
Al momento i sindacati hanno chiesto uno stanziamento di 2,5 miliardi di euro per la riforma, ma il Governo ne ha a disposizione solo 1,5. Nell’ultimo incontro però gli accordi presi sembrano andare nella direzione per accontentare tutti e accogliere molte delle richieste delle parti sociali.
Sembra che le manovre inoltre non riguarderanno solo i nuovi pensionanti, ma anche chi l’assegno lo percepisce già. Tra le proposte c’è infatti l’estensione della quattordicesima a chi ha un assegno fino a 1000 euro. I fondi per apportare questo cambiamento non sono pochissimi e sembra che verranno presi dal miliardo e mezzo a disposizione.
Una fetta consistente del finanziamento (più di mezzo miliardo) andrà poi a coprire le spese per il piano dell’uscita anticipata. Inoltre Poletti ha promesso di estendere l’Opzione donna e anche per questo serviranno dei fondi che probabilmente verranno presi dal miliardo e mezzo a disposizione.
A questo punto i fondi per la riforma sono quasi conclusi e non riusciranno di certo a coprire tutte le proposte avanzate.
Uno dei primi settori che potrebbe fare le spese di questo sono i lavoratori precoci. Fin dalle prime dichiarazioni di Nannicini, questa sembra la categoria che meno sarà tutelata. I fondi necessari potrebbero infatti non essere sufficienti e il Governo non ha manovre sulle quali sembra aver puntato per questo settore.
Altra manovra che rischia di saltare se non si reperiscono i 2,5 miliardi è l’Ottava salvaguardia. I lavoratori che dovrebbero essere tutelati da questo ultimo provvedimento dello Stato potrebbero invece confluire nel piano del pensionamento anticipato.
L’Ottava salvaguardia potrebbe però essere applicata mediante i risparmi che si sono avuti con le sette precedenti, ma sono ancora da tutelare 30-35 mila persone. Poletti assicura che i soldi saranno abbastanza per applicarla e chiudere definitivamente la questione esodati, ma in caso non fossero sufficienti non sembra che il Governo abbia ulteriori soldi da stanziare per tale manovra.
Per quanto riguarda invece la quota 41 il Governo sembra avere le idee chiare e soprattutto i fondi dovrebbero essere sufficienti. Inoltre Nannicini ha puntato molto su questo tipo di riforma, parlandone anche con le parti sociali, e non metterebbe a rischio il suo intero operato.
Pensioni, novità: perché l’Opzione donna non verrà accantonata?
Per molti mesi la paura è stata quella di una messa in disparte dell’Opzione donna e la conclusione della sperimentazione. Adesso però Poletti ci mette la faccia e assicura che lui personalmente si occuperà della questione e farà in modo che l’Opzione venga estesa.
Il Ministro dell’economia si è esposto in prima persona e diciamo che rischia il tutto per tutto con questa proposta. Cercherà in ogni modo quindi di stanziare dei fondi che tutelino questa categoria.
L’Opzione donna è una delle sperimentazioni più riuscite e che permette alle lavoratrici di andare in pensione anticipata con 34 anni di contributi e 57 anni e tre mesi di età. La sperimentazione dovrebbe concludersi a dicembre 2016, ma se Poletti riuscisse a trovare i fondi potrebbe essere estesa.
L’obiettivo sembra quello di far diventare l’Opzione donna una norma stabile e un modo di andare in pensione prima. La sperimentazione ha infatti ottenuto notevoli successi e il piano sembra quello di trasformarla in uno dei modi per anticipare l’uscita dal lavoro.
I tavoli si riapriranno nella prima settimana di settembre e si distribuiranno i fondi nelle varie proposte. Per il momento si dovrà attendere e sperare che il Governo riesca ad avere margini di manovra e soprattutto che Confindustria proponga un accordo vantaggioso alle parti sociali.
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