Dagli 1,7 miliardi del 2013 per i costi di gestione del parlamento europeo si è passati ai quasi 2 miliardi per il 2019. L’eurodeputato Marco Valli: “No alla tripla sede e niente più finanziamenti ai partiti”.
La scorsa settimana il parlamento europeo ha approvato un incremento del budget pari al 2,48% per il prossimo anno rispetto al 2018, portando le spese – che comprendono stipendi di parlamentari e impiegati, spostamenti e tutti i costi di mantenimento delle tre sedi – a un totale di 1.999.144.000 di euro.
La cifra che ogni cittadino dell’Ue destina al parlamento è quindi ora pari a 4,22 euro l’anno, con un trend in continua crescita negli ultimi 5 anni, considerando che nel 2013 era pari a 3,58 euro a cittadino.
Una circostanza che non è sfuggita all’eurodeputato del Movimento cinque Stelle Marco Valli, pronto a evidenziare l’aumento costante degli ultimi 5 anni parlando di “un evidente paradosso, perché con la Brexit il numero dei deputati scenderà di 46 unità”.
Nel mirino di Valli ci sono soprattutto le tre sedi del parlamento europeo, “che ogni anno producono un costo che oscilla dai 156 ai 204 milioni, praticamente il 10% del bilancio totale del parlamento”. Da abolire secondo il pentastellato anche i finanziamenti a partiti e fondazioni europee; mentre sarebbero da ridurre indennità e pensioni per gli eurodeputati:
“Come sempre, questa istituzione a trazione tedesca è esperta nel bacchettare gli stati membri che sprecano, ma non altrettanto nel ridursi le assurde spese che i cittadini continuano a sostenere con le loro tasse per il suo funzionamento”.
Malgrado la politica europea sia molto più attenta ai costi rispetto a quella italiana – basti pensare che ai 4,22 euro l’anno a cittadino per il parlamento Ue vanno contrapposti i 25 per quello italiano – una proposta mirata a ridurre i costi è stata effettivamente presentata lo scorso anno dagli europarlamentari, i quali avevano votato una risoluzione non vincolante per ridurre a una sola le sedi del parlamento, che oltre alle spese di mantenimento obbligano a costi per viaggi e trasferimenti che nel 2014 la Corte dei conti stimava in circa 114 milioni di euro. La Francia però continua a opporsi.
Il perché delle tre sedi parlamentari
La tripla sede sembra quasi all’unanimità considerata superflua, e origine della fetta più grossa di spese facilmente eliminabili, come ha sottolineato lo stesso parlamento europeo in fase d’approvazione del budget per il prossimo anno, parlando esplicitamente dei “potenziali risparmi che si otterrebbero con una sede unica”, e chiedendo una tabella di marcia verso la fissazione di quest’ultima.
Eppure alla base delle tre sedi c’è un significato storico. Al di là della sede di Lussemburgo - che ospita il segretariato generale e assume un ruolo prettamente amministrativo - quelle di Bruxelles e Strasburgo rappresentano infatti i territori liberati dall’invasione tedesca, diventati simbolo della pace nel continente.
Un ruolo che tuttavia sembra diventato obsoleto, e più volte membri del parlamento europeo hanno fatto luce sullo scarsissimo utilizzo della sede di Strasburgo, attiva solo 44 giorni l’anno, ma che è costata 600 milioni di euro.
Eppure la presa di posizione della Francia - messa in crisi dall’idea di “perdere Strasburgo” dopo aver riconquistato l’Alsazia ormai oltre 70 anni fa - sembra per il momento bloccare ogni possibile mossa in questa direzione.
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