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Oro: la corsa è finita. I prezzi si muovono verso 1000 dollari

martedì 4 giugno 2013, di Nadia Fusar Poli

La corsa al rialzo dei prezzi dell’oro, cui abbiamo assistito negli ultimi anni - da $800 l’oncia agli inizi del 2009 a oltre $1.900 nell’autunno del 2011 - aveva tutte le caratteristiche di una bolla. Ora, quella stessa bolla si sta sgonfiando e il progressivo crollo del prezzo dell’oro è destinato a continuare.

Quando l’oro raggiunse il picco, i gold bug - investitori eccessivamente prudenti che investono in beni rifugio combinando perfettamente paura e paranoia con una sana diffidenza rispetto allo scenario economico - hanno previsto che i prezzi dell’oro sarebbero saliti a $ 2.000, $ 3.000 e addirittura a $ 5.000 in un arco di tempo relativamente breve...di pochi anni. Ma da allora i prezzi si sono per lo più spostati verso il basso. Nel mese di aprile, l’oro è stato venduto a quasi $ 1300 l’oncia e il prezzo è ancora in bilico al di sotto di 1.400 dollari, un calo di quasi il 30% dal massimo record toccato nel 2011.

Vi sono alcune ragioni per cui è verosimile ritenere che la bolla sia di fatto scoppiata, e che i prezzi dell’oro, suscettibili di variazioni al ribasso, siano destinati a muoversi verso 1.000 dollari entro il 2015.

In primo luogo, i prezzi dell’oro tendono a impennarsi, sino a raggiungere livelli record, quando a livello globale esistono seri rischi economici, finanziari e geopolitici. Se la possibilità di un Armageddon finanziario (sebbene improbabile) vi spaventa, è (metaforicamente) giunto il momento di rifornire il vostro bunker con armi, munizioni, cibo in scatola e…lingotti d’oro! Ma anche in questo terribile (quanto inverosimile) scenario, l’oro potrebbe non essere un buon investimento. In effetti, proprio al culmine della crisi finanziaria globale nel 2008 e 2009, il prezzo dell’oro è sceso bruscamente in un paio di occasioni.

In secondo luogo, la perfomance dell’oro è legata all’inflazione. La sua popolarità quale riserva di valore (e quindi la sua performance) cresce proporzionalmente ad essa. Nei periodi di forte inflazione infatti, si registra solitamente un significativo incremento delle quotazioni dell’oro. Ma nonostante la politica monetaria molto aggressiva messa in atto da molte banche centrali - cicli successivi di quantitative easing hanno raddoppiato o addirittura triplicato l’offerta di moneta nelle economie più avanzate - l’inflazione globale è in realtà bassa e sta cadendo ulteriormente.

Così, le imprese hanno poco potere sui prezzi a causa di un eccesso di capacità, mentre il potere contrattuale dei lavoratori è basso a causa di un alto tasso di disoccupazione. Inoltre, i sindacati continuano a indebolirsi, mentre la globalizzazione ha incentivato la produzione di beni a basso costo di manodopera in Cina e altri mercati emergenti, deprimendo i salari e le prospettive di lavoro dei lavoratori non qualificati nelle economie avanzate. E l’oro sta seguendo il calo dell’inflazione effettiva e attesa.

In terzo luogo, a differenza di altri beni (azioni, obbligazioni o immobili), l’oro non fornisce alcun reddito (come dividendi, cedole, o affitti): è solo un gioco di rivalutazione del capitale. Ora che l’economia globale si sta riprendendo, altri asset - azioni o addirittura immobili - offrono rendimenti più elevati. In effetti, dal forte aumento dei prezzi dell’oro registrato all’inizio del 2009, titoli azionari statunitensi e globali hanno decisamente sovraperformato il prezioso metallo.

In quarto luogo, i prezzi dell’oro sono aumentati sensibilmente quando, dopo i cicli successivi di quantitative easing, i tassi di interesse reali (al netto dell’inflazione) sono diventati sempre più negativi. Il momento migliore per comprare oro è quando i rendimenti su liquidità e obbligazioni sono negativi e tendono a crollare. Ma, considerate le migliori prospettive per gli Stati Uniti e l’economia globale, la Federal Reserve e le altre banche centrali dovranno, progressivamente, uscire dal quantitative easing e abbandonare la politica dei tassi prossimi a zero. Questo significa che i tassi reali tenderanno a salire, piuttosto che a cadere.

Quinto: alcuni hanno sostenuto che la forte crisi del debito sovrano, avrebbe spinto gli investitori verso l’oro, dal momento che i titoli di stato sono diventati più rischiosi. Ma ora sta accadendo esattamente il contrario. Molti di questi governi altamente indebitati, possiedono grandi scorte di oro e potrebbero pertanto decidere di svenderne una parte, per ridurre i propri debiti. La notizia che Cipro starebbe proprio pensando di sbarazzarsi di una piccola fetta - circa 400m € - delle sue riserve auree, ha innescato un calo del 13% dei prezzi dell’oro nel mese di aprile. Paesi come l’Italia, che ha riserve in oro massiccio (oltre $ 130 miliardi), potrebbero essere tentati di fare lo stesso, alimentando una ulteriore riduzione dei prezzi.

L’oro, che può essere una riserva di valore per la ricchezza, ma non è un mezzo di pagamento così come non è una unità di conto (i prezzi dei beni, dei servizi e delle attività finanziarie, non sono espressi in oro) resta di fatto quella "barbara reliquia" (espressione coniata da John Maynard Keynes), senza valore intrinseco e utilizzata principalmente come copertura contro paura e panico diffusi e irrazionali. Sì, tutti gli investitori dovrebbero avere una quota molto modesta di oro nei propri portafogli quale copertura contro gravi rischi. Ma altre attività reali sono in grado di fornire una copertura simile, e quei rischi - anche se non ancora completamente eliminati - sono oggi certamente inferiori rispetto al picco della crisi finanziaria globale. Mentre i prezzi dell’oro potrebbero temporaneamente muoversi verso l’alto nei prossimi anni, saranno molto volatili e tenderanno al ribasso nel tempo. La corsa all’oro è finita.

fonte: guardian.co.uk

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