Home > Altro > Archivio > Lasciare l’Euro? Opzione per la Germania (Financial Times)

Lasciare l’Euro? Opzione per la Germania (Financial Times)

mercoledì 26 settembre 2012, di Federica Agostini

La Germania può uscire dall’Euro? Per un paese così grande e importante, certamente, la questione diventa una "opzione", ma la domanda si fa pertinente, soprattutto dopo che Angela Merkel, la cancelliera conservatrice, ha annunciato il suo supporto a Mario Draghi, presidente della BCE, contro il capo della Bundesbank, Jens Weidmann, riguardo al piano di acquisto dei titoli di stato dei governi problematici.

Il Financial Times offre un’analisi della situazione indicando i pro e i contro che la Germania trarebbe dalla rottura della moneta unica. A quanto pare, i vantaggi di un ritorno al Marco sarebbero più degli svantaggi, anzi, l’unico svantaggio sarebbe la richiesta da parte degli altri paesi di cambiare la propria valuta con la nuova moneta tedesca. Il discorso dell’autore, Martin Wolf, forse un po’ euroscettico e filo anglosassone, non prende in considerazione gli effetti che la rottura dell’Euro implicherebbe su scala globale e lascia senza risposta una domanda di fondo: se per la Germania lasciare l’Euro è una semplice (ma vantaggiosa) opzione, cosa significa allora Unione Europea e che senso avrebbe avuto istituire la moneta unica?

Germania: lasciare l’Euro è un’opzione

Il presidente della Bundesbank, l’istituzione più rispettata della Germania, diventa ogni giorno di più il portavoce conservatore della posizione euroscettica tedesca e ritorna, per questo, l’attenzione al discorso sull’infelice sposalizio rappresentato dall’Eurozona. Ci si chiede a questo punto, un divorzio non sarebbe meglio?

De Grauwe: pro e contro del ritorno al Marco

Secondo un recente articolo di Paul de Grauwe, economista Belga e insegnante alla London School of Economics, la rottura della moneta unica non rappresenterebbe poi una grande minaccia per la Germania.

 Anzitutto, la Germania ha accumulato una rete di credito con il resto del mondo, non solo per l’attività della Banca Centrale, ma anche perché possiede grandi surplus sulla bilancia dei pagamenti. La Germania vive di due importantissime attività: l’esportazione di beni (ad un livello eccellente) e l’importazione di crediti finanziari. In sostanza, i surplus della Germania hanno esposto la popolazione tedesca al rischio finanziario. Ma i bilanci dell’Eurosistema non sono un buon indicatore di questo rischio e sono saltati, secondo quanto scritto da de Grauwe, per causa dei flussi finanziari speculativi, e non per via degli squilibri commerciali.

 La seconda questione riguarda i contribuenti tedeschi che non sarebbero in alcun modo esposti a ingenti perdite. Il valore della base monetaria della Bundesbank, infatti, non dipende dal valore dei beni posseduti, ma dal potere di acquisto della moneta. In un sistema monetario del genere, la banca centrale ha bisogno di "beni" soltanto per gli scopi di controllo monetario; infatti, potrebbe tranquillamente creare denaro dal niente. Ciò che fa, effettivamente, il valore del denaro è la capacità delle persone di utilizzarlo e dello Stato di imporvi tasse.

 Nel caso della rottura della moneta unica, il rischio per la Germania sarebbe quello di un eccesso di richiesta di valuta domestica (il nuovo Marco) da parte dei "non residenti", ovvero da parte di quanti vorrebbero tradurre la propria moneta in moneta tedesca. Ad ogni modo, la Bundesbank potrebbe prevenire tale eventualità restringendo la possibilità di conversione ai soli residenti tedeschi. A questo punto, le perdite riguarderebbero soltanto i cittadini degli altri paesi le cui valute tenderebbero al collasso.

Dumas: la strategia mercantilistica deleteria per la Germania

Secondo Charles Dumas (Lombard Street Research di Londra), invece, la moneta unica ha incoraggiato la Germania ad una strategia mercantilistica alle spese dei cittadini e della sua stessa economia. Dumas ha notato come, dal 1998, gli introiti personali siano aumentati notevolmente insieme con i consumi. La produttività, invece, è cresciuta meno in Germania che nel Regno Unito nel periodo tra il 1999 e il 2011: forse perché l’adesione all’Euro ha "protetto" le attività economiche dalle incombenze legate al possedimento di una moneta forte.

La stagnazione dei salari reali, il rigore fiscale e i relativi costi dei tassi di interesse hanno contribuito a frenare la domanda ed ora la cura necessaria per la "malattia" dell’Eurozona imporrà un’inflazione più alta in Germania che si tradurrebbe in prolungate recessioni deflazionistiche sui mercati più importanti dell’Eurozona e continui trasferimenti di risorse pubbliche.

Ovvero: i vantaggi economici e politici che l’Euro ha apportato alla Germania non sono quelli che le autorità avrebbero voluto. La cosa peggiore è che a seguire verranno ancora molti altri anni di negoziazioni sui salvataggi, di ristrutturazione del debito, impopolari riforme strutturali e attenzioni alla competitività.

A questo punto, forse, un divorzio -per quanto doloroso- sarebbe meno straziante.

Perché prestare agli altri quando si può avere di più!?

Tornare al Marco tedesco farebbe schizzare i profitti, aumentare la produttività e gli introiti dei consumatori. Anziché prestare il surplus per salvare qualche straniero, i tedeschi potrebbero godersi standard di vita più elevati. Inoltre, questo divorzio potrebbe dare nuova vita alla competitività tra i membri dell’eurozona per l’effetto indiretto dell’inflazione e della disoccupazione.

Le posizioni di Dumas e de Grauwe convergono su un punto molto importante: se la Germania continuerà ad avere un surplus nel saldo estero, allora accumulerà enormi crediti verso gli altri paesi che, probabilmente, si trasformeranno nel tempo in pura e semplice spazzatura. Secondo de Grauwe l’accumulo di crediti rappresenta un danno all’economia tedesca perché spinge i contribuenti a trasferire, in un modo o nell’altro, cospicue risorse ai loro "clienti", quando invece queste potrebbero essere sfruttate "a casa".

Certo, per la Germania uscire dall’Euro è un’opzione che se rigettata (come probabilmente sarà) porterà a nuovi ed ulteriori "dolori". La Germania ha pagato un prezzo carissimo per la strategia mercantilistica che, fuori o dentro dall’Euro, non può durare ancora a lungo.

Traduzione per Forexinfo.it a cura di Federica Agostini - Fonte: Financial Times
Titolo originale: Why exit is an option for Germany

Un messaggio, un commento?

moderato a priori

Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Chi sei?
I tuoi messaggi

Questo form accetta scorciatoie di SPIP [->url] {{bold}} {italic} <quote> <code> e il codice HTML <q> <del> <ins>. Per creare un paragrafo lasciate semplicemente una riga vuota.