L’Italia è un paese per donne?

Marta De Vivo

25/11/2020

11/02/2022 - 15:06

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La violenza di genere esiste e continua ad insediarsi nella vita di molte donne.

L’Italia è un paese per donne?

L’ultimo studio dell’Osservatorio in difesa di Terre des Hommes e ScuolaZoo sulla percezione della disparità fra generi e violenza, discriminazioni e stereotipi di genere, bullismo fra la GenZ in Italia, ci rende chiara la situazione. Da questo studio emerge che i ragazzi avvertono la gravità della situazione, l’85% di loro ritiene che in Italia ci sia un elevato livello di violenza sulle donne: 7 ragazzi su 10 ritengono vi sia un allarme ma il rapporto sale fino a 9 su 10 se si considerano le risposte delle ragazze. Il 15%, invece, ritiene che non vi sia alcun problema.

Passando alla violenza assistita, il 51% degli intervistati si è detto vittima di forme di violenza verbale, il 39% di alcune forme di violenza psicologica. Se consideriamo il dato di una violenza subita dai ragazzi almeno una volta nella loro vita, al primo posto vi sono gli atti di bullismo, ossia il 45% che, se sommati a quelli di cyberbullismo, che sono al 16% , colpiscono 6 ragazzi su 10. Il posto di lavoro è considerato il primo tra i luoghi in cui c’è più discriminazione contro le donne: lo pensa addirittura il 66% dei ragazzi.

Gender Gap e lavoro

Guardiamo i dati Eurostat, il gender gap nei posti di lavoro è incredibilmente alto : nel settore pubblico la presenza femminile è notevole, il gender gap infatti, scende sino al 4.4%, mentre nel settore privato sale drasticamente sino al 17.9%. Se spostiamo invece l’attenzione sulle donne con una posizione di CEO in Italia, la quota scende di 10 punti percentuali: 34% direttore, 30% vice presidente, 26% vice presidente senior. Nel ruolo di C-suite , al giorno d’oggi in Italia fra donne e uomini, c’è un gap del 79%. In Italia dunque c’è un trend negativo per ciò che concerne parità di salario e posizionamento lavorativo fra donne e uomini.

Secondo un recente studio di eToro e Bva-Doxa, le donne italiane rappresentano il 42,1% degli occupati complessivi del paese e il tasso di attività femminile è del 56,2%. Ma solo 4 donne su 10 si sentono economicamente indipendenti, nel 64% dei casi, è infatti il partner maschile a guadagnare più della donna. Il 40% delle donne che sostengono di essere economicamente indipendenti dicono di esserlo totalmente, il 38% sostiene di essere indipendente ma con rinunce. In più secondo gli ultimi dati ISTAT, nell’UE il tasso di occupazione degli uomini è più alto di quello delle donne (74% e 63% nel 2019).

Il divario tra il tasso di occupazione delle donne e degli uomini aumenta con il numero di figli. Nell’UE nel 2019 il tasso di occupazione per le donne senza figli era il 67%, mentre era il 75% per gli uomini. Con un figlio, il tasso aumenta al 72% per le donne e all’87% per gli uomini. Per le donne con due figli, il tasso rimane al 73%, mentre quello degli uomini aumenta al 91%. Per le persone con tre o più figli, il tasso di occupazione diminuisce al 58% per le donne, mentre per gli uomini è dell’85%. Questa situazione non è più accettabile, le donne devono essere rispettate ed essere libere di esercitare la loro professione senza pregiudizi di genere, non possiamo più sottostare ad una cultura così maschilista e patriarcale, è giunto il momento della svolta, quella vera.

L’Italia non sembra ancora pronta ad un cambiamento radicale, che consenta alle donne di essere inserite in contesti lavorativi che garantiscano lo stesso salario e trattamento riservato ai colleghi. Da studentessa di 19 anni con aspettative, auspico che vengano intraprese misure più definite che vadano a colmare questo incredibile gap, inaccettabile per la nostra epoca e più di ogni altra cosa per il progresso equilibrato di tutte le risorse umane, senza distinzione di genere, del nostro paese. Come diceva Coco Chanel : “Una donna dovrebbe essere due cose: chi e cosa vuole”.

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