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Italia, Grecia e Spagna devono alla BCE 1.000 miliardi di euro
martedì 21 marzo 2017, di
Italia, Grecia e Spagna devono alla Banca Centrale Europea (BCE) circa 1.000 miliardi di euro. La Banca d’Italia è in debito di un importo pari al 22% del PIL del nostro Paese. I contrari al progetto europeo parlano di un ritorno imminente sul debito sovrano, uno spettro amaro di quanto già successo nel 2011.
I membri dell’Eurozona più in crisi continuano a barcollare sull’orlo del fallimento aggravando l’allarme per lo scoppio di una bolla speculativa sul debito.
Alcuni analisti contrari all’UE hanno condannato l’economia viziata di questo sconsiderato esperimento che è stata l’Unione Europea, mentre la BCE si trova di fronte ad un brusco risveglio con gli Stati che si stanno sgretolando pezzo dopo pezzo sotto il peso del debito.
Le condizioni del mercato nella zona euro stanno mostrando dei segnali di un ritorno al contesto che ha scatenato la crisi del debito europeo nel 2011, che fecero precedentemente capolino nel 2009.
La BCE utilizza un sistema chiamato TARGET2 per valutare i livelli di indebitamento e i dati della banca sembrano mostrare che è solo una questione di tempo prima che il sistema corrente vada in tilt.
Al momento diversi Stati membri della zona euro, tra cui la Grecia, il Portogallo, l’Irlanda, la Spagna e Cipro non sono stati capaci di ripagare o rifinanziare il proprio debito pubblico.
Questi sono salvati con bail out grazie all’intervento di terze parti, tra cui gli stessi paesi della zona euro, la BCE e il Fondo Monetario Internazionale.
Ma l’Italia, la Spagna, la Grecia e il Portogallo stanno accumulando debiti che non saranno mai in grado di pagare.
- Le passività Target2 della Spagna sono di €328 miliardi, quasi il 30 per cento del PIL.
- Le passività di Portogallo e Grecia sono entrambe a €72 miliardi.
- La Banca d’Italia da sola deve un record di €364 miliardi alla BCE - circa il 22 per cento del PIL.
Il mercato si mette di nuovo in allerta, iniziano a suonare gli stessi campanelli d’allarme del non così lontano 2011. I capitali stanno confluendo sugli asset rifugio della Germania.
È difficile vedere come una fine dell’UE non sia ormai alle porte. Il progetto europeo è nato cavalcando la corsa verso la miniera d’oro dell’Unione europea, senza mettere in discussione l’economia difettosa di questo esperimento che, con il senno di poi, si è rivelato imprudente.