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I nuovi emigrati italiani della crisi: dove vanno e perchè?

sabato 15 giugno 2013, di Valentina Pennacchio

Il Novecento è stato un secolo caratterizzato da forte ondate di emigrazione italiana, soprattutto verso l’Argentina e gli USA, seguiti, dopo la Seconda Guerra Mondiale, da Svizzera, Belgio e Germania occidentale, nonché da un’emigrazione nella stessa Italia: dal Sud al Nord. I motivi sono noti: la ricerca di un lavoro, di una vita migliore. Ne è passato di tempo, ma le motivazioni dei nuovi emigrati italiani della crisi sono praticamente le stesse.

Gli alti tassi di disoccupazione, insieme all’invecchiamento della popolazione e della forza lavoro, ha riportato in auge il dibattito sull’emigrazione e sull’immigrazione.

Soprattutto negli ultimi due anni i cittadini europei dell’Irlanda e dell’Europa meridionale, ove si trovano gli Stati più duramente colpita dalla crisi economica e dalle misure di austerità, hanno dovuto affrontare una disoccupazione dilagante, soprattutto giovanile, una drastica riduzione degli stipendi e delle indennità assistenziali e un sostanziale deterioramento del loro sviluppo professionale e della qualità della vita.

Molti hanno risposto partendo verso altre mete, così c’è stato un certo clamore mediatico su questa nuova ondata di emigrazione.

Quali sono le conseguenze per l’economia e la società di questi Paesi? Questo è ciò che vuole scoprire l’Istituto universitario europeo (EUI) di Fiesole, che ha promosso un sondaggio, ancora in corso, per fotografare i nuovi emigrati: dall’inizio della crisi nel 2007 ad oggi. In particolare parliamo di coloro che hanno lasciato i PIGS: Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna.

I nuovi emigrati: dove vanno e perché?

Nonostante il sondaggio sia ancora in itinere, possiamo soffermarci su una prima analisi. Dove vanno e perchè i nuovi emigrati della crisi?

  • Gran Bretagna: 30%;
  • Germania: 11%;
  • Olanda: 8%;
  • Belgio: 7%;
  • Francia: 6%.

Inoltre, secondo questi primi dati (4.000 sondaggi), il 20% degli emigrati italiani nel proprio paese lavorava nell’ingegneria e l’11% nell’IT e computing. La metà di essi aveva già un lavoro e più dei ¾ decide di partire senza figli. La motivazione principale? E’ una scelta di carriera, nonché di vita.

Un’analisi più dettagliata proprio sugli emigrati italiani, mostra che le destinazioni più gettonate sono:

  • Germania: 20%;
  • Francia: 16%;
  • Gran Bretagna: 13%;
  • Ungheria: 5%;
  • Olanda: 5%;
  • Austria: 5%;
  • Paesi extra UE: 20%.

Le motivazioni?

  • la possibilità di fare carriera: 68%;
  • l’opportunità di avere un reddito più alto: 38%;
  • la qualità della vita: 35%.

La lingua rappresenta un problema? Evidentemente no, come spiega Anna Triandafyllidou, coordinatrice del sondaggio e direttore del Global governance programme dell’EUI:

“La cosa interessante è che la conoscenza della lingua come criterio di scelta del Paese tra gli italiani è stata segnalata solo dal 27% delle persone e l’avere studiato nel Paese stesso soltanto il 23%”.

E aggiunge:

“Quanto alla cultura degli emigranti di nuova generazione finora intercettati dal sondaggio, il 96% è laureato, il 40% ha un master e il 27% un Phd. Il 60% ha tra i 30 e i 40 anni. Se tra gli ingegneri dei cinque PIGS la propensione a partire è alta, tra gli italiani scende al solo 10% del totale, mentre il 33% lavora nel settore della scienza dell’educazione e il 23% nell’economia”.

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