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Euro: la resa dei conti tra Italia e Germania si avvicina sempre di più. L’analisi del Telegraph

giovedì 13 giugno 2013, di Erika Di Dio

È scattato qualcosa nella psiche italiana la settimana scorsa dopo che la Banca centrale europea non ha offerto nulla per combattere la crisi del credito che sta asfissiando le piccole imprese, e più in generale perché si è lavata le mani dall’incipiente crisi di deflazione di Eurolandia e lo spreco catastrofico della sua gioventù.

Braccio di ferro con la Germania?

Il giorno successivo l’ex premier Silvio Berlusconi ha chiesto una prova di forza, o un "Braccio di Ferro", con i poteri del nord prima di perdere completamente tutte le sue industrie chimiche, delle auto e dell’acciaio.

Berlusconi ha detto a Il Foglio che il governo italiano sta collaborando con le forze che stanno distruggendo l’Italia. Il governo dovrebbe invece confrontarsi con il nord e in particolare con la Germania di Angela Merkel, con una scelta netta: o si pone fine alla contrazione fiscale e monetaria, e si opta invece per una reflazione in piena regola, o ci si deve aspettare che la gente si riprenda con la forza i propri destini.

La battaglia deve essere condotta in silenzio, ma implacabilmente. L’Italia non può lasciar atrofizzare ulteriormente la sua base produttiva, o lasciarsi spiazzare dai "metodi egemonici" di quelli che hanno il sopravvento. "Questo è quello che intendo per resa dei conti. Dobbiamo trovare le nostre soluzioni nazionali o regionali, rompendo i meccanismi dell’euro”.

Confindustria non è poi così lontana da questa posizione belligerante. "Abbiamo dimostrato la nostra disponibilità al sacrificio, ma dobbiamo dire no all’austerità che mette le nostre aziende in ginocchio”, ha dichiarato Giorgio Squinzi, presidente del gruppo.

"Dobbiamo parlare con Bruxelles e cercare di cambiare completamente la politica economica o non riusciremo mai a uscire da questa situazione", ha aggiunto.

I Bocconi Boys

Quello che complica il dibattito in Italia è che i suoi economisti sono autori della dottrina della terapia d’urto. Parliamo dei “Bocconi Boys" in “Austerità: la storia di un’idea pericolosa”, la storia di Mark Blyth su come l’Europa sia riuscita a ripetere gli errori degli anni ’30. Alberto Alesina e Silvia Ardagna sono stati i profeti della "contrazione fiscale espansiva", l’idea che la perdita di produzione a causa dei tagli di bilancio possa essere superata da maggiori guadagni nella fiducia.

La mia opinione è che l’errore cardinale dell’Europa è stato il fallimento della BCE nel compensare i tagli fiscali con tutti i mezzi a sua disposizione.

Per l’Italia il fallimento è ormai evidente e i Bocconi Boys sono una forza in dissolvimento. È stato un eccesso ideologico la volontà di “spremere” il bilancio del 3% del PIL l’anno scorso, in una fase di recessione, in uno dei pochi paesi OCSE vicini al saldo primario. I critici hanno avvertito che questo si sarebbe rivelato disastroso, e così è stato.

La domanda interna è crollata del 5.3% in un solo anno, e sta ancora collassando. I prestiti alle imprese sono scesi del 6% e le vendite di case sono in caduta libera. Il PIL nominale è sceso dell’1.2%.

Il premier Enrico Letta si scaglia contro "la morte per austerità", ma non ha ancora fatto niente, e in quanto figlio del Progetto UE, non è un uomo adatto alla lotta. La sua politica è quella di pregare per una ripresa globale che ci salverà a tutti.

Prospettive

L’Italia deve affrontare scelte orribili. Dubito che un "braccio di ferro" ammorbidirà Berlino.

Ci vorrebbe un blocco latino unito per forzare un cambiamento di politica, e ciò è precluso fino a quando il presidente francese Francois Hollande non scinderà l’asse franco-tedesco, credendo che la Francia possa sopportare i rigori di un regime di deflazione. Se l’Italia opta per la sfida, deve essere pronta a combattere da sola ed eventualmente a lasciare l’UEM.

Uno studio della Bank of America ha rilevato che l’Italia avrebbe i benefici più grandi tra gli Stati membri dell’UEM da un’uscita dall’euro. Ha un avanzo primario, quindi non si troverebbe ad affrontare una crisi di finanziamento immediato. La ricchezza delle famiglie italiane è di 275.200 euro, a fronte dei 195.200 della Germania.

Non è un caso disperato e i baroni delle industrie italiane lo sanno. Il paese ha un grande problema strutturale però: è nella valuta sbagliata con tasso di cambio sopravvalutato dal 20 al 25%.

Traduzione italiana a cura di Erika Di Dio. Fonte: The Telegraph

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