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Economia sommersa e attività illecite valgono 208 miliardi
mercoledì 11 ottobre 2017, di
Il 12% del Pil. Tanto vale l’economia non osservata in Italia. Secondo le stime Istat sul 2015, il fenomeno è in diminuzione ma resta comunque altissimo il valore aggiunto generato, che è di circa 208 miliardi di euro.
In particolare, sommerso e attività illegali hanno fatto registrare complessivamente una diminuzione dello 0,5% rispetto al triennio 2012-2014, periodo in cui avevano fatto segnare, invece, un incremento passando dal 12,7 al 13,1% e arrivando a sfiorare i 213 miliardi sul prodotto interno lordo.
Scorporando i dati, possiamo osservare come il valore aggiunto generato dal sommerso è pari a poco più 190 miliardi di euro, mentre quello strettamente connesso alle attività illegali si attesta intorno ai 17 miliardi di euro (incluso l’indotto).
La composizione dell’economia non osservata
Secondo la nota Istat sull’economia non osservata nei conti nazionali nel periodo 2012-2015, nonostante la diminuzione registrata nel 2015, sommerso e illegalità continuano a incidere pesantemente sull’economia del Pil.
In particolare, nel 2015, si è registrato un calo del 2% rispetto all’anno precedente sul fronte della sotto-dichiarazione, quella cioè connessa “al deliberato occultamento di una parte del reddito da parte delle imprese, attraverso dichiarazioni volutamente errate del fatturato e/o dei costi alle autorità fiscali”.
Questa componente incide per il 44,9% del valore aggiunto e il suo peso è maggiore nel settore dei Servizi professionali (16,2%), nel Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (12,8%) e nelle Costruzioni (12,3%).
Il 37,3% è da attribuire alla manodopera irregolare e al lavoro nero che è aumentata di oltre 2 punti percentuali rispetto al 2014.
A ricorrere all’impiego di lavoratori irregolari sono soprattutto i settori Altri servizi alle persone e Agricoltura, silvicoltura e pesca: la componente di valore aggiunto generata è di 23,6% nei primi (con una forte incidenza del lavoro domestico) e del 15,5% nei secondi.
Da rilevare anche un peso del 9,6% per fitti in nero, mance e integrazione domanda-offerta (8,6% nell’anno precedente) e, infine, quello dell’8,2% delle attività illegali (8% nel 2014).
Attività illegali in aumento
Capitolo a parte meritano le attività illegali, che nel 2015 hanno generato un valore aggiunto di 15,8 miliardi di euro, gran parte dei quali derivanti dal traffico di sostanze stupefacenti.
In Italia, l’illecito nel 2015 ha “fatturato” 0,2 miliardi in più rispetto all’anno precedente e 0,3 miliardi in più sul fronte dei consumi finali di beni e servizi illegali. Questi ultimi si attestano intorno ai 19 miliardi.
Anche nel 2015, il motore delle attività illegali si conferma il narcotraffico: vale 11,8 miliardi di euro e poco meno del 75% del valore complessivo del settore illecito, con consumi pari a 14,3 miliardi.
A trainare gli affari illegali, anche la prostituzione che rappresenta con un valore aggiunto di 3,6 miliardi di euro il 25% dell’insieme delle attività illegali. Di 4 miliardi è invece il valore dei consumi.
Inferiore il peso del contrabbando delle sigarette il cui valore aggiunto è di 400 milioni di euro.
Come accade nell’economia regolare, anche le attività illecite generano un indotto principalmente relativo al trasporto e al magazzinaggio. Il suo valore aggiunto supera il miliardo di euro (1,3 miliardi).