La difesa (poco convincente) di Fontana sul caso camici

Alessandro Cipolla

27/07/2020

06/07/2021 - 16:31

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Intervenuto in Regione, Attilio Fontana si è difeso dalle accuse in merito alla vicenda camici: “Ho chiesto a mio cognato di rinunciare al pagamento per evitare polemiche e strumentalizzazioni, spontaneamente ho poi pensato di partecipare personalmente alla copertura di una parte dell’intervento economico”.

La difesa (poco convincente) di Fontana sul caso camici

Attilio Fontana non si dimette ma attacca. Dopo l’arrivo dell’avviso di garanzia da parte della Procura di Milano con l’accusa di turbata libertà del contraente e frode nelle pubbliche forniture, il governatore della Lombardia intervenendo in Regione si è difeso dalle accuse piovute addosso in merito alla vicenda camici.

In Lombardia c’è stata una stagione di guerra e quindi abbiamo deciso di fare da soli perché era indispensabile agire in tempi rapidi - ha spiegato l’esponente della Lega - Aria si è fatta carico di un compito di proporzioni gigantesche in uno scenario di mercato internazionale molto complicato”.

Per quanto riguarda Aria, la centrale d’acquisto della Regione Lombardia, sono state “sempre rispettate le regole dettate dall’emergenza”, con la vicenda della fornitura dei camici che è stata “divulgata dalla più faziosa informazione”.

Secondo Attilio Fontana la spiegazione di questa storia sarebbe “semplice e banale”, con i rapporti tra Aria e Dama (la società del cognato e della moglie) che sono venuti a conoscenza del Presidente “il 12 maggio”.

Per Fontana tutto è stato corretto

Sono tuttora convinto che sia stato un negozio del tutto corretto - ha spiegato Fontana - ma ho chiesto a mio cognato di rinunciare al pagamento per evitare polemiche e strumentalizzazioni, non voglio entrare in altri particolari con la magistratura che sta indagando e la verità verrà a galla”.

In merito al bonifico da 250.000 euro che il governatore ha tentato di girare al cognato dopo che la vendita dei camici si è trasformata in donazione, si sarebbe trattato di un gesto spontaneo per “partecipare personalmente alla copertura di una parte dell’intervento economico”, visto che il mancato incasso sarebbe dovuto esclusivamente alla parentela.

Le cose stanno così e rimarranno immutate nel tempo - ha poi aggiunto il leghista - le critiche alle mie azioni sono legittime purché tengano conto della verità, solo in questo caso sono utili e costruttive, non posso tollerare che si dubiti della mia integrità e di quella dei miei familiari, il fatto conclusivo è che la Lombardia non ha speso un euro per i 50.000 camici”.

Sono però molti i punti che Attilio Fontana non ha chiarito, dai 25.000 camici che Dama non avrebbe consegnato come pattuito (la commessa era da 75.000 camici) e cercato di rivendere poi a prezzo maggiorato, fino ai soldi provenienti dalla Bahamas che sono stati scudati dal governatore nel 2015 e usati poi per tentare di “risarcire” il cognato per il mancato incasso, aspetti che poco si sposano con la versione dell’atto di generosità da parte dell’azienda.

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