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Berlusconi vuole il proporzionale: primo turno con la Lega, poi eventuali larghe intese col Pd

giovedì 23 marzo 2017, di Alessandro Cipolla

Silvio Berlusconi e il suo piano per tornare al governo: legge elettorale proporzionale e primo turno in coalizione con Lega Nord e Fratelli d’Italia, se non si dovesse raggiungere la soglia di maggioranza allora via alle larghe intese col Pd.

La ragnatela politica in vista delle prossime elezioni politiche si fa sempre più fitta. Al momento in ballo non sembrerebbe esserci soltanto la vittoria alle prossime votazioni, ma anche una sorta di stabilità politica a lungo termine per l’Italia.

Silvio Berlusconi vuole tornare al governo e soprattutto evitare in tutti i modi una possibile vittoria elettorale del Movimento 5 Stelle. Per questo Forza Italia ha affondato il Mattarellum in Commissione Affari Costituzionali, con gli azzurri assieme ai centristi che vogliono solo il proporzionale.

Nelle ipotesi di Silvio Berlusconi infatti ci potrebbe essere un piano molto particolare: spingere per un sistema elettorale proporzionale, presentarsi al voto in coalizione con Lega e Fratelli d’Italia ma, nel caso non si dovesse raggiungere il premio di maggioranza e con una situazione di sostanziale pareggio, tendere la mano al Pd per un governo di larghe intese insieme ai centristi.

Il piano di Berlusconi per tornare al governo

Silvio Berlusconi vuole tornare al centro della scena politica italiana. Il voto del Senato sul decadimento di Minzolini ha ridato molte speranze al leader di Forza Italia per una sentenza favorevole da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

Strasburgo si pronuncerà entro il 2017, perfettamente in tempo per le elezioni politiche italiane che con ogni probabilità si terranno tra marzo e aprile del 2018. Prima però bisogna fare anche la legge elettorale.

La Commissione Affari Costituzionali ha appena ufficializzato il rinvio dell’arrivo del testo in Parlamento previsto per il 27 marzo. Con ogni probabilità, alla fine si attenderà l’esito delle primarie Pd in programma il prossimo 30 aprile prima di licenziare la nuova legge elettorale.

Il Partito Democratico è da sempre favorevole al Mattarellum che è di stampo maggioritario. Forza Italia e i centristi però in Commissione hanno affossato questo modello elettorale, in quanto vorrebbero un ritorno al proporzionale.

Silvio Berlusconi ha studiato molto bene gli ultimi sondaggi politici elettorali. La coalizione unita di centrodestra al momento sarebbe in testa, anche se ben lontana dal raggiungere quel 40% che garantirebbe il premio di maggioranza.

Il leader di Forza Italia sarebbe convinto che alla fine Salvini e la Meloni finiranno per accettare le sue condizioni per fare una coalizione, con l’intento comune di provare a vincere le elezioni compiendo un notevole sprint finale.

Nel caso che ciò non dovesse accadere, Berlusconi comunque avrebbe pronto anche un secondo piano. Auspicando che il Movimento 5 Stelle non riesca a vincere le elezioni, la situazione che si verrebbe a creare sarebbe quella del sostanziale pareggio.

Ecco quindi che l’unico modo per formare un esecutivo sarebbe quello delle larghe intese. Nel caso, gli unici soggetti che potrebbero essere interessati a prendervi parte sarebbero Forza Italia, Alternativa Popolare di Alfano e il Partito Democratico a patto che Renzi vinca le primarie.

Con una legge elettorale di stampo proporzionale, Berlusconi in pratica rischierebbe di non tornare al governo soltanto in caso di una vittoria del Movimento 5 Stelle. Un piano questo che però potrebbe incontrare alcune altre difficoltà.

I tre ostacoli

Il doppio piano che Silvio Berlusconi avrebbe in mente per tornare al governo potrebbe incontrare nella sua attuazione tre sostanziali ostacoli. Diverse infatti sono le varianti che dovrebbero verificarsi per il buon esito, anche se queste appaiono tutte abbastanza probabili al momento.

Il primo ostacolo è quello della legge elettorale. Approvare un proporzionale che preveda una soglia alta per il premio di maggioranza, vorrebbe dire tornare indietro di venticinque anni ai tempi della Prima Repubblica.

Vista la situazione politica attuale, ogni elezione potrebbe che finire solo in un pareggio, rendendo così necessarie alleanze post voto. Se il Parlamento dovesse licenziare un testo simile, si tornerebbe alle logiche del Pentapartito.

Difficile dunque che Movimento 5 Stelle, Lega Nord e una parte del Pd possa accettare un simile sistema elettorale, anche se al momento l’ipotesi più accreditata a riguardo dovrebbe essere quella di un proporzionale ma con un premio di maggioranza più basso assegnato alla coalizione.

Il secondo ostacolo è la non vittoria del Movimento 5 Stelle. Berlusconi ritiene i pentastellati il male assoluto e non vorrebbe mai vederli al governo. Attualmente però i grillini sono il primo partito in Italia attestandosi secondo i sondaggi intorno al 30%.

Anche ai 5 Stelle quindi servirebbe un grande balzo in avanti, ma nulla sembrerebbe precluso ad un Movimento che, partendo da un blog, in pochi anni si è affermata come principale forza politica del paese.

Terzo ed ultimo ostacolo è la vittoria di Matteo Renzi alle primarie del Pd. Se dovessero infatti spuntarla Andrea Orlando o Michele Emiliano, non ci sarebbe possibilità di larghe intese con un partito che tornerebbe a guardare più a sinistra che al centro.

Matteo Renzi è il grande favorito in questa sfida interna ai dem, ma il particolare regolamento delle primarie Pd non lo mette al sicuro da possibili colpi di scena: l’ex premier dovrà ottenere più del 50%, altrimenti al ballottaggio nell’Assemblea Nazionale rischierebbe una clamorosa sconfitta.

Come si può notare quindi sono tanti ancora gli interrogativi che gravitano sopra il cielo politico italiano. L’unica certezza al momento sembrerebbe essere quella della durata del governo Gentiloni, che salvo colpi di scena vedrà la sua fine solo alla scadenza naturale del febbraio 2018.

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