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Riforma delle pensioni, il punto della situazione: cosa cambia nel 2019
martedì 18 dicembre 2018, di
Riforma delle pensioni: questa dovrebbe essere la settimana decisiva per capire cosa cambia dal 2019. Tra giovedì e venerdì, infatti, il Governo dovrebbe presentare il maxi-emendamento alla Legge di Bilancio in tema di pensioni, mentre nel frattempo dovrebbe arrivare il giudizio dell’Unione Europea in merito alla proposta presentata dall’Italia per una manovra finanziaria con deficit al 2,04%.
In attesa di capire concretamente cosa cambia nel 2019 con le novità che verranno applicate con la riforma delle pensioni, possiamo fare il punto della situazione analizzando le probabilità che le varie misure, tra le quali spicca Quota 100, hanno di essere approvate.
Ricordiamo comunque che l’ufficialità arriverà solamente con l’approvazione definitiva della Legge di Bilancio, probabilmente prevista la prossima settimana, dopo Natale.
Secondo i piani del Governo, infatti, già nel fine settimana ci dovrebbe essere l’approvazione da parte del Senato, dove verrà posta la fiducia, per poi sbarcare alla Camera per la terza lettura. L’approvazione definitiva, che dovrebbe essere con un nuovo voto di fiducia, sarebbe in programma tra Natale e Capodanno. Saranno giorni di fuoco, quindi, attendendo tra l’altro il giudizio dell’Unione Europea che, in caso di parere negativo, potrebbe far saltare nuovamente le carte in tavola.
Ma vediamo quali sono le novità sul fronte pensioni, ossia le misure sulle quali andrà ad intervenire il Governo con la Legge di Bilancio.
Quota 100
Come anticipato nella giornata di ieri, Quota 100 è stata confermata nonostante i fondi a disposizione siano scesi da 6,7 a 4 miliardi di euro.
Secondo i calcoli del Governo, quindi, circa 500 mila persone nel 2019 potranno andare in pensione all’età di 62 anni e con 38 anni di contributi; non ci saranno penalizzazioni sull’assegno, tuttavia in molti decideranno comunque di continuare a lavorare così da aumentare il proprio monte contributivo e percepire una pensione più alta in futuro.
Ecco perché è stato possibile abbassare il costo di Quota 100 senza introdurre penalizzazioni sull’assegno: intanto, il costo della misura è stato dilazionato su nove mesi e non su dodici, visto che la prima finestra di accesso sarà prevista solamente ad aprile, e inoltre si prevede che solo una parte dei potenziali beneficiari ne farà ricorso.
Ricordiamo che Quota 100 sarà finanziata inizialmente per soli tre anni: dopodiché il Governo spera di superare una volta per tutte la Legge Fornero estendendo a tutti i lavoratori la possibilità a tutti i lavoratori di andare in pensione con 41 anni di contributi (Quota 41).
Opzione Donna
Le lavoratrici attendono con ansia la decisione che verrà presa al Senato in merito ad Opzione Donna. Dopo che alla Camera è stato bocciato l’emendamento che consentiva il pensionamento anticipato alle mamme con più di tre figli, è al Senato che si “giocherà” la partita più importante: come anticipato, infatti, nel maxi-emendamento ci dovrebbe essere la proroga di Opzione Donna per il 2019.
Ad andare in pensione in anticipo, quindi, sarebbero tutte le donne che nel 2019 compiono 58 anni (59 per le autonome) e che nel contempo possono vantare almeno 35 anni di contribuzione effettiva. Per andare in pensione con Opzione Donna, però, c’è da rispettare una finestra mobile di 12 mesi per le subordinate e di 18 mesi per le autonome, oltre a dover accettare un ricalcolo contributivo dell’assegno previdenziale.
Inoltre, il Governo si impegnerà a prorogare - ma solo con la prossima Legge di Bilancio - Opzione Donna anche per gli anni avvenire.
Blocco della rivalutazione
Sono giorni importanti anche per capire come funzionerà la perequazione delle pensioni il prossimo anno. Secondo indiscrezioni, infatti, per recuperare alcune risorse da destinare a Quota 100, la rivalutazione delle pensioni sarà bloccata per gli assegni di importo superiore a 1.530€.
Non ci saranno invece cambiamenti per gli assegni più bassi: la perequazione, che ricordiamo nel 2019 sarà nella misura del +1,1% portando così ad un aumento della pensione minima, sarà piena per tutti gli assegni che non superano di tre volte l’importo del trattamento minimo.
Il blocco, però, sarebbe totale solamente per gli assegni che superano di sei volte il trattamento minimo; come stabilito dallo “schema Letta” che il Governo intende ripristinare, infatti, per gli importi tra tre e quattro volte il trattamento minimo la rivalutazione sarà del 40%, per quelli tra quattro e cinque volte il minimo del 20% e infine per quelli superiori a cinque volte ma inferiori a sei del 10%.
Blocco dell’età pensionabile
Voci discordanti sulla possibilità che il Governo possa bloccare l’adeguamento con le aspettative di vita per le pensioni anticipate, Quota 41 per i precoci compresa.
Con un deficit al 2,4%, infatti, il Governo era convinto di avere le risorse per fissare il requisito per la pensione anticipata a 42 anni e 10 mesi (un anno e meno per le donne), evitando così l’incremento di 5 mesi previsto dal 1° gennaio 2019.
Adesso che però la manovra finanziaria è stata tagliata di 7 miliardi potrebbe non essere più così: solo una volta che il maxi-emendamento verrà presentato al Senato ne sapremo di più.
Taglio delle pensioni d’oro
È paradossale quanto sta succedendo sul fronte “taglio delle pensioni d’oro”. Da diverse settimane, infatti, sia Salvini che Di Maio hanno confermato che nella Legge di Bilancio ci sarà una misura che andrà a ridurre l’importo di quelle pensioni con importo superiore a 5.000€ netti mensili (non coperte dal versamento dei contributi). Assegni per i quali, come abbiamo visto in precedenza, non si applicherà più nemmeno la rivalutazione dell’importo.
Il problema, quando mancano pochi giorni dalla presentazione del maxi-emendamento al Senato, è che non è ancora chiaro il modo in cui il Governo potrebbe tagliare le pensioni d’oro.
Secondo Di Maio la soluzione migliore è quella di un taglio progressivo dal 25% al 40% per gli assegni d’oro; da parte di Salvini, però, non sembra essere ancora arrivato il placet definitivo.
Pensione di cittadinanza
Per quanto riguarda la pensione di cittadinanza, ossia l’aumento a 780€ dell’importo minimo degli assegni previdenziali e assistenziali, è notizia di oggi che ci potrebbe essere un rinvio al 2020.
Come riportato in anteprima da Il Messaggero, infatti, la pensione di cittadinanza non dovrebbe far parte della Legge di Bilancio, poiché la sua applicazione sarà rimandata ad una legge delega che, visti i tempi necessari per l’approvazione, potrebbe far slittare l’introduzione di questa misura al 2020.