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Prezzo del petrolio in calo dopo il vertice OPEC

lunedì 25 giugno 2018, di Marco Ciotola

Il prezzo del petrolio è in calo sulla scia del vertice OPEC dello scorso venerdì e della relativa decisione di aumentare la produzione di 1 milione di barili al giorno.

Nonostante l’esito del vertice, secondo gli analisti il mercato petrolifero rimarrà abbastanza tirato quest’anno.

Il Brent al momento si assesta sui 74,79 dollari al barile circa, in calo dell’1,01%. Il WTI invece scambia a 68,84 dollari al barile circa, in ripresa dello 0,38% per via della leggera diminuzione dell’attività di estrazione negli Stati Uniti e l’interruzione delle forniture canadesi.

Il prezzo del petrolio è inizialmente salito dopo l’annuncio di un accordo in arrivo dal vertice di Vienna, perché ci si aspettava un aumento dell’output maggiore.
Dal 2017 i Paesi OPEC e quelli fuori dal cartello, inclusa la Russia, hanno tagliato la loro produzione di 1,8 milioni di barili al giorno per rafforzare il mercato e sostenere i prezzi.

Soprattutto per via delle interruzioni impreviste dell’output di Paesi come Venezuela e Angola, la produzione del cartello è andata ben al di sotto rispetto a quella prevista dai tagli, ma ora sarà invertita dagli aumenti delle forniture, specialmente da parte del principale produttore tra i Paesi OPEC, l’Arabia Saudita. Questo malgrado molti analisti avvertano sulla scarsa capacità di spazio per aumenti di output su larga scala.

Il giorno dopo l’incontro ufficiale, l’OPEC ha tenuto una conferenza stampa in cui è stata fatta più chiarezza sulla decisione di venerdì, come specifica Goldman Sachs:

“La conferenza stampa OPEC di sabato ha fornito maggiore precisione sulla decisione di aumentare la produzione di 1 milione di barili al giorno nel 2018. Dato, questo, che rappresenta un aumento maggiore rispetto a venerdì, anche se l’obiettivo rimane quello di stabilizzare le scorte di petrolio, non generare un surplus”.

La banca olandese ING ha dichiarato che l’annuncio di un aumento di 1 milione di barili al giorno dà valore alla teoria che prevede un abbassamento del prezzo.
Edward Bell, analista di materie prime presso la banca Emirates di Dubai, ha dichiarato che quando l’accordo di Vienna è stato prezzato dal mercato ha previsto un valore compreso tra i 65 e i 70 dollari al barile per il resto dell’anno.

Negli Stati Uniti, le società del settore energetico la scorsa settimana hanno chiuso una piattaforma petrolifera, la prima riduzione in 12 settimane, abbassando il numero totale degli impianti a 862.

Secondo Goldman Sachs un’interruzione della lavorazione di petrolio canadese potrebbe lasciare il Nord America con un’offerta inferiore ai 360.000 barili al giorno per l’intero luglio, cosa che aggraverebbe l’attuale deficit, rendendo ancora più necessario l’aumento della produzione stabilito dall’OPEC.

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