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La metamorfosi di Salvini e Di Maio: ecco il Ministero della Verità in salsa nostrana
martedì 27 marzo 2018, di
Sarebbe stato carino se Alessandro Di Battista nel suo comizio elettorale a Messina del 21 febbraio avesse arringato così la folla: “Dopo il voto, il Movimento 5 Stelle è pronto a fare una alleanza con la Lega pur di andare al governo”.
Allo stesso modo Matteo Salvini quando il 19 febbraio era a Treviso avrebbe potuto così entusiasmare il cuore del produttivo Veneto: “Il futuro è un’alleanza con il Movimento 5 Stelle dove realizzeremo il Reddito di Cittadinanza, cambiandogli però nome”.
Sembra passata un’eternità da quando Luigi Di Maio a Pescara presentava la squadra di governo del Movimento oppure Matteo Salvini tuonava contro gli inciuci, invece non è trascorso neanche un mese dal voto del 4 marzo. Signore e signori, benvenuti nel 1984.
Salvini e Di Maio come in un romanzo di Orwell
Nel romanzo 1984 di George Orwell il protagonista, Winston Smith, è un impiegato presso il Ministero della Verità. Il suo compito è quello di modificare libri e articoli di giornale già pubblicati in modo da poter in qualche modo riscrivere la storia in base alle esigenze del momento del Partito, che era a capo di una grande potenza denominata Oceania.
Se quindi una persona era considerata da sempre un nemico per l’Oceania e per il Partito, nel caso che di colpo questa fosse diventata invece un amico ecco che il Ministero della Verità aveva il compito di riscrivere libri e articoli, per fare in modo che quella persona risultasse essere stata da sempre un amico e mai un nemico.
In questo modo il Partito e il grande capo chiamato Grande Fratello potevano imporre la loro linea e far credere tutto e il contrario di tutto a un popolo intimorito dalla Psicopolizia, che controllava la vita dei cittadini attraverso dei teleschermi che fungevano anche da telecamere.
Tornando alla politica nostrana, è innegabile come i due leader del momento siano alle prese con una metamorfosi che sembrerebbe essere molto più repentina di quanto non lo si potesse immaginare.
Chiuse le urne, Luigi Di Maio e Matteo Salvini passano le giornate a cercare di trovare un accordo per formare un nuovo governo. Poco importa ai due se per riuscire a dare vita a un esecutivo condiviso si debba buttare nel cestino tutto quello che è stato detto in campagna elettorale.
La metamorfosi
Nel dibattito politico degli ultimi giorni non si hanno più notizie dei cosiddetti “ministri ombra” del Movimento 5 Stelle, che erano uno dei punti fermi della proposta di governo del Movimento 5 Stelle. L’unico intoccabile però è Di Maio, che deve essere il premier.
I pentastellati quindi sono pronti a regalare dicasteri alla Lega, cosa esclusa categoricamente appena un mese fa, con il carroccio che ricambierebbe il favore smussando alcune sue posizioni programmatiche.
La Flat Tax quindi non è più un dogma, mentre il Reddito di Cittadinanza sarebbe per Salvini accettabile se “fosse uno strumento per reintrodurre nel mondo del lavoro chi oggi ne è uscito”.
In questo caso al leader della Lega è servito un semplice gioco di parole per compiere un’autentica inversione su quanto da sempre sostenuto. Per il momento il Ministero della Verità non è ancora necessario.
Nella proposta del Reddito di Cittadinanza formulata dai 5 Stelle, da sempre si è parlato di uno strumento per sostenere chi è senza lavoro aiutandolo di pari passo a cercare una nuova occupazione.
La legge quindi è sempre la stessa ma Salvini cambia solo punto di vista: non deve essere solo puro assistenzialismo ma aiutare chi è a spasso a trovare un lavoro. Una piroetta lessicale che potrebbe spianare la strada alla nascita del nuovo governo.
L’ultimo tabù ancora in piedi poi nel Movimento 5 Stelle è quello del non stringere la mano a Silvio Berlusconi. Anche se questo non arriverà in maniera esplicita, il sentore è che in qualche modo ci sarà un avvicinamento anche con Forza Italia visto che Salvini, avendolo di fatto già conquistato, non vuole spaccare il Centrodestra.
I grillini “duri e puri” sono ormai solo un pallido ricordo così come gli slogan “Roma ladrona” lanciati dalla Lega. Quelli che erano i nemici ben presto diventeranno i migliori amici e chi si opporrà a questo nuovo corso sarà messo in un angolo per scomparire piano piano secondo la logica della damnatio memoriae. Orwell docet.