Cos’è il Medio Oriente, quali Paesi ne fanno parte e perché è spesso in guerra

Luna Luciano

09/10/2023

09/10/2023 - 22:46

condividi

Il Medio Oriente trema sotto i bombardamenti degli scontri tra Israele e Palestina. Nella storia questa area del mondo è stata spesso dilaniata dai conflitti: ma perché è spesso in guerra?

Cos’è il Medio Oriente, quali Paesi ne fanno parte e perché è spesso in guerra

Non c’è pace in Medio Oriente, da decenni teatro di numerose guerre, come quella che è di nuovo esplosa tra Israele e Palestina, dopo l’attacco a sorpresa di Hamas, giungendo alla settima guerra negli ultimi diciotto anni, e ora nuovi Paesi e gruppi terroristici prendono posizione sulla scacchiera geopolitica.

Dal Libano la Jihad islamica ha rivendicato il tentativo di infiltrazione in Israele e Hamas ha rivelato di aver ricevuto il sostegno dell’Iran per attaccare Tel Aviv.

Ma il Medio Oriente è stato anche lo sfondo delle sanguinose guerre come la Guerra dei sei giorni (1967), la guerra tra Iran e Iraq (1980-1988), la guerra del Golfo (1991), la guerra in Iraq o seconda guerra del Golfo (2003-2011) e la guerra in Afghanistan conclusasi nel 2021. E queste sono solo alcuni degli scontri e guerre che hanno devastato e macchiato di sangue il Medio Oriente.

E davanti a un quadro così frammentato e così spesso percorso da guerre, è naturale domandarsi perché il Medio Oriente è spesso in guerra. Ecco tutto quello che c’è da sapere sul Medio Oriente.

Cos’è il Medio Oriente e quali Paesi ne fanno parte

Prima di affrontare le ragioni storico-politiche e religiose che si trovano dietro alle guerre in Medio Oriente, è opportuno capire cos’è e quali Paesi ne fanno parte.

Il Middle East o Medio Oriente è una regione storico-geografica che comprende territori dell’Asia occidentale e dell’Africa settentrionale e i paesi che ne fanno parte sono:

  • Arabia Saudita;
  • Bahrein;
  • Cipro;
  • Egitto;
  • Emirati Arabi Uniti;
  • Giordania;
  • Iraq;
  • Iran;
  • Israele;
  • Kuwait;
  • Libano;
  • Oman;
  • Palestina;
  • Qatar;
  • Siria;
  • Turchia;
  • Yemen.

La stessa espressione “Medio Oriente” ha origini antiche e risalgono addirittura all’Impero Romano, quando nelle Historiae Adversum Paganos del 416d.C, lo storico romano Paulus Orosius fece riferimento all’area geografica della Babilonia (odierno Iraq) utilizzando proprio tale espressione. Il termine è stato poi ripreso in epoca coloniale tra il XIX e XX secolo, benché a volte variassero i riferimenti geografici. L’accezione geografica che ha oggi il termine si è consolidata a partire dal 1900.

L’area è particolarmente ricca da un punto di vista etnico: arabi, persiani e turchi costituiscono i maggiori gruppi etnici per numero di abitanti, mentre curdi, azeri, ebrei, assiri, armeni, circassi, berberi e altri sono minoranze significative. Inoltre, il Medio Oriente è la culla delle tre principali religioni monoteistiche, Ebraismo, Cristianesimo e Islam. Ne deriva un quadro complesso e frammentario di una regione che nei secoli ha conosciuto diversi imperi, da quello persiano fino a quello ottomano, sotto il quale hanno convissuto per oltre cinque secoli (fino al 1917) ebrei, cristiani e musulmani.

Perché il Medio Oriente è spesso in guerra?

Il Medio Oriente, a oggi, si presenta come una regione geografica altamente instabile e dilaniata da numerose guerre internazionali o civili. Ma perché? La risposta è al quanto complessa e conta diverse letture su più piani da quello ideologico a quello geo-politico e storico.

Partendo dal principio, molte delle ragioni storiche si possono rintracciare nelle ambizioni coloniali e imperialiste dei governi europei. Al momento dello smantellamento dell’Impero Ottomano - che si estendeva dall’Algeria fino ai Balcani e la Turchia - al termine della Prima guerra mondiale, il Medio Oriente è stato diviso tra regni locali e protettorati e mandati, come quello britannico in Palestina.

Ma è al termine della Seconda guerra mondiale, durante la Guerra Fredda che il Medio Oriente diventa teatro di numerose guerre e tra le diverse ragioni, troviamo i calcoli e teorie geopolitiche che hanno guidato le azioni di Stati Uniti e Unione Sovietica. All’epoca, infatti, veniva identificato come punto strategico di massima importanza - da dover assolutamente controllare - la terra del Rimland. La Rimland comprendeva l’intero Medio Oriente, ed era caratterizzata dalla presenza di paesi ricchi, tecnologicamente avanzati, con grande disponibilità di risorse e facile accesso ai mari.

Per esercitare il controllo sull’area, gli Stati Uniti (con l’Europa) e l’Urss hanno alimentato nazionalismi e sostenuto con finanziamenti diverse guerre. Una fra tutte la guerra in Afghanistan del 1979-1989, indicata come guerra sovietico-afghana, che divenne il laboratorio e la palestra dei futuri gruppi terroristici.

Ma se queste sono le ragioni storiche che hanno visto il Middle East diviso da guerre intestine, oggi è necessario leggere le guerre attraverso almeno tre livelli di lettura:

  • Conflitto ideologico. Al primo livello troviamo le cause ideologiche che generano antagonismo tra le masse. Uno dei principali antagonismi che affligge l’area è quello religioso tra sunniti e sciiti. I sunniti sono circa l’80% degli islamici e dominano interi Paesi, come l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi e il Quatar. I Paesi a maggioranza sciita sono ad esempio l’Iran, Iraq, Azerbaigian e Bahrein. Il quadro si complica se si pensa che in alcuni Paesi la comunità in minoranza è spesso molto forte e crea tensioni interne, come in Yemen dove gli sciiti sono circa il 10% della popolazione. E spesso queste minoranze possono rivolgersi a un Paese esterno. Ma un conflitto ideologico può essere visto anche quello tra diverse religioni.
  • Conflitto territoriale. Anche in questo caso entrano in gioco strategie di potere e legittimazione di un governo. Il conflitto più emblematico è quello tra Israele e Palestina. Dopo la Seconda guerra mondiale, venne costituito lo stato di Israele in un’area che prima apparteneva alla Palestina, ora divisa in Cisgiordania e Striscia di Gaza: da allora il conflitto israelo-palestinese non si è mai concluso, e oggi contiamo la quindicesima guerra in oltre 70 anni di conflitti e tensioni.
  • Conflitto economico. Il Medio Oriente è forse la regione più ricca di risorse: gas naturale e giacimenti di petrolio hanno da sempre guidato i diversi Paesi e comportato numerose ingerenze esterne da parte di stati quali Stati Uniti, Russia ed Europa, che ricercano alleanze con questi Paesi, garantendo sostegno economico oppure militare in caso di conflitti, in cambio di petrolio e gas. Senza contare che ogni guerra alimenta il settore industriale militare.

È forse dall’unione di questi tre livelli di lettura che si può comprendere perché oggi il Medio Oriente sia ancora teatro di numerose guerre: il frutto di equilibri geopolitici e storici che si giocano proprio nell’instabilità di quest’area.

Iscriviti a Money.it

SONDAGGIO