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Assegno di garanzia giovani, anche Draghi critica il Governo

venerdì 22 settembre 2017, di Irene Mancuso

Assegno di garanzia per i giovani nella Legge di Bilancio 2018: il presidente della BCE, Mario Draghi critica i Governi che propongono per le nuove generazioni soltanto sussidi economici.

Le parole di Mario Draghi riguardo la disoccupazione giovanile durante un incontro al Trinity College di Dublino, possono essere interpretate come un chiaro riferimento anche all’iniziativa del Governo nel provvedere ad un assegno di garanzia per i giovani.

L’assegno garanzia è una delle diverse proposte che il Governo ha annunciato di voler inserire nella Legge di Bilancio 2018 sul tema della disoccupazione giovanile e come misura per contrastare la piaga del precariato che colpisce le nuove generazioni.

Il parere del presidente della Banca centrale europea è invece del tutto contrario all’idea di trovare in sussidi economici una soluzione per i giovani e per il problema della disoccupazione.

Ecco quali sono state le sue parole.

Mario Draghi e le parole al Governo

Il Governo si sta muovendo per intentivare l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro e per tutelarne l’accesso alla pensione, tramite ad esempio l’assegno garanzia per i giovani o il bonus assunzioni per i datori di lavoro.

Ma secondo il numero uno della Bce, questo non basta. Bisogna ascoltare le richieste dei giovani, e soprattutto soddisfare le necessità per un futuro lavorativo. Stanziare in favore dei giovani una sovvenzione non è la soluzione migliore, secondo Draghi:

non vogliono vivere di sovvenzioni: vogliono lavorare ed allargare le loro opportunità. Oggi, dopo la crisi i governi sanno come rispondere alla loro ricerca e come creare un ambiente in cui le loro speranze abbiano una possibilità di realizzarsi. Dovrebbero farlo: per il futuro dei loro Paesi e della democrazia”.

La disoccupazione giovanile come delusione della democrazia

Nell’intervento che pare esser rivolto anche al Governo italiano durante la sua presenza a Dublino, Draghi fa un’analisi della disoccupazione giovanile non solo nell’ottica economica.
Egli spiega come il fardello della disoccupazione sia caduto pesantemente sulle spalle degli giovani, producendo in loro solo rabbia e rassegnazione.

“Vi è una ragione più fondamentale per continuare ad affrontare questa sfida prioritaria con determinazione. Abbiamo visto come in molti paesi il peso della crisi è caduto in maniera sproporzionata sulle spalle dei giovani il che ha lasciato un’eredità di speranze deluse, rabbia e in definitiva sfiducia nei valori della nostra società e nell’identità della nostra democrazia.”

Una delle soluzioni proposte da Draghi è una più equa ridistribuzione del reddito e delle ricchezze.

L’importante è non fermarsi solo nella realizzazione di una di queste proposte, perché l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro oltre a garantire produttività e innovazione, indica il continuo delle future democrazie.

Draghi ha poi elencato l’incremento dei posti di lavoro, in base al Pil dell’Eurozona.
Senza però menzionare come solo lo 0,5% del Pil italiano venga investito per l’inserimento dei giovani nel mondo lavorativo.

È vero che non basta garantire un aiuto economico ai giovani tramite una sorta di pensione, perché bisogna permettere loro di farli lavorare. Ma non dimentichiamo lo sprint del Governo a garantire bonus di assunzioni a coloro che ad esempio assumono giovani tra i 17 e 24 anni, in particolare nelle regioni del Sud, studenti, ragazzi con più di 25 anni ma inattivi professionalmente da 6 mesi.

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