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Analisi petrolio WTI: quota 60 dollari fermerà le vendite?
lunedì 5 novembre 2018, di
Ancora una seduta all’insegna delle vendite sul petrolio WTI, che dallo scorso 4 ottobre ha perso oltre il 18% del suo valore dai massimi a 76,90 dollari, attestandosi attualmente a 62,84 dollari al barile.
Sulle quotazioni dell’oro nero pesano le decisioni dell’amministrazione Trump relative al ripristino delle sanzioni all’Iran. Alcuni Paesi potranno però continuare in via temporanea ad importare petrolio da Teheran (per approfondire).
Petrolio WTI, grafico giornaliero. Fonte: Bloomberg
Sul grafico giornaliero, si nota come il greggio abbia messo in piedi il ritracciamento più profondo da oltre un anno, entrando nella zona di eccesso di pressione ribassista sul RSI settato a 14 periodi.
I corsi hanno inoltre effettuato il breakout di due importanti livelli supportivi: il primo fornito dalla linea di tendenza di lungo periodo che collega i minimi dell’11 febbraio 2016 a quelli del 21 giugno 2017, mentre il secondo dalla trendline disegnata con i low del 18 giugno e 15 agosto 2018.
Sebbene non si abbiano ancora segnali dell’effettivo cambio di tendenza, che resta comunque rialzista, si potrebbe certamente dire che l’euforia degli operatori che aveva portato le quotazioni a sfiorare gli 80 dollari al barile si sia placata. A livello tecnico, i compratori potrebbero trovare una valida base di appoggio a quota 60 dollari, dove l’uptrend potrebbe proseguire.
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Strategie operative su WTI
Elaborazione Ufficio Studi di Money.it
Si potrebbe quindi attendere il raggiungimento di area 60 dollari per valutare strategie di matrice rialzista, in modo da sfruttare l’eventuale eccesso di pressione ribassista unito alla validità come supporto grafico e psicologico di tale area.
A questo proposito, lo stop loss andrebbe posto a 56,75 dollari, l’obiettivo principale a 64,50 dollari e l’obiettivo finale a 65,40 dollari.

