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Senato fermo e ingorgo alla Camera: le epurazioni 5 Stelle inguaiano il governo
mercoledì 16 gennaio 2019, di
L’espulsione dei senatori Gregorio De Falco e Saverio De Bonis sta iniziando a complicare la vita nei piani della maggioranza. Se poi ci mettiamo che anche altri due colleghi sempre del Movimento 5 Stelle sono sub judice, allora la situazione si fa ancora più complicata.
Lo scorso 24 dicembre il Senato ha approvato la fiducia alla legge di Bilancio con 167 voti favorevoli, poco sopra la soglia minima per avere una maggioranza che a Palazzo Madama è di 161 senatori.
Il risultato è come fa notare il Sole 24 Ore che il governo sta concentrando tutti i suoi provvedimenti alla Camera, dove si è creato una sorta di ingorgo, mentre al Senato c’è uno stallo totale con il calendario dei lavori tristemente vuoto.
I numeri del governo
Come spesso è accaduto nel recente passato, mentre alla Camera il governo può godere di un’ampia maggioranza al Senato invece i numeri sono molto più striminziti. Per colpa del Porcellum, durante la scorsa legislatura il PD dovette ricorrere al sostegno dei centristi di Alfano e di Verdini.
Anche il “governo del cambiamento” rischia ora di non essere più autosufficiente a Palazzo Madama, soprattutto dopo la cacciata dei due senatori dissidenti 5 Stelle e con il rischio che altri due seguano la stessa sorte.
Al Senato la maggioranza necessaria è di 161 senatori. Al momento il Movimento 5 Stelle (105) e la Lega (58) insieme arrivano a 163. I gialloverdi però possono contare sull’appoggio del MAIE (2) ovvero gli italiani all’estero e su due senatori del Gruppo Misto.
Nello specifico si tratta di Carlo Martelli e Maurizio Buccarella, altri due ex pentastellati espulsi subito dopo le elezioni in quanto, durante la campagna elettorale e con le liste già ufficializzate, era emerso che durante la scorsa legislatura non avevano a pieno effettuato tutti i rimborsi dello stipendio da parlamentare come impone lo Statuto del Movimento.
Come detto anche le senatrici 5 Stelle Elena Fattori e Paola Nugnes rischiano di essere espulse anche loro. Se così fosse a quel punto la maggioranza a disposizione del governo Conte sarebbe più che striminzita.
I problemi in Parlamento
Finora il governo gialloverde si è contraddistinto per lo scarso uso del Parlamento. Quasi tutte le decisioni più importanti sono state prese, sotto forma di decreti legge, durante i vari Consigli dei Ministri.
I decreti però vanno poi ratificati dalle Aule così come c’è tutto il lavoro delle varie commissioni. Paradossalmente questa criticità numerica a Palazzo Madama si sto riflettendo in maniera opposta alla Camera.
Al Senato al momento ci sono pochi provvedimenti e anche quelli al vaglio delle commissioni, vedi Decreto Semplificazioni e il disegno di legge sul taglio dei parlamentari, sono al momento fermi. Con una maggioranza ballerina l’esecutivo preferisce non rischiare a Palazzo Madama.
Alla Camera invece sta avvenendo l’esatto contrario dove c’è una ressa di provvedimenti. Tutti i lavori infatti sono stati canalizzati verso Montecitorio, dove i gialloverdi possono contare su una maggioranza più che ampia.
Soprattutto con le elezioni europee alle porte la strategia di Lega e Movimento 5 Stelle appare chiara: intanto si cercherà di approvare alla Camera più provvedimenti possibile da sbandierare in campagna elettorale, poi per la ratifica del Senato si vedrà.