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Riforma del Fisco e crisi dell’Agenzia delle Entrate: l’intervista al commercialista Ernesto Vetrano

giovedì 8 ottobre 2015, di Francesco Oliva

Forexinfo ha intervistato Ernesto Vetrano, Dottore Commercialista e Revisore Legale, insignito del titolo di Cavaliere al merito della Repubblica Italiana nel 2013.

Nelle ultime settimane si discute molto della Riforma del Fisco, con particolare riferimento alla riduzione delle tasse, e del caso dei dirigenti illegittimi nell’Agenzia delle Entrate.

Con il Dottor Vetrano facciamo il punto sulla situazione attuale e sulle prospettive future del Fisco in Italia.

1) Dottor Vetrano partiamo dal tema della riforma del Fisco. Secondo lei quali sono oggi le priorità da affrontare?

Semplificazione e riduzione del carico fiscale. La grande quantità di norme tributarie italiane, la loro complessità interpretativa e, soprattutto, l’elevato carico complessivo della pressione in termini di aliquote in Italia non ha eguali al mondo. Tutti questi fattori pongono due limiti in termini di sviluppo e di crescita economica: in primo luogo le nostre aziende non sono competitive rispetto ai loro concorrenti esteri dovendo sopportare un alto costo in termini di imposte e contributi; in secondo luogo l’Italia non riesce ad attrarre investimenti esteri in quanto le imprese straniere preferiscono orientarsi verso Paesi in cui vi è anche una maggiore semplificazione.

2) Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha recentemente indicato un nuovo cronoprogramma di riduzione delle tasse: nel 2016 via ogni tassazione sulla prima casa e primo taglio all’IRES, nel 2018 rimodulazione IRPEF con riduzione delle aliquote per i redditi bassi. Sono promesse realizzabili?

Ripeto che alla base di un Fisco più efficiente e più efficace, oltre alla riduzione delle aliquote, è necessario e fondamentale una vera e propria semplificazione. Nei paesi anglosassoni, per esempio, le regole tributarie sono molto più semplici da comprendere e da applicare, ma le sanzioni per chi le contravviene sono molto pesanti. Negli Stati Uniti l’evasione fiscale è considerata alla stregua del pedofilo per quanto viene considerata immorale. Non a caso Al Capone venne perseguitato e incarcerato per evasione fiscale. Bisognerebbe rivedere anche il principio di progressività sancito dal secondo comma dell’art. 53 della Costituzione, poiché al crescere del reddito imponibile, con l’applicazione di maggiori aliquote, il gettito fiscale tende a diminuire. Questa teoria fu espressa dall’economista Artur Laffer prima delle elezioni americane del 1980, riuscendo a convincere il Presidente Ronald Regan della bontà della stessa. Recentemente, pare che il premier israeliano Benjamin Netanyahu, in visita all’Expo di Milano, a cena con il commissario unico della stessa esposizione Giuseppe Sala, avrebbe improvvisato una lezione di fiscalità richiamando proprio la “teoria della curva di Laffer”.

3) La riforma fiscale sulle sanzioni penali tributarie ha innalzato le soglie di punibilità penale per l’omesso versamento di ritenute ed IVA. Alcuni parlano di atto dovuto per “adattarsi” ai tempi di crisi (per effetto della cosiddetta “evasione di sopravvivenza”); altri, invece, parlano di limiti troppo alti in un Paese caratterizzato da un’evasione fiscale così elevata. Lei cosa ne pensa?

Oggi gli strumenti a disposizione dell’Agenzia delle Entrate per scovare l’evasione fiscale sono molto più evoluti ed efficaci rispetto al passato. Con l’ausilio della telematica, l’Agenzia delle Entrate è in grado in pochi mesi di verificare il corretto comportamento tributario posto in essere dai contribuenti. Ma nonostante ciò aumenta l’ammontare delle imposte dichiarate e non versate poiché, in un periodo di crisi che perdura oramai da molti anni, le imprese si finanziano non versando l’IVA. Del resto se è immorale non pagare i tributi, lo è ancor di più prelevare ad un’impresa, a un lavoratore autonomo o dipendente che sia, oltre il 50% del reddito prodotto tra imposte e contributi. E ciò in considerazione anche del fatto che i servizi collaterali che lo Stato dovrebbe offrire sono di scarso valore, se non addirittura inesistenti in alcuni casi. Per non parlare poi dell’altissimo costo della burocratizzazione di cui è vittima il nostro sistema produttivo che fa diminuire ulteriormente alle imprese italiane il grado di competitività.

4) Semplificazione fiscale. Quest’anno ha esordito, non senza difficoltà, il modello 730 precompilato: la direzione intrapresa è quella giusta o si tratta dell’ennesimo fuoco di paglia?

Non ho mai creduto nella tanta conclamata semplificazione del Modello 730 precompilato. Le regole sottostanti alla deduzione e detrazione degli oneri sono rimaste le stesse, pertanto anche quest’anno per molti contribuenti si è comunque reso necessario ricorrere all’aiuto di un professionista, il quale, tra l’altro, ha visto aumentare la propria responsabilità per la valutazione della corretta applicazione delle norme tributarie. Il commercialista oggi è diventato un collaboratore del Fisco pagato però dal proprio cliente. Della mancata reale tutela della nostra categoria la responsabilità più grande è da addebitare senza dubbio ai vertici del nostro ordine professionale: la loro preoccupazione maggiore sembra essere quella di perseguire i colleghi che non raggiungono i famigerati crediti formativi (il più delle volte per l’aberrante mole di lavoro quotidiano).

5) Con la sentenza 37/2015 la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimi ben 767 dirigenti dell’Agenzia delle Entrate (sui circa 1100 totali). Ovviamente ciò ha prodotto due gravi conseguenze: in primo luogo il rischio ricorsi a valanga per effetto dei diversi atti amministrativi firmati da dirigenti illegittimi e in più questa sentenza ha stravolto l’organigramma. Secondo Lei di chi sono le responsabilità della situazione che si è venuta a creare? E, in attesa del concorso 2016, quali misure possono essere adottate per non creare ulteriori danni all’attività dell’Agenzia delle Entrate?

Anche questa vicenda è tipicamente italiana. Per molti anni non si sono svolti concorsi per l’incarico di dirigente presso l’Agenzia delle Entrate e non perché non si fossero indetti, ma poiché venivano regolarmente annullati per vizi nel bando. Ciò ovviamente ha comportato la naturale nomina dei famigerati 767 funzionari a ruolo di dirigenti, su incarico revocabile. Questo ha determinato, senza dubbio, un minor grado di autonomia di questi dirigenti rispetto anche alle politiche di indirizzo provenienti dalla Direzione Centrale. Ne ho conosciuti molti di questi funzionari del Fisco ed in molti casi ho trovato professionisti preparati e con grande esperienza. Purtroppo però alla fine dovevano far prevalere la necessità di rispettare gli obiettivi prefissati riguardo la presunta evasione da scovare, piuttosto che l’applicazione delle norme e del buon senso. Credo comunque che per esigenze di gettito si troverà, anche in questo caso, una salomonica soluzione che annullerà l’effetto della sentenza, garantendo così il regolare funzionamento dell’Agenzia delle Entrate.

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