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Jobs act e nuovi contratti: la riforma del lavoro e il riordino delle tipologie contrattuali

martedì 3 febbraio 2015, di Simone Casavecchia

Quello del prossimo 20 Febbraio sarà di certo un Consiglio dei Ministri di primaria importanza non solo per la delega fiscale, la revisione del nuovo regime forfettario per i titolari di Partita IVA e la riforma della scuola ma anche perché dovrebbe vedere la luce il terzo dei decreti attuativi del Jobs Act, dedicato al riordino e alla semplificazione delle tipologie contrattuali attualmente esistenti.

I primi due decreti attuativi del Jobs Act, già emanati dal Governo, sono in dirittura d’arrivo, dal momento che dovrebbero ricevere il parere, consultivo e non vincolante, delle Commissioni Lavoro dei due rami del Parlamento nelle prossime settimane (il decreto dedicato al Contratto a Tutele Crescenti dovrebbe ottenere il parere della Commissione Lavoro del Senato già questa settimana, mentre l’altro decreto dedicato alla riforma dell’Art. 18 e alla nuova Naspi, attualmente all’esame della Commissione Lavoro della Camera dovrebbe essere licenziato la prossima settimana).

Il terzo dei decreti attuativi del Jobs Act dovrebbe, invece, riguardare il riordino e la semplificazione delle tipologie contrattuali esistenti e dovrebbe, con ogni probabilità, vedere la luce il prossimo 20 Febbraio, dal momento che il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha annunciato che in questa seduta del Consiglio dei Ministri verrà presentato

«il codice dei contratti, ossia la revisione delle tipologie contrattuali»

Molto probabile è anche la presentazione (sempre nella stessa data) del Decreto che dovrebbe revisionare gli incentivi e la conciliazione vita-lavoro.

Un’elaborazione maggiore richiederanno, invece, gli altri Decreti Attuativi del Jobs Act dedicati alla riforma degli ammortizzator e alle politiche attive del lavoro; quest’ultimo che dovrebbe comprendere i provvedimenti per istituire l’Agenzia Nazionale del Lavoro slitterà senz’altro a primavera inoltrata.

Quali sono le modifiche alle tipologie contrattuali attualmente esistenti?

  • i contratti di collaborazione a progetto dovrebbero essere definitivamente soppressi;
  • anche i contratti di associazione in partecipazione dovrebbero essere annullati;
  • Il contratto a termine non dovrebbe subire sostanziali modifiche (dal momento che è anche stato recentemente riformato dall’attuale governo) ma dovrebbero essere previste ulteriori semplificazioni normative;
  • Il contratto di apprendistato dovrebbe essere notevolmente semplificato e dovrebbe prevedere minori adempimenti e obblighi formativi a carico delle imprese insieme all’azzeramento dei e delle quote obbligatorie di stabilizzazione per il 1° e il 3° livello (cioè l’apprendistato per il diploma e la qualifica professionale e di alta formazione);
  • i contratti di collaborazione coordinata e continuativa, saranno profondamente rivisti, al fine di riservare questo tipo di contratto ai lavori realmente flessibili;
  • riguardo al lavoro intermittente e a chiamata la maggioranza di Governo è ancora divisa: c’è chi vorrebbe la loro abolizione e chi vorrebbe mantenerli in vigore;

Per quanto riguarda le posizioni politiche, Area Popolare e Scelta Civica sono contrarie a una riduzione eccessiva delle tipologie contrattuali esistenti e auspicano (con Maurizio Sacconi di Ncd) che il nuovo Statuto dei Lavoratori si configuri come un testo

"riferito non solo alle tipologie contrattuali ma, come hanno poi voluto le Camere, anche al contenuto dei rapporti di lavoro"

Il pericolo per AP e SC è quello di associare un irrigidimento delle tipologie contrattuali a una flessibilità in uscita incerta e limitata, con l’effetto di bruciare nuovi posti di lavoro.

Sul fronte contrario Pd e sindacati premono (con Cesare Damiano) per una

"pulizia sulle tipologie contrattuali, cancellando le forme spurie di flessibilità e di falso lavoro autonomo".

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