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IVA: quando il reverse charge sostituisce lo split payment nei rapporti con la PA, casi specifici
mercoledì 18 febbraio 2015, di
Tra proteste, incertezze e dubbi, continua il caos relativo allo split payment e al reverse charge. La Legge di Stabilità 2015 ha infatti introdotto il meccanismo di scissione dei pagamenti nei rapporti tra i fornitori e la Pubblica Amministrazione.
Ma ci sono dei casi specifici in cui quest’ultimo, nelle stesse operazioni con la PA, deve comunque lasciare il posto al meccanismo di inversione contabile. Esistono infatti alcune ipotesi di applicazione del reverse charge , che riguardano anche le transazioni con enti pubblici, come soggetti passivi, committenti di determinati servizi e cessione di beni specifici. Vediamo, nel dettaglio, quali sono.
Reverse Charge: quando si applica anche con la PA
In base a quanto stabilito dalla Legge di Stabilità 2015, l’ambito di applicazione del reverse charge viene ampliato anche a:
– prestazioni di servizi di pulizia, di demolizione, di installazione di impianti e di completamento relative ad edifici
– trasferimenti di quote di emissione di gas a effetto serra;
– trasferimenti di altre unità che possono essere utilizzate dai gestori per conformarsi alla direttiva n. 2003/87/CE e di certificati relativi al gas e all’energia elettrica;
– cessioni di gas e di energia elettrica ad un soggetto passivo - rivenditore,
– rottami e cascami di metalli ferrosi e recupero dei bancali di legno (pallet).
A questo punto, si può affermare che, se le Pubbliche Amministrazioni, esercitando attività d’impresa, acquistano i suddetti beni o usufruiscano dei suddetti servizi, rientrando essi nell’ambito di applicazione del reverse charge, si dovrà utilizzare l’inversione contabile e non lo split payment.
Il meccanismo di scissione dei pagamenti verrà invece utilizzato in tutti gli altri ambiti.
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