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Grecia: dal Grexit al Greecovery? Non proprio, la "ripresa" serve solo a giustificare l’austerità
mercoledì 5 giugno 2013, di
Forse vi ricorderete di aver letto un caso disperato chiamato Grecia. La prima tessera del domino a cadere nella crisi della zona euro, ufficialmente in bancarotta e solo tenuta a galla dai centinaia di miliardi di euro dell’Europa e del Fondo monetario internazionale. Per garantire i prestiti, Atene ha dovuto tagliare la spesa, licenziare o tagliare le retribuzioni per migliaia di dipendenti pubblici e svendere i beni dello Stato. Il risultato è stato clamore sociale, disordini politici e il collasso economico. Centinaia di migliaia di greci sono scesi in piazza. Il Paese ha affrontato la minaccia di espulsione dall’euro, quello che gli economisti hanno soprannominato "Grexit". Ma se questa è la vostra immagine della Grecia, allora avete bisogno di aggiornarla: questa era la primavera / estate 2012.
Nel corso delle ultime settimane, i vertici di Atene hanno cercato di convincere il mondo che sono ritornati i giorni felici. Il primo ministro Antonis Samaras ora parla della "storia di successo" della Grecia. Editorialisti della stampa nazionale e parti della stampa finanziaria internazionale danno doverosamente il loro assenso. E quelli con asset greci o europei da vendere battono le mani: "Dimenticate il Grexit - potrebbe essere il Greecovery invece", diceva una nota di ricerca particolarmente stupida la settimana scorsa.
Quello che c’è in gioco qui è qualcosa di molto più grande del fatto se una economia che vale il 2% del PIL annuo europeo sia davvero in via di guarigione. Si tratta di giustificare la terapia d’urto imposta ai membri in difficoltà della zona euro.
Come giustificare l’austerità
Questo è stato detto francamente da Maria Paola Toschi, market strategist di JP Morgan, che ha dichiarato, “Se la Grecia può essere presentata come un’economia in ripresa, dopo aver preso la medicina dell’austerità fiscale e le riforme dal lato dell’offerta, allora il programma di riforme della Banca Centrale Europea e del Fondo Monetario Internazionale potrà ricevere un ulteriore impulso".
Se le élite d’Europa e di Washington possono vantarsi di aver “guarito” la Grecia, allora possono anche scrollarsi di dosso le critiche sull’austerità. E possono anche difendere un modello economico che solo tre anni fa sembrava essersi schiantato contro un muro.
Eppure, i dati non la pensano così. Il mercato azionario di Atene è raddoppiato nell’ultimo anno? Il denaro a buon mercato dalle banche centrali e gli investitori disperatamente alla ricerca di rendimenti possono giocare brutti scherzi. I salari sono scesi? Sì, ma gli investimenti delle aziende che avrebbero dovuto seguire non si sono materializzati. I conti pubblici sono tornati in qualche modo in ordine?
Economia ancora malata
E nessuno sta seriamente contestando che l’economia rimane gravemente malata; l’OCSE prevede che la Grecia dovrà affrontare il suo settimo anno di recessione consecutivo nel 2014. Più di un greco su quattro è attualmente senza lavoro, tra i giovani greci, quasi due su tre. Circa il 60% di quelli senza lavoro non sono stati impiegati in più di un anno. Secondo un recente pezzo di Nick Malkoutzis e Yiannis Mouzakis per Ekathimerini, ci sono 400.000 famiglie in Grecia senza un capofamiglia con un lavoro stabile.
Anche se io ero uno di quelli che si sono opposti all’austerità imposta in Grecia fin dall’inizio, preferirei di gran lunga essere smentito.
L’unica cosa che si può dire è che la Germania e il resto d’Europa hanno deciso di mantenere Atene nella moneta unica e continuare a rifornirla di euro. Dal che è arrivata una certa stabilità finanziaria che ha attratto gli investitori. La silenziosa corsa agli sportelli delle banche, con i risparmiatori che ritirano il loro denaro, si è fermata, ma le istituzioni finanziarie ora funzionano più come caveau di deposito che come erogatori di credito. E ci sono stati alcuni importanti cambiamenti culturali e istituzionali, come sottolinea il gestore di fondi Jason Manolopoulos. Prima della crisi, il governo non sapeva quanti dipendenti pubblici fossero impiegati, ora lo sa. E, se desiderate operare nel bel mezzo di una depressione, creare un business è diventato più facile e più conveniente.
Ma mettete questi guadagni contro un sistema sanitario quasi al collasso, l’ascesa del partito neo-nazista Alba Dorata e il giro di vite sui giornalisti investigativi come Kostas Vaxevanis, perseguitati per la pubblicazione di un elenco dei super-ricchi evasori fiscali.
In caduta libera
Due estati fa, ero seduto con l’economista Yanis Varoufakis sul suo balcone con vista sull’Acropoli, e gli ho chiesto di riassumere le prospettive per la Grecia. “È in caduta libera”. Ieri sera, gli ho rivolto la stessa domanda. “È ancora in caduta libera”.
Poi mi ha raccontato una storia. L’anno scorso, il suo libro "The global minotaur" è stato un bestseller in Grecia, ma egli dice di non aver ricevuto neanche un centesimo di royalties. Perché no? Il suo editore non aveva ricevuto i soldi dalle librerie, che erano tutte fallite. Piuttosto che inseguirle, mettere i librai fuori mercato e, infine, dire addio ai soldi, l’editore ha preferito lasciare stare.
Questa piccola storia di inerzia economica mi sembra dire molto.
| Traduzione italiana a cura di Erika Di Dio. Fonte: The Guardian |