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Elezioni in Grecia, oggi il voto: il programma di Syriza e le reazioni dell’Europa

domenica 25 gennaio 2015, di Simone Casavecchia

Il voto greco di oggi ha scatenato, ancor prima del suo esito, un vero e proprio vespaio di dichiarazioni che, ben al di là dei confini greci, sono state rilasciate anche da importanti protagonisti dello scenario politico ed economico europeo. L’esito del voto greco, infatti, potrebbe avere effetti ben superiori a quelli di un cambio di governo in uno dei Paesi periferici dell’Eurozona.

Una vittoria di Syriza potrebbe, infatti, configurarsi come l’apertura di un vero e proprio vaso di Pandora che potrebbe determinare nel giro di pochi mesi (nel 2015 ci saranno elezioni politiche anche in Portogallo e Spagna) una vera e propria alzata di scudi dei Paesi più penalizzati dall’austerity europea contro quelle politiche economiche di risanamento che altri membri dell’Unione Europea, Germania in testa, ritengono ancora indispensabili. Ecco quali sono le variabili in gioco e le possibili conseguenze.

Syriza
Nell’ultimo giorno di campagna elettorale la formazione di sinistra Syriza è data vincente nei sondaggi al 31,2% con circa 5 punti percentuali di vantaggio rispetto a Nuova Democrazia, la formazione liberale del premier uscente Antonis Samaras. Al di là delle proiezioni, sono le ultime dichiarazioni di Alexis Tsipras, il leader di Syriza, candidato al ruolo di premier, ad aver alimentato le preoccupazioni, sempre crescenti negli ultimi giorni, degli esponenti delle istituzioni politiche ed economiche europee.
Tsipras nei giorni scorsi ha, infatti, promesso che

"Non rispetteremo accordi già firmati"

in caso di vittoria Syriza chiederà una revisione o addirittura un’interruzione del piano di risanamento a cui è attualmente sottoposta la Grecia. Il piano di salvataggio, strettamente disciplinato dalla Troika che ne verifica costantemente l’attuazione, ha riportato la Grecia a crescere nel secondo semestre del 2014 ma ha ridotto un terzo della popolazione greca sotto la soglia di povertà, imponendo un carico fiscale altissimo, la chiusura della TV pubblica, pesanti tagli al pubblico impiego e decretando, negli ultimi anni, una riduzione esponenziale del PIL greco.

Lo scorso venerdì, in chiusura di campagna elettorale, Tsipras ha anche aggiunto che

"Non stiamo pensando di tassare i depositi. I depositi bancari sono garantiti"

Questo per rassicurare i molti concittadini che già da alcuni giorni stanno ritirando denaro dalle banche greche per trasferirlo all’estero, per timore che il Paese vada incontro a un vero e proprio default.

La grande incognita di queste elezioni rimane, quindi, non chi vincerà, dal momento che la vittoria di Syriza è data ormai, quasi per certa, ma quali saranno le prossime mosse di Syriza: Tsipras raggiungerà un accordo con le istituzioni europee sulla ristrutturazione del debito pubblico oppure manderà a carte quarantotto ogni possibile mediazione come farebbero presupporre le ultime dichiarazioni?

La BCE e il Quantitative Easing
Già lo scorso Giovedì, durante la conferenza stampa che annunciava l’attuazione del Quantitative Easing, Mario Draghi aveva lanciato un velato ma chiaro avvertimento alla Grecia, spiegando che l’acquisto di titoli di Stato dei Paesi in condizione economica di difficoltà, ovvero di quei titoli di Stato che hanno un rating inferiore a BBB- (investment grade), come quelli greci, sarebbe stato possibile solo a patto che quei Paesi avessero completato o prorogato piani di salvataggio in corso o, ancora, che si sarebbero sottoposti a nuovi piani di salvataggio.

L’Unione Europea
Da fonti web si apprende che le istituzioni europee potrebbero valutare un’estensione temporale del programma degli aiuti internazionali ad Atene in scadenza al 28 Febbraio sebbene i ministri finanziari dell’Unione non abbiano ancora iniziato a discuterne.
Dal 2010 ad oggi la Grecia ha ricevuto, in due distinti programmi di salvataggio, circa 240 miliardi di euro di aiuti complessi da Ue, FMI e BCE ovvero dalla Troika. L’ipotesi di prorogare il programma di aiuti in corso sembra configurarsi come un ulteriore tassello di quel ricatto che le istituzioni europee stanno già mettendo in atto, presagendo una vittoria di Tsipras.
Le istituzioni europee, in altri termini, pur dovendo necessariamente attendere l’esito del voto di oggi, hanno lasciato la porta aperta per eventuali per discutere di eventuali ulteriori necessità di finanziamento alla Grecia come anche di eventuali sconti da applicare al debito pubblico ellenico, tuttavia, è fin troppo chiaro che queste concessioni potrebbero avvenire a condizioni ben precise e che a dettare tali condizioni, non sarebbe il nuovo premier greco.

La Germania
A dettare condizioni ben precise già da prima del voto ha pensato, invece, la Germania che è forse il Paese europeo più preoccupato riguardo all’esito del voto greco dal momento che detiene una parte molto consistente del debito pubblico della Grecia.
Intervenuto nei giorni scorsi al World Economic Forum di Davos, il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble ha candidamente dichiarato che il modo migliore per contrastare l’euroscetticismo è quello di attenersi alle regole europee, un argomento questo che sicuramente in molti, in Grecia e non, avranno serie difficoltà ad accettare.
Schaeuble ha anche aggiunto che la Grecia pur avendo fatto progressi impressionanti, migliori delle attese, negli ultimi due anni, dovrà comunque mettere in atto altre importanti riforme strutturali per diventare un Paese competitivo, a prescindere dalla sua permanenza nell’Euro.

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