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E se la bolla delle criptovalute non fosse uno svantaggio?

venerdì 13 ottobre 2017, di Michela Del Zoppo

Il 2017 è stato l’anno delle criptovalute e delle ICO, le offerte iniziali di moneta.

Ogni ICO ha raggiunto decine di milioni di dollari solo individualmente mentre la cifra complessiva si è assestata intorno alle decine di miliardi di dollari. L’intero mercato delle criptovalute è stato valutato 140 miliardi di dollari, un po’ meno dei 180 miliardi di inizio dell’anno.

Non c’è alcun dubbio che lo spazio di manovra delle criptovalute sia dominato da investitori singoli, specialmente start up e il mondo del business.

Solo recentemente le aziende e le banche si sono interessate al fenomeno ma con la dovuta cautela: il rapido incremento di interesse nelle criptovalute va di pari passo con il timore di analisti e investitori che tutto ciò sia soltanto una grossa bolla. In un recente report, la società Ars Technica suggerisce che i benefici di una eventuale bolla delle criptomonete potrebbero essere notevoli. Vediamo quali sono e perché.

Produttività sociale

Alcuni analisti esperti in blockchain e criptomonete sostengono che ci troviamo già da ora in una bolla. Le bolle servono, sostanzialmente, ad assegnare capitale a progetti ex-novo piuttosto che attraverso l’incremento, le modifiche e le migliorie della tecnologia esistente.

Prendiamo la bolla di dotcom come un esempio: in quel caso ci sono state molte aziende fallite che hanno sofferto notevolmente a causa di quell’andamento altalenante. Tuttavia quella situazione precaria ha anche prodotto alcune delle aziende più grandi e di maggior successo che sono tuttora operative.

Ci sono altri potenziali collegamenti tra le criptovalute e la bolla dotcom. Quando le prime aziende di successo in Internet alla fine degli anni ’90 hanno sperimentato un’enorme crescita dei ricavi, sono nuove start-up. Ma tutto ciò ha finito per alimentare la crescita dei ricavi delle società iniziali piuttosto che aumentare l’industria in modo più sostenibile.

Lo stesso potrebbe essere detto di Etehreum oggi, la seconda criptovaluta più popolare dopo il bitcoin. Ethereum ha alimentato la smania ICO in un modo molto simile a quanto accaduto a cavallo degli anni ’90 e 2000.

Molte possibilità, poche realizzazioni

La mania ICO di Ethereum ha alimentato lo sviluppo di decine di nuove startup, ognuna delle quali rilascia i propri gettoni e valute tramite offerte iniziali di monete. Mentre molti di questi progetti sono probabilmente destinati a fallire, è anche probabile che alcuni di essi potrebbero riuscire a sopravvivere, anche con un crollo del resto dell’industria: potrebbero diventare i Google, gli Amazon e gli eBay della prossima generazione.

Se da una parte una (possibile) bolla sul mercato delle criptovalute causerebbe molte difficoltà e problemi per numerosi utenti, essa potrebbe anche contribuire a un cambiamento massiccio nel modo in cui il mondo degli affari funzionerà per gli anni a venire.

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