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Debiti imprese: li pagheranno i contribuenti? Allarme IMU e IRPEF
mercoledì 17 aprile 2013, di
Il 6 aprile è stato varato il cosiddetto Decreto Salva Imprese (Dl n. 35/2013) relativo al pagamento dei debiti della P.A. alle imprese che prevede lo sblocco di circa 40 miliardi nei prossimi 12 mesi, rispettando la soglia del debito del 3%.
Le critiche all’ultimo atto del Governo Monti non sono mancate: 40 miliardi di copertura a fronte di un debito complessivo di 91 miliardi (dati della Banca d’Italia)?
Il problema non è solo questo. Il dubbio è: i debiti alle imprese li pagheranno i contribuenti? Nel decreto si cela una nuova stangata? Allarme IMU e IRPEF.
Il CNA (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa) non ha dubbi:
“La tendenza è immutata. Si caricano sulle imprese e sui cittadini gli oneri dei controlli fiscali, delle inefficienze delle amministrazioni locali, nonché quelli derivanti da esigenze di contabilità pubblica locale, per la gestione del ’federalismo fiscale’”.
Altra stangata in arrivo?
Il timore manifestato da molti sindacati è che dietro il decreto si celi una nuova stangata. E’ cosa nota che molti Comuni e molte Regioni sono ad un passo dal baratro finanziario.
Nonostante la copertura statale, quale sarà la conseguenza degli esborsi di cui dovranno farsi promotori per saldare le imprese, tenendo conto che dovranno restituire allo Stato anche gli interessi e nei tempi previsti? Un probabile, se non certo, aumento della pressione fiscale, soprattutto alla luce di quanto espresso dal decreto: le regioni devono garantire “misure, anche legislative, idonee e congrue di copertura annuale del rimborso dell’anticipazione di liquidità”.
I contribuenti più “a rischio” potrebbero essere quelli di quattro regioni: Piemonte, Campania, Sicilia e Sardegna, protagoniste di piani di rientro finanziario (soprattutto sul versante sanità), che non hanno approvato ancora i bilanci previsionali del 2013.
Allarme IMU e IRPEF
Se la maggiorazione della TARES scatterà a dicembre, l’allarme più probabile riguarda l’IMU e l’IRPEF.
Nonostante Grilli abbia annunciato che le aliquote IRPEF non subiranno modifiche per far fronte ad esigenze di liquidità finanziaria, ricordiamo che a molte Regioni è concesso per legge di innalzare l’aliquota di addizionale dall’1,73% al 2,33% al fine di rispettare i parametri di spending review. Le Regioni con maggiori difficoltà finanziarie hanno la possibilità di decidere un aumento fino al 2.63%.
Dal 2014 tutte le Regioni avranno la facoltà di incrementare l’aliquota fino al 2,33% e dal 2015 addirittura fino al 3,23%.
Al centro del mirino anche l’IMU 2013, soprattutto relativamente alle seconde case. La cosa preoccupante è che in sostanza si è lasciato “via libera” ai Comuni di modificare le aliquote IMU durante l’anno senza alcun freno e precludendo al contribuente la possibilità del pagamento dell’imposta in un’unica soluzione. Secondo la Cia (Confederazione italiana agricoltori): “Potrebbero arrivare sulle spalle dei contribuenti circa 1,2 miliardi di euro di maggiori oneri”.
I contribuenti saranno obbligati a fare due diversi calcoli per il pagamento dell’IMU: in acconto e poi a saldo. Nello specifico:
- la prima rata (con scadenza 17 giugno 2013) dovrà essere pagata tenendo conto delle aliquote e detrazioni stabilite da delibere e/o regolamenti pubblicati sul sito del federalismo fiscale entro il prossimo 16 maggio. In caso di mancata pubblicazione, l’importo della prima rata sarà determinato nella misura del 50% dell’IMU dovuta sulla base delle aliquote e delle detrazioni dell’anno precedente;
- la seconda rata (con scadenza 16 dicembre 2013) dovrà essere versata, a saldo dell’imposta dovuta per l’anno intero, considerate le aliquote e le detrazioni delle delibere e/o regolamenti pubblicati sul sito del federalismo fiscale entro la data del 16 novembre 2013. Nel caso di mancata pubblicazione, verranno applicate le delibere e/o i regolamenti pubblicati entro il 16 maggio 2013, oppure, in assenza, quelli adottati il precedente anno.
Non è finita qui. Sempre secondo il parere della Cia:
“A peggiorare le cose, si è persa ancora una volta l’occasione per abrogare la norma che impone la corresponsabilità dell’IVA e delle ritenute negli appalti e nei sub-appalti. Tutto questo significa che sono in arrivo per le imprese e i cittadini oneri fiscali e costi burocratici per 10 miliardi di euro”.