Da domani su Money.it il manuale di contro-escapologia fiscale

admin

02/07/2017

Money.it pubblicherà a partire da lunedì 3 luglio 2017 in versione integrale i singoli capitoli del manuale “Non è tutto oro quello che luccica” - Critica ragionata ai segreti dell’escapologia fiscale. Ma attenzione: non siamo i soli. L’opera in oggetto verrà diffusa in modo capillare, sia online che tramite la pubblicazione cartacea del manuale, da altre testate giornalistiche nazionali.

Da domani su Money.it il manuale di contro-escapologia fiscale

Da domani andranno online i capitoli della guida “Non è tutto oro quello che luccica” - Critica ragionata ai segreti dell’escapologia fiscale.

L’obiettivo dell’opera è quello di fare corretta informazione fiscale nei confronti dei cittadini, sempre più bombardati mediaticamente da messaggi non corretti, che millantano falsi risparmi fiscali e soluzioni magiche.

Sappiamo che il fisco italiano è malato ma riteniamo che la cura debba necessariamente passare da una corretta informazione: il processo di miglioramento deve essere guidato da chi conosce profondamente la materia e la applica per far rispettare le regole.

Non ci sono soluzioni magiche adottate arbitrariamente dal basso, ma occorre diffondere conoscenza e consapevolezza fiscale nei cittadini, contribuenti e imprese. E da qui partire per ottenere tutti insieme un sistema fiscale finalmente equo.

Invitiamo quindi tutti i lettori a seguirci: nei mesi di luglio e agosto pubblicheremo quotidianamente i singoli capitoli di questo manuale scritto da “commercialisti che ci mettono la faccia”, ovvero un gruppo di professionisti che ha deciso di fermare un pericoloso processo di disinformazione in atto.

Qui di seguito la prefazione al manuale scritta dal Professor Alessandro Giovannini, ordinario di diritto tributario presso l’Università degli Studi di Siena, avvocato, commercialista e revisore legale dei conti:

Dopo anni di ricerca e di studio, scopro che il fisco è come il baule di Harry Houdini: un palco ben illuminato, qualche soubrettes ed un buon trucco spacciato per magia, e la fuga è servita. Spiego meglio quel che intendo dire, muovendo dal recente interesse mediatico attorno al fenomeno dell’escapologia fiscale e chiarendo subito che il mio non è un discorso sulle persone, ma, rubando le parole a Cartesio, è un “discorso sul metodo”.

Di tributi si parla ovunque e ovunque vi è chi detta ricette per diminuire la pressione fiscale, risanare i conti pubblici, incentivare gli investimenti, favorire la nascita di figli o il fiorire di matrimoni. Di fisco e politica tributaria si parla in TV, sul web, alla radio, al bar, in taxi, negli spogliatoi delle palestre. Siamo tutti tributaristi, insomma, come tutti siamo allenatori della squadra del cuore o della nazionale di calcio.

Fin qui è costume, sfogo individuale o collettivo e non vi è perciò da turbarsi o da scandalizzarsi. Non solo quelle lamentazioni sono legittime, ma sono anche “naturali” perché denunciano disagi percepiti come non più tollerabili. Ben vengano, dunque: sono lo sfiato della democrazia.

Del resto, sono ormai decenni che voci autorevoli denunciano, pur scontrandosi con il muro di gomma dell’inerzia legislativa, le storture del sistema e l’inaccettabilità della pressione fiscale sulle imprese, i lavoratori e, in genere, sui contribuenti onesti.

Questo stato di disagio, anzi, è ormai fatto proprio anche da alcune categorie professionali, ad iniziare da quella dei commercialisti, che in tempi recenti è scesa in piazza per chiedere una seria e profonda riforma tributaria e che si accinge ad ulteriori manifestazioni, davanti alla paralisi alla quale sembra costretto il sistema.

Lo sfogo contro il fisco, però, non può mai prescindere dalla considerazione della delicatezza che il prelievo tributario ha per lo stato e la collettività, né può prescindere dalla complessità tecnica delle questioni che di volta in volta vengono in considerazione e dalla responsabilità, anche penale, che le scelte di pianificazione del carico impositivo determinano in capo al singolo contribuente.

Per questo, se è utile che si continui a denunciare il disagio, è pericoloso che, per soddisfare smanie di pubblicità o business, si alimentino con spirito populistico proposte prive di adeguato approfondimento tecnico, che hanno solo la capacità di cavalcare l’ovvio, di prospettare soluzioni assai discutibili in punto di legittimità o solo suggestive.

Si badi: non voglio difendere i professionisti in modo precostituito, in quanto e solo perché iscritti ad un ordine. D’altro canto, la legge non riserva ad alcuna categoria professionale l’esclusiva della consulenza fiscale.

In questa prospettiva - lo ripeto - voglio piuttosto sottolineare come il fisco non sia paragonabile ai bauli di Houdini, dai quali ci si può divincolare con qualche trucco.
Per evitare che la pressione fiscale strozzi chi ne è colpito non basta suggerire soluzioni generiche, vendendole come buone per tutti e che tutti possano utilizzare, senza distinzione.

Ci sono soluzioni che possono essere adottate legittimamente in un caso specifico, ma risultare del tutto improprie, se non anche illegittime, in casi pure apparentemente simili.
Adottarle senza cautela, perché senza cautela proposte, finisce per essere esercizio pericoloso.

Ovviamente, non può essere sottovalutato il successo che accompagna, nel grande pubblico, iniziative editoriali che suggeriscono vie di fuga, trucchi o operazioni di ingegneria elusiva.

Può darsi che ad una porzione di quel pubblico non importi se dietro a quelle iniziative vi sono anni di studio, preparazione universitaria, esami di stato, corsi di aggiornamento o, invece, solo o prevalentemente calcolo mediatico, furbizia imprenditoriale o pubblicità ingannevole.

La “pancia” di molti contribuenti si accontenta di una risposta che soddisfi all’istante un bisogno pungente, come quello della fame: pagare meno imposte. E per questo sono disposti a seguire chiunque prometta mirabilie.

Chi ha responsabilità non può, tuttavia, alimentare questa sorta di “indigestione da fast food”, tipica, ormai, di molti settori della vita collettiva: dalla politica alla medicina, dal diritto all’ambiente, dall’economia all’alimentazione.

Si deve avere invece la pazienza di ascoltare la testa, piuttosto che la pancia, la competenza professionale, piuttosto che l’improvvisazione, l’approfondimento e lo sguardo di lungo periodo, piuttosto che l’ingordigia e la miopia del momento.
Ricordate le promesse fatte a Pinocchio dal Gatto e la Volpe? “Disse la volpe: i tuoi cinque zecchini, dall’oggi al domani sarebbero diventati duemila. - Duemila! - ripeté il Gatto. - Ma com’è mai possibile che diventino tanti? - domandò Pinocchio. - Te lo spiego subito - disse la Volpe. - Bisogna sapere che nel paese dei Barbagianni c’è un campo benedetto, chiamato il Campo dei miracoli. Tu fai in questo campo una piccola buca e ci metti dentro uno zecchino d’oro. Poi ricopri la buca con un po’ di terra: l’annaffi con due secchie d’acqua di fontana, ci getti sopra una presa di sale, e la sera te ne vai tranquillamente a letto … e la mattina dopo, di levata, ritornando nel campo, che cosa trovi? Trovi un bell’albero carico di tanti zecchini d’oro quanti chicchi di grano può avere una bella spiga nel mese di giugno. Oh che bella cosa! - gridò Pinocchio, ballando dall’allegrezza”.

Già, il paese dei Barbagianni! Carlo Lorenzini, in arte Collodi, era un romanziere e scrisse "Le avventure di Pinocchio" nel lontano 1883. Il paese dei Barbagianni è dunque pura invenzione, figlio di un’antica penna fantasiosa.
Ebbene, se lo crediamo davvero solo il luogo di una fiaba, lasciamolo nel libro dorato. Altrimenti seguiamo la saggezza del Grillo parlante.

Segui qui l’uscita dei singoli capitoli.

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