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Crediti deteriorati: anche la Cina sotto il peso dei Non Performing Loans
mercoledì 30 marzo 2016, di
Anche le banche cinesi sarebbero piene di crediti deteriorati, gli stessi non performing loans (NPL) che stanno pesando sul comparto bancario dell’Italia.
Qualunque investitore privato dovrebbe essere a conoscenza della delicata situazione che stanno vivendo le principali banche cinesi e del ruolo che possono svolgere in seno all’economia mondiale.
Il gestore di fondi presso Tiburon Partners, Stewart Paterson, mette in allerta gli investitori riguardo alla situazione delle quattro principali banche cinesi, ritenute da Forbes le più grandi al mondo per guadagni, profitti, capitali e valore di mercato.
Queste banche sono organi dello stato cinese e ora si ritrovano a gestire un enorme ammontare di crediti deteriorati, che potrebbero presto portare ad una forte ricapitalizzazione del settore, con conseguenze dirette verso tutte le altre economie estere.
Quello dei non performing loans è un problema già tristemente noto a noi italiani e in generale ai paesi europei.
I recenti accadimenti relativi a MPS e le difficoltà sulle trattative per la fusione di BPM e Banco Popolare a causa della BCE testimoniano la necessità delle banche italiane di fare i conti con il peso che i NPL hanno ricoperto nei loro bilanci in passato.
Guardando alle conseguenze che i prestiti deteriorati hanno causato e continuano a causare sul territorio italiano appare ben chiaro il pericolo che si corre per una situazione del tutto analoga che coinvolge uno dei principali motori dell’economia mondiale: la Cina.
Cina: allarme crediti deteriorati per le principali banche cinesi
Ecco il valore di mercato delle quattro più grandi banche cinesi:
- Industrial and Commercial Bank of China (ICBC) - $278 miliardi
- China Construction Bank - $213 miliardi
- Bank of China - $199 miliardi
- Agricoltural Bank of China - $190 miliardi
“Non è chiaramente possibile per un settore bancario così grande pensare di essere allo stesso tempo anche molto profittevole. Quella che stiamo vedendo è una caduta nei rendimenti nel settore bancario cinese, riflesso di una caduta del settore industriale.”
Durante gli anni della crisi finanziaria le maggiori banche della Cina sono state usate dal governo nazionale come veicolo per iniettare liquidità all’interno dell’economia reale.
Il risultato fu un aumento del livello di indebitamento dei governi locali e delle società di proprietà dello stato.
Come conseguenza di questi accadimenti, ora le banche cinesi posseggono un ampio volume di prestiti scadenti, i cosiddetti non performing loans, problema ulteriormente aggravato dal calo del settore industriale.
“Sarà necessario che molti debiti vengano annullati e ci sarà bisogno di una forte ricapitalizzazione del settore bancario in Cina. Ancora è da capire come questo avverrà nel prossimo paio d’anni.”
Sono chiare le parole di Stewart Paterson, che sottolinea inoltre come le banche della Cina costituiscano quei “rischi esterni” che la Yellen ha regolarmente menzionato nei suoi ultimi discorsi, come motivazione per le politiche monetarie prudenziali da lei condotte.
La fragilità del sistema finanziario cinese, al quale si deve in ogni caso la crescita globale avuta nel post-crisi finanziaria, rischia però ora di essere vittima dell’onda deflazionistica che una politica troppo aggressiva della Federal Reserve potrebbe causare.
Una situazione quindi delicata e dagli equilibri molto precari non solo per i colossi che ne sono protagonisti ma in generale per il futuro dell’economia mondiale.
Fonte: CNBC