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Contratti di solidarietà, a termine, a progetto: come cambiano con il Jobs Act

venerdì 6 febbraio 2015, di Simone Casavecchia

Mentre i tecnici del Ministero del Lavoro sono impegnati nel perfezionamento del terzo dei decreti attuativi del Jobs Act che dovrebbe ridefinire le attuali tipologie contrattuali, ulteriori novità sul fronte dei contratti arrivano anche dal Parlamento. La Commissione Bilancio della Camera sta, infatti, esaminando il Decreto Milleproroghe, in vista della sua approvazione definitiva. Ecco quali sono le maggiori novità su entrambi i fronti.

Contratti di solidarietà
Su questa specifica tipologia di contratto il Decreto Milleproroghe aveva previsto la riduzione dell’integrazione salariale dal 70% al 60% per il 2015. La Commissione Bilancio della Camera ha approvato ieri due emendamenti al Decreto Milleproroghe che riportano la soglia dell’integrazione salariale al 70% anche per il 2015. Le risorse finanziarie per sostenere il provvedimento (50 milioni di euro) verranno ottenute attingendo al fondo sociale per l’occupazione e per la formazione.

Contratti a progetto e a chiamata
Nel riordino delle tipologie contrattuali l’obiettivo principale del governo è quello di procedere a uno snellimento di esse attraverso la graduale eliminazione di contratti a progetto, associazione in partecipazione e contratti intermittenti, ovvero dei contratti a chiamata.
Il contratto a chiamata sarà sostituito con l’utilizzo dei nuovi voucher per il lavoro accessorio e con il rafforzamento del part-time verticale che, in questo caso, sarà previsto per le prestazioni a tempo pieno, per periodi di tempi predetermininati.
Anche il lavoro ripartito, utilizzato soprattutto in agricoltura nella formula del job sharing, per cui si contano poche centinaia di contratti, potrebbe essere soppresso.

Contratto a termine (tempo determinato)
Anche se si tratta della tipologia contrattuale su cui il governo è intervenuto più recentemente (il decreto Poletti sui contratti a tempo determinato è stato varato meno di un anno fa) potrebbe avvenire un ulteriore revisione in base alla quale la durata massima dei contratti a termine potrebbe scendere da 36 a 24 mesi e anche il numero delle proroghe potrebbe essere rivisto, passando da 5 a 3.

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