Home > Altro > Archivio > Borse: ecco perché i fondi sovrani sono alla base dei sell-off
Borse: ecco perché i fondi sovrani sono alla base dei sell-off
martedì 23 febbraio 2016, di
Il sell-off registrato a inizio anno e prolungatosi per diverse settimane sui mercati azionari è stato certamente dovuto ai timori degli investitori legati allo stato di salute dell’economia globale, dell’andamento incerto della Cina, della possibilità di un rialzo dei tassi da parte della Fed che potrebbe mettere in difficoltà diverse economie e il mercato delle materie prime e al crollo dei prezzi del petrolio. Proprio questi ultimi, al di là dei dati macro dei vari Paesi, sembrano essere uno dei driver principali per l’andamento delle Borse di tutto il mondo.
Indipendentemente dal fatto che prezzi del petrolio così bassi mettano in difficoltà le compagnie del settore, e di conseguenza le banche che sono detentrici del debito di queste ultime, c’è da considerare che il crollo delle quotazioni del greggio ha colpito duramente i bilanci statali delle maggiori nazioni esportatrici.
Buona parte di queste provengono dal medio-oriente, come ad esempio Arabia Saudita, Qatar, Kuwait ed Emirati Arabi a cui fanno capo diversi fondi sovrani che hanno investito una quantità enorme di denaro in società di tutto il mondo. Il calo dei prezzi del petrolio ha costretto parecchi Paesi medio-orientali a rivedere le politiche di bilancio e sembrerebbe che i fondi sovrani, per fare cassa in un momento difficile, abbiano deciso di disinvestire parte degli asset detenuti scatenando così il sell-off sui mercati.
Borse: la correlazione con il petrolio
Nelle scorse settimane si è potuto assistere ad un’ondata di sell-off che ha investito praticamente tutti i maggiori indici azionari a livello mondiale. I timori sul rallentamento economico globale, sullo stato di salute delle banche, sull’andamento economico della Cina e di quello dei prezzi del petrolio ha creato una miscela esplosiva che ha pesato sui mercati azionari globali.
Proprio i prezzi del petrolio sembra che abbiano avuto un ruolo importante nel guidare la direzione delle piazze d’affari a livello internazionale. Il crollo dei prezzi del greggio ha aumentato i timori sulla ripresa economica negli USA, sul mancato raggiungimento del target di inflazione in Europa e con la conseguente ipotesi che quanto fatto dalle banche centrali finora sia stato praticamente inutile.
Borse: vendite scatenate da necessità di liquidità dei Paesi produttori di greggio
Il petrolio ha inoltre colpito duramente le finanze dei maggiori Paesi esportatori come Russia, Arabia Saudita, Qatar, Kuwait ed Emirati Arabi i quali hanno dovuto provvedere a una modifica del bilancio statale per controbilanciare gli effetti nefasti del crollo del petrolio.
Queste nazioni, per investire gli enormi introiti generati dalla vendita del petrolio, utilizzano fondi di investimento sovrani che hanno investito grandi quantità di denaro in asset di tutto il mondo.
Il forte deprezzamento del petrolio ha probabilmente costretto questi fondi a vendere asset per fare cassa e a collocare meno investimenti nei vari mercati internazionali.
Borse: fondi sovrani hanno diminuto investimenti per oltre $200 mld - SWFI
Come riporta il Sovereign Wealth Fund Institute (SWFI), una compagnia con base a Las Vegas che traccia le attività dei fondi, ha stimato che a dicembre 2015 circa $3.043 miliardi sono stati allocati dai fondi su società quotate.
Questo dato, se comparato a quello di dicembre 2014, risulta in calo di circa $213 miliardi e la stima è basata sugli investimenti allocati dai fondi più grandi che contano per l’89% della ricchezza totale dei fondi di investimento.
Il SWFI stima per il 2016 un nuovo calo degli investimenti di circa $404,3 miliardi se i prezzi del petrolio rimarranno tra i 30$ e i 40$ a barile, scatenando così un nuovo sell-off. La proiezione del SWFI si basa su comportamenti passati, strutture di governo e sul bisogno di capitali per coprire gap fiscali (in basso il grafico delle stime).
Ecco perché la stretta correlazione tra andamento del petrolio e indici azionari (anche di quelli meno collegati al greggio e che anzi dovrebbero beneficiare di un crollo dei prezzi).
Vendite dei fondi sovrani: uno dei 5 cigni neri del 2016
Negli ultimi 20 anni, i fondi di investimento sovrani sono cresciuti significativamente grazie al forte rialzo dei prezzi del petrolio degli anni scorsi, all’aumentato rendimento degli investimenti, ai surplus di partite correnti nazionali e al sempre più crescente uso di politiche accomodanti in giro per il globo.
Il SWFI ha specificato che con questi prezzi del greggio, è possibile che asset più liquidi vengano venduti per generare liquidità immediata. E’ il caso quindi di strumenti come azioni e bond ed è per questo che a inizio anno era stato inserito tra i 5 cigni neri del 2016.