Home > Altro > Archivio > Banche centrali: è in atto una guerra valutaria globale?

Banche centrali: è in atto una guerra valutaria globale?

lunedì 27 maggio 2013, di Nadia Fusar Poli

Le banche centrali di tutto il mondo hanno fatto quanto possibile per contrastare la crescita lenta e la pressione deflazionistica, intervenendo sui tassi di interesse (tagliati e portati ai minimi storici) e decidendo di intraprendere politiche di stimolo (massicci programmi di acquisto di assets, quantitative easing). Obiettivo: rilanciare le anemiche economie nazionali. Tali misure tendono a tradursi, in un lasso di tempo relativamente breve, in una svalutazione della moneta corrente.

Tradizionalmente, quando la politica monetaria è accomodante, aumentano i prestiti, rimbalza l’ottimismo e si assiste ad una accelerazione dell’attività economica. Le valute si deprezzano, il che rende le merci esportate verso altri paesi più economiche e, a sua volta, ciò contribuisce a creare efficacemente inflazione. Ma quello attuale non è uno scenario consueto. Sembrerebbe infatti che "SuperBen" e compagni (gli straordinari banchieri centrali di tutto il mondo) stiano attraversando un momento molto difficile e particolarmente ostile. L’attività economica è in fase stagnante e, addirittura, alcuni paesi attraversano una fase recessiva. In un tale contesto, cosa potrebbe (o dovrebbe) decidere di fare un banchiere centrale? Kuroda, il governatore della Bank of Japan ha la risposta: stampare denaro e avviare un’aggressiva svalutazione della moneta, che avvantaggia gli esportatori e danneggia i consumatori.

Stiamo dunque assistendo ad una guerra valutaria globale? Si tratta di un’espressione sempre più utilizzata dagli analisti e dai giornalisti finanziari per descrivere l’inganno (così come in effetti viene percepito) di una crescita trainata dalle esportazioni, che vede le banche centrali pompare massicce dosi di liquidità nelle loro economie (o, come nel caso dell’Australia, tagliare drasticamente i tassi di interesse), nel tentativo di abbassare le valute nazionali.

Il fervore della "guerra delle valute" ha guadagnato terreno quando all’inizio di quest’anno il Giappone si è mosso audacemente e in maniera aggressiva con l’obiettivo di incrementare la propria economia moribonda, pompando nuovo denaro. Le misure adottate dalla Banca hanno contribuito ad indebolire lo yen di oltre il 25 per cento nei confronti del dollaro, a partire dal mese di novembre. Altre banche centrali ne hanno poi seguito l’esempio e le azioni della BoJ sono diventate un modello di successo in termini di politica monetaria, innescando un effetto valanga e stimolando altre banche centrali a partecipare alla guerra delle valute. La Banca d’Israele, la Reserve Bank of Australia e la Reserve Bank della Nuova Zelanda si sono tutte recentemente esposte sui mercati dei cambi, nel tentativo di indebolire la propria valuta nazionale. Tutte hanno avuto successo in un lasso di tempo relativamente breve.

Ed ancora, i continui tentativi del presidente della Federal Reserve Ben Bernanke per rilanciare la rinascita in America, ha aggiunto benzina sul fuoco (e su tutti i racconti e i commenti di “guerra”), così come hanno ugualmente fatto le azioni intraprese dalla Banca centrale europea, seppur meno drastiche.

Ma se l’utilizzo di metafore di guerra è comprensibile da un punto di vista meramente giornalistico, francamente, sottolineiamo, che c’è una bella differenza! Contrariamente ad una guerra, la crescita economica non è un gioco a somma zero. Questo significa che l’attenzione per le guerre valutarie oscura completamente il vero punto focale: i paesi che abbassano i tassi di interesse in questi giorni hanno un occhio in casa propria piuttosto che all’estero.

Ma ecco il punto. Abbiamo beneficiato molto di più della ripresa americana, così come beneficeremo di ogni rinascita in salsa giapponese, rispetto a quanto perdiamo con un dollaro in salita. Un’America forte e in buona salute è un mercato per le nostre esportazioni, proprio come un Giappone in perfetta forma. Questo è esattamente ciò che dovremmo aspettarci dai responsabili politici. Un’economia globale stagnante non è un bene per nessuno. Dubito che saremmo a parlare di una ripresa americana ora se non fosse stato per la sua banca centrale, la FED, che ha inondato i mercati con denaro fresco per cercare di mantenere il paese e la sua economia a galla. Invece di accusare le banche centrali di sparare “cannoni”, sarebbe forse più utile rallegrarsi della ripresa economica degli Stati Uniti e augurarsi il meglio dal Giappone e dall’ Europa.

Un messaggio, un commento?

moderato a priori

Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Chi sei?
I tuoi messaggi

Questo form accetta scorciatoie di SPIP [->url] {{bold}} {italic} <quote> <code> e il codice HTML <q> <del> <ins>. Per creare un paragrafo lasciate semplicemente una riga vuota.