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BCE vs Germania: come andrà a finire?

lunedì 28 agosto 2017, di admin

La battaglia personale portata avanti dalla Germania nei confronti di Mario Draghi, governatore della Banca Centrale Europea, si è arricchita di un nuovo capitolo con la decisione della Corte Costituzionale tedesca di Karlsruhe di chiedere alla Corte di Giustizia Europea un pronunciamento ufficiale circa la legittimità del programma di Quantitative Easing, portato avanti dalla BCE dal 2015 per sostenere l’inflazione nell’area Euro.

Secondo i giudici tedeschi, ci sono "importanti ragioni" per ipotizzare che l’acquisto di titoli di Stato da parte della BCE vada contro il divieto comunitario di finanziare direttamente i Paesi membri e che superi inoltre i confini del mandato Bce.

“Dietro questa ennesima mossa contro Draghi c’è l’intenzione, mai nascosta, di proibire alla Bundesbank la partecipazione al programma di QE. A prima vista sembra si tratti principalmente di una mossa politica.

A pochi mesi dalle elezioni presidenziali in Germania si sta forse provando a forzare la mano sul lato dei messaggi antieuropeisti, ma la sensazione è che non ci siano effettivi margini di manovra per la Germania dal punto di vista giuridico”.

A fare il punto della situazione è una nota di Geneve Invest, società punto di riferimento sul mercato della gestione patrimoniale in Europa. Come spiegano, appunto, da Geneve Invest, la citazione in giudizio della Corte di Karlsruhe, sui si pronuncerà la Giustizia Europea nei prossimi mesi, appare abbastanza velleitaria ed è stata immediatamente rispedita al mittente dalle istituzioni comunitarie.

La portavoce della Commissione europea per gli Affari economici e finanziari Annika Breidthardt ha dichiarato che la Commissione “è certa che la Bce stia operando sulle basi e secondo i paletti previsti dai Trattati comunitari e che l’acquisto di bond di Stato sul mercato secondario sia conforme alle misure previste nell’ambito delle proprie operazioni di politica monetaria".

Fra i supporter più convinti dell’azione tedesca contro la politica di Mario Draghi si trova la testata Frankfurter Allgemeine Zeitung, fra i più prestigiosi quotidiani di Germania, che non esita a definire la politica di QE portata avanti dalla Banca Centrale Europea un “finanziamento statale”, rilevando però come difficilmente l’iniziativa dei giudici tedeschi possa davvero cambiare qualcosa.

“Qualora la Corte di Giustizia Europea considerasse illegittimo il quantitative easing della Banca Centrale Europea i mercati subirebbero un contraccolpo pensantissimo, almeno sul breve periodo – spiegano gli esperti di Geneve Invest - In ogni caso la Corte costituzionale tedesca ha fatto richiesta di un parere, non di una sentenza, utile per poter prendere una decisione interna alla Germania.

Per questo motivo anche nel caso venga confermata da Bruxelles la legittimità della manovra QE di Draghi, la Germania potrebbe comunque andare avanti da sola e vietare dunque alla Bundesbank di collaborare con la BCE per il prosieguo del programma di Quantitative Easing. In pratica, dal punto di vista formale non cambierebbe nulla, mentre dal punto di vista politico si ridarebbe spazio, in Germania e in Europa, a tutti gli euroscettici”.

Per fissare al meglio la situazione ribadiamo in cosa consiste il piano di Quantitative Easing portato avanti dalla Banca Centrale Europea.

La BCE compra obbligazioni, principalmente titoli di Stato, sul mercato secondario, da istituti bancari, assicurazioni e altri gruppi privati. Per mezzo di questi acquisti viene immessa sul mercato una grande liquidità, con un effetto diretto sulla circolazione di moneta destinata all’economia reale.

Le implicazioni di questo meccanismo includono così un deprezzamento dell’Euro, da cui derivano un aumento dell’inflazione e una contemporanea crescita di produttività delle imprese esportatrici, e un calo nei rendimenti dei titoli, con conseguente riassestamento dei bilanci della banche e tassi d’interesse calmierati. Altri effetti, a scalare, sono un abbassamento del debito per gli Stati, la possibilità per le banche di erogare più prestiti, maggiori risorse per interventi strutturali da parte dei governi per favorire la crescita e infine, a chiusura della piramide, una ripresa economica complessiva sul lato di produzione e occupazione. Ad oggi la Banca Centrale Europea investe nel programma di Quantitative Easing 60 miliardi di euro al mese.

Secondo i giudici tedeschi i Trattati comunitari in essere vietano il finanziamento dei governi europei attraverso la politica monetaria. La Banca Centrale Europea, da sempre, ha lavorato con interventi sul mercato secondario e non direttamente in asta, utilizzando criteri oggettivi: per questo motivo, ritiene di rispettare le norme legate al divieto di finanziamento.

Per i giudici tedeschi, invece, i mercati e i governi nazionali hanno la certezza che sia i titoli di Stato che numerosi titoli privati vengano costantemente acquistati dalla BCE, mentre non esiste una maniera proficua di accertare un lasso di tempo minimo tra l’emissione di un bond e il suo passaggio-acquisto da parte dell’autorità monetaria. Infine, sempre secondo la Corte di Karlsruhe, è un problema il fatto che le obbligazioni siano conservate dalla Banca Centrale Europea sino alla scadenza e che nel tempo siano stati acquistati numerosi bond con rendimenti negativi.

“Il programma di QE ha avuto degli effetti positivi evidenti sulla stabilità economica dell’area Euro soprattutto a livello macro, dunque per le grandi aziende, la banche e i governi nazionali, ma anche, per quanto in misura più limitata, su famiglie e imprese medie. La sensazione è che i mercati non siano troppo preoccupati dalla decisione della Corte Europea, che in ogni caso potrebbe arrivare quando il programma di QE probabilmente sarà già terminato”.

Chiarisce infine la nota di Geneve Invest:

“Qualunque sia il pronuciamento della Corte non è un’opzione percorribile quella di tornare indietro, perché significherebbe rivendere due trilioni di euro di assets e far sprofondare l’economia globale in un tunnel senza uscita.

Piuttosto, credibilmente, il massimo risultato raggiungibile da questa iniziativa sarà disturbare, rallentare, l’azione di stabilizzazione della Banca Centrale Europea, ma senza implicazioni dirette sul percorso strutturale di riequilibrio dell’economia comunitaria portato avanti da Draghi”.

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