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BCE e FMI: unione bancaria o supervisore? Pressione su Bruxelles, l’accordo difficile

venerdì 30 novembre 2012, di Federica Agostini

Da tempo ormai FMI, BCE e altre autorità economiche internazionali spingono sull’Eurozona affinché Bruxelles giunga ad un accordo in merito a unione bancaria e supervisore del settore, ma i battibecchi diplomatici rallentano il processo e l’unione bancaria, qualsiasi sia la sua forma, tarda ad arrivare. Perché tanta esitazione nel portare avanti la creazione di un meccanismo di supervisione del settore bancario e intraprendere il cammino dell’unione bancaria?

Unione bancaria: storia di un accordo difficile

Erano gli inizi dell’estate, quando un disegno proposto dal presidente della Commissione Europea, Manuel José Barroso, riapriva l’argomento da tempo assopito promuovendo con un certo dettaglio la creazione di una unione bancaria che consentisse alla Banca Centrale Europea di svolgere il ruolo di supervisore del sistema bancario.

Più avanti, durante la conferenza stampa di consiglio BCE, il governatore Mario Draghi annunciava: "la Banca Centrale Europea accoglie la proposta della Commissione del 12 settembre 2012 per la creazione di un meccanismo di supervisione del settore bancario (SSM)".

Oggi, più che negli ultimi periodi si torna a parlare di unione bancaria, dopo che (di nuovo) Draghi ha espresso la necessità di procedere su questo cammino, come d’altra parte Christine Lagarde, capo del FMI, ha detto: "L’unione bancaria ci sembra essere la prima priorità".

Ma allora, perché non si procede con l’unione bancaria? Perché la politica europea sta bisticciando.

I bisticci di Bruxelles

Dopo aver preso (e forse un po’ perso) tempo con la questione della "legalità" del supervisore bancario, brillantemente superata con la promessa di procedere all’implementazione entro la fine del 2012, di nuovo silenzio.

Il punto è che a Bruxelles è difficile accordarsi su diversi temi, anzitutto: il supervisore, quali banche controllerà? La Germania ritiene che sia necessario controllare quelle grandi, gli altri dicono che invece le banche più piccole sono quelle più sistematicamente pericolose. Se qualcuno prova ad alzare la voce e suggerire "e se le controllassimo tutte?" viene praticamente ignorato, così da mesi ormai ognuno ripete la propria posizione, ma a stare sempre nella stessa posizione, si rimane fermi.

Unione bancaria o supervisore?

Bisogna poi notare la sottile differenza che c’è tra parlare di "unione bancaria" o di "meccanismo di supervisione". L’effettiva unione bancaria prevederebbe, necessariamente, l’istituzione di fondi di deposito o fondi assicurativi che possano garantire la corretta gestione del sistema bancario di (almeno) l’intera Eurozona: quanti soldi sarebbero necessari per creare una struttura del genere? Nessuno vuole neanche immaginarlo.

Ma le cose si fanno per gradi, e visto che è proprio il settore bancario a gravare sulle spalle degli stati affaticati e appesantiti dal debito (basti citare l’esempio della Spagna) il meccanismo di supervisione del sistema bancario servirebbe ad interrompere il circolo vizioso che lega governi e banche e a prevenire che nel futuro siano proprio queste a dissestare nuovamente il sistema finanziario. Ma anche per il meccanismo di supervisione bisogna stabilire i sistemi per l’assicurazione dei fondi necessari alla BCE ad intervenire direttamente sulle banche e questo è un altro problema sul quale i leader non giungono a conclusione neanche ragionando per assurdo.

L’unione bancaria dovrebbe un progetto comune sul lungo termine, mentre invece il meccanismo di supervisione dev’essere una priorità assoluta, parafrasando le parole della Lagarde, per completare il cammino di unione monetaria avviato con l’idea dell’Euro.

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