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Wall Street ancora da record, ma non è merito di Trump. Il vero motivo è un altro
martedì 14 febbraio 2017, di
Wall Street da record: ma il vero motivo non è Trump - Wall Street non smette di stupire e continua a segnare nuovi record, ma qual è il motivo se non Trump?
Tutti i principali indici di Wall Street come ad esempio il Dow, l’S&P 500, il Nasdaq e il Russell 2000 hanno toccato nuovi massimi da record nella sessione di lunedì 13 febbraio. A determinare i nuovi record di Wall Street ci ha pensato l’entusiasmo degli investitori, convinti che tutte le compagnie che fanno affari negli Stati Uniti continueranno a guadagnare ampio terreno.
Qual è la causa di questo rally che continua a spingere Wall Street oltre i suoi massimi storici? Il vero motivo potrebbe non essere Trump, presidente dal cui nome ha preso vita l’espressione Trump-rally. Ma chi, se non lui, potrebbe aver determinato la scalata e i record di tutti i principali indici di Wall Street?
Secondo la maggior parte degli analisti il volo intrapreso da Wall Street dopo l’8 novembre è stato determinato proprio dai progetti del presidente Trump, pronto ad un’attiva politica di deregolamentazione e di stimoli economici. Secondo altri, invece, il rally potrebbe essere un semplice colpo di coda dell’eredità di Obama, che ha lasciato a Trump un solido mercato del lavoro e una solida economia in generale. Ma se i nuovi record di Wall Street non fossero né merito di Trump né merito di Obama?
Wall Street da record: perché non è Trump il vero motivo
Molto spesso sia gli investitori che la stampa finanziaria attribuiscono ai presidenti più meriti e più colpe del dovuto relativamente alla loro influenza sui mercati azionari, così come ha fatto notare lo stratega di RBC Jonathan Golub nel suo report intitolato “Messaggio ai mercati: non tutto ruota attorno a Trump”.
Golub ha sottolineato come l’S&P 500 sia cresciuto del 7% da giugno scorso fino all’Election Day, un periodo in cui il mercato si era detto convinto della vittoria della Clinton. Dopo l’elezione di Donald, però, il rally di Wall Street è proseguito e l’indice ha ottenuto un altro 8% con Trump presidente. Non avrebbe senso, quindi, attribuire il rally prima alle ipotesi di sconfitta di Trump e poi alla stessa vittoria del repubblicano. Ma allora quale potrebbe essere il vero motivo dei nuovi record di Wall Street?
Quanto detto per l’azionario vale anche per l’obbligazionario. I rendimenti sui bond sono cresciuti dalla vittoria di Trump, ma occorre notare come i rendimenti dei titoli decennali del Tesoro USA abbiano guadagnato ampio terreno già durante l’estate e prima della vittoria repubblicana.
Wall Street da record: ecco la vera causa
Secondo molti analisti, attribuire a Trump un rally che è iniziato quando si dava per certa la sua sconfitta è qualcosa di insensato. L’unica costante in questi mesi di rally di Wall Street è stata la Federal Reserve di Janet Yellen quindi, mentre i mercati stanno ovviamente reagendo a ciò che accade a Washington, essi stanno prestando ancor più attenzione alla Yellen.
Già prima di novembre la Fed aveva messo in luce la possibilità di rialzare i tassi di interesse a dicembre e nel 2017, a prescindere dal vincitore delle elezioni USA 2016. La buona notizia per gli investitori ora è che l’economia sta sì crescendo, ma senza pericoli di surriscaldamento.
I recenti report sul mercato del lavoro USA hanno mostrato un aumento annuo dei salari del 2,5%, non ancora sufficiente a giustificare un aggressivo incremento dei tassi da parte della Fed. Anche se la banca centrale li aumentasse 3 volte nel 2017 ciò accadrebbe di un quarto di punto alla volta. A livelli del genere l’azionario risulterebbe sempre più attrattivo rispetto all’obbligazionario, e gli utili societari continuerebbero a crescere. Ecco perché i mercati sembrano guardare con più attenzione alle mosse della Yellen rispetto a quelle di Trump.
Quanto continuerà il rally di Wall Street oltre i suoi record storici? Proprio nella giornata odierna la Yellen terrà un’audizione davanti al Congresso USA e un intervento relativo alla tempistica sui tassi potrebbe ancor di più influenzare l’andamento dell’azionario americano.