Smart working, cosa succede dopo il 30 giugno: chi potrà continuare a lavorare da remoto

Stefano Rizzuti

9 Maggio 2023 - 15:42

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Il 30 giugno scade la possibilità di ricorrere allo smart working per lavoratori fragili e con figli under 14: cosa succederà in caso di mancata proroga e chi potrà proseguire con il lavoro agile?

Smart working, cosa succede dopo il 30 giugno: chi potrà continuare a lavorare da remoto

Smart working in bilico. Il 30 giugno è fissata la scadenza per la possibilità di ricorrere - per i fragili e per i genitori con figli minori di 14 anni (ma solo se lavoratori del privato) - al lavoro agile. In caso di mancato intervento del governo, cioè senza una proroga, lo smart working sparirebbe anche per queste categorie.

La possibilità di ricorrere al telelavoro è stata introdotta con la pandemia e poi prorogata, ormai solo per alcune categorie, fino al 30 giugno. La fine dell’emergenza sanitaria internazionale, sancita anche dall’Oms, potrebbe far pensare a un mancato rinnovo della misura, ma per il momento nulla è stato deciso.

Il dossier è sul tavolo della ministra del Lavoro, Marina Calderone, che a fine marzo aveva deciso di prorogare lo smart working per i fragili (sia nel privato che nel pubblico) e per i genitori con figli under 14 (in questo caso solo nel privato), trovando 16 milioni di euro per confermare la misura per tre mesi. Cosa succederà da luglio?

Lavoro agile al 100% o misto?

Le norme attualmente in vigore sullo smart working, specie per quanto riguarda coloro i quali hanno figli con meno di 14 anni, si sono prestate a una doppia interpretazione: in alcuni casi è stato recepito come un diritto allo smart working al 100% e in altri come possibilità di svolgere il lavoro in parte da remoto e in parte in presenza.

Smart working, cosa succederà a luglio

In caso di mancato rinnovo da luglio i lavoratori fragili e i genitori di under 14 dovranno tornare obbligatoriamente in presenza, salvo diverse disposizioni delle singole aziende. Decadrebbe, però, la tutela che viene garantita a livello nazionale per questi lavoratori.

Va comunque sottolineato che in molte aziende sono stati già trovati da tempo accordi di altro tipo, in alcuni caso anche attraverso la contrattazione nazionale: il rientro non sarà quindi obbligato per tutti, in caso di mancata proroga. Molto spesso, sia nelle contrattazioni collettive che in quelle individuali, sono stati trovati accordi che prevedono più giorni a settimana di telelavoro.

Lavoro agile, chi ha la priorità

In caso di mancata proroga, al di là degli accordi aziendali e sindacali, restano comunque le indicazioni fornite dall’articolo 18 della legge 81 del 2017 e dal dlgs 105 del 2022: i datori di lavoro che stipulano accordi per lo smart working devono dare la priorità alle richieste che arrivano dai lavoratori con figli under 12, da quelli con figli con disabilità o da quelli con disabilità grave. Priorità, inoltre, va data anche ai caregivers.

Nei casi di richieste di lavoro agile da parte di questi dipendenti, non possono essere previste sanzioni, demansionamenti, licenziamenti, trasferimenti è spostamenti ad altre aree dell’azienda. Come spiega al Sole 24 Ore Arturo Maresca, docente di Diritto del lavoro all’università La Sapienza, se si prevede in azienda una quota percentuale di ricorso al telelavoro, viene data la priorità a queste categorie.

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