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BCE: si surriscalda la corsa alla presidenza
martedì 22 maggio 2018, di
Nel corso del fine settimana da poco trascorso si sono fatte più insistenti le richieste, da parte dell’Europa settentrionale, di ottenere un ruolo alla guida della BCE, il tutto a più di un anno dalla scadenza del mandato del presidente Draghi .
Qualche giorno fa, infatti, due dei candidati alla presidenza della BCE hanno fatto capire di aspettarsi una prossima richiesta a ricoprire l’ambito ruolo di politica monetaria.
I segnali da Jens Weidmann, a capo della Bundesbank - la banca centrale tedesca - e quelli dal governatore uscente della banca centrale finlandese Erkki Liikanen sono risultati i più espliciti finora. Il neoeletto presidente BCE assumerà un mandato di otto anni a partire dal novembre del 2019, in un ruolo critico, che probabilmente supervisionerà alla fine del QE e ai preparativi per la prossima recessione economica.
Assicurarsi un ruolo in BCE è stato a lungo considerato dai governi come un premio da vincere, cosa che ha reso spesso il processo che sta dietro alla decisione del nuovo presidente molto teso. L’insistenza della Francia su Jean-Claude Trichet è stato un passaggio chiave per la nascita della moneta unica, e portò alle dimissioni del predecessore di Weidmann dalla banca centrale tedesca, Axel Weber, cosa che finì per spianare la strada a Mario Draghi.
Il ruolo: cruciale il peso della nazione del prossimo presidente BCE
Le divergenze economiche emerse con la crisi del debito sovrano nella zona euro complicano ulteriormente le consultazioni. Anche se tutti i funzionari della BCE sono tenuti a ignorare l’interesse nazionale, i governi sono consapevoli che le misure espansive di Draghi sulla scia della crisi del debito sovrano hanno alimentato il malcontento popolare di Paesi del nord come la Germania. Le più deboli economie del sud, dalla loro, temono di soffrire se dovessero essere portate avanti le richieste di una politica monetaria più severa.
Il fatto che la BCE sia indipendente non vuol dire che non venga trascinata nella politica nazionale. Elemento che è stato evidenziato nei giorni scorsi proprio in Italia, dove i mercati obbligazionari hanno fortemente risentito delle negoziazioni in atto tra Lega e Movimento 5 stelle. All’interno dei colloqui tra i due partiti è stata discussa la possibile richiesta di una riduzione del debito di 250 miliardi alla BCE, alla fine abbandonata.
Secondo Neil MacKinnon, global macro strategist presso VTB Capital, la situazione politica in Italia al momento minaccia di innescare un nuovo indebitamento della zona euro e una crisi delle banche:
“La Germania non vorrà un altro piano di salvataggio o una situazione in cui la BCE deve continuare ad espandere il proprio stato patrimoniale, minacciando così la stabilità finanziaria. È per questo che la scelta del presidente della BCE è fondamentale.”
Nuova presidenza BCE: Weidmann favorito secondo gli economisti
Weidmann ha spesso dichiarato di essere contrario alla politica monetaria espansiva della BCE, e ha espresso dubbi anche sulla necessità del programma di acquisto di titoli da 2,6 mila miliardi. Ma è visto comunque da molti economisti come il più probabile successore di Mario Draghi, in parte perché la presidenza della BCE non è mai andata alla Germania malgrado sia la più grande economia della zona euro.
I suoi commenti al giornale tedesco Funke Mediengruppe possono almeno dare alla cancelliera tedesca Angela Merkel la certezza che, se dovesse fare pressioni per lui, non affronterà il genere di imbarazzo dell’ultima volta, quando l’ex capo della Bundesbank, Alex Weber, si dimise con l’intenzione di sostituire Trichet.
Weidmann, dalla sua, crede che ogni membro del Consiglio direttivo dovrebbe avere la voglia di “contribuire alla politica monetaria anche in un ruolo diverso”, e che in ogni caso queste discussioni in merito alla nuova presidenza BCE siano cominciate troppo presto.
Liikanen, che lascerà la banca centrale della Finlandia quest’estate, ha affermato in un’intervista di non essere intenzionato a correre alla presidenza, ma - ha aggiunto - potrebbero comunque esserci situazioni in cui, qualora gli venisse richiesto, prenderebbe seriamente in considerazione la circostanza.
In più, ha delineato il suo punto di vista in merito alla politica monetaria, spiegando come la chiave stia nell’essere risoluti:
“Quando l’inflazione sale oltre il 2%, che è il nostro obiettivo, allora va chiesto un aumento dei tassi di interesse. Quando resta molto al di sotto di quel livello, è necessaria una politica monetaria di stimolo.”
Un altro possibile candidato alla presidenza è Francois Villeroy de Galhau, governatore della Banca centrale francese. Ha il vantaggio di venire da una grande economia, vista come attiva partecipante agli scenari politici di nord e sud; in più, parla tedesco. Uno svantaggio è che c’è già stato un presidente della BCE francese: Trichet.
Villeroy de Galhau ha minimizzato la prospettiva di una presidenza, ma non l’ha comunque esclusa.
Il successore di Draghi probabilmente non sarà indicato fino all’arrivo del prossimo anno. Tuttavia, la scelta di un vicepresidente spagnolo per la BCE - Luis de Guindos, che inizierà il mese prossimo - potrebbe aver già gettato le basi per un presidente del nord Europa, come contrappeso.
I governi terranno conto di questo aspetto, anche per le nomine di altri ruoli chiave come quello di presidente della Commissione europea.